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Contratto di governo Lega-M5s: dove sono le donne? Sono rimaste le mamme e le nonne

Mentre stilavano le voci del contratto per il governo del cambiamento, con Salvini e Di Maio c'erano solo uomini. E le ministre: quante saranno?

Contratto di governo LegaM5s dove sono le donne Sono rimaste le mamme e le nonne

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Vi ricordate quando si ventilava l’ipotesi di una presidente del Consiglio? Si faceva il nome di Giulia Bongiorno come possibile sintesi per un accordo fra centrodestra e M5s. E vi ricordate la squadra di governo proposta proprio dai pentastellati prima delle elezioni? Anche lì tanti nomi femminili candidati persino a ministeri “pesanti”. E adesso? Dove sono le donne? Nelle ultime settimane di dibattiti, cenacoli e stesura del contratto, sono sparite a dimostrazione del fatto che “quando il gioco si fa duro, solo i duri ballano”. Ma i duri sono sempre maschi.

Governo poco rosa

Di tutte le papabili ministre di un tempo sono rimaste in due stando ai pronostici che, sinceramente, ci auguriamo siano smentiti dai fatti imminenti. Si parla dell’attuale capogruppo M5s alla Camera, Giulia Grillo, alla Sanità e di Laura Castelli, laurea in economia aziendale ed esperienza nel settore fiscale, alle Infrastrutture o alla Pubblica Amministrazione. Ma il problema non è che si dia un numero minimo di ministeri alle donne. La questione non è “donna purché sia”: è che le donne sono sparite dal dibattito politico.

Al tavolo M5s-Lega donne grandi assenti

Come ha notato anche La Repubblica, che ha pubblicato un video emblematico in proposito, dopo le trattative al Pirellone di Milano, durante le quali l'unica donna (a fronte di almeno 10 uomini) seduta al tavolo era la capogruppo M5s alla Camera Giulia Grillo, negli ultimi incontri - più ristretti - alla Camera dei deputati, la presenza femminile si è annullata. Nelle ultime fasi di rifinitura del contratto per un governo non c’è mai stata alcuna donna, e si vede. Il contratto di governo è scritto da uomini per uomini e infatti non hanno tardato ad arrivare le alzate di scudi e gli allarmi di numerosi associazioni nonché della semplice società civile femminile.

Rete femminista: il contratto cancella anni battaglie

Le più esplicite nelle critiche sono state le donne della Rete femminista 'Rebel Network' che esprimono 'grande preoccupazione' sul contratto di governo stilato da Lega e M5S in materia di politiche di riequilibrio tra i generi. 'Le poche righe dedicate al tema - si legge in una nota - sono un vero e proprio salto nel passato che cancellano anni di battaglie per i diritti e studi sul contrasto alla violenza maschile sulle donne. Le donne vengono collocate fra gli anziani e le periferie. L'impressione è che non si conosca il linguaggio di genere e che non vi sia alcuna consapevolezza delle nuove istanze sociali volte a considerare - finalmente - uomini e donne diversi e pari'. La Rete sottolinea poi come 'la conciliazione famiglia-lavoro esclude gli uomini, ostacolando così una più moderna visione della genitorialità e della cura responsabilmente condivisa. Per esempio, non vi è nessun accenno al congedo di paternità'. “Si parla di ‘premio' per la #maternità anziché di ‘contributo alle spese’, riportandoci all'insopportabile retorica da ventennio fascista del “dare figli alla Patria”, della maternità come dovere sociale e non come libera scelta individuale”. L'associazione femminista critica inoltre l'assenza del tema della disoccupazione femminile e della scarsa importanza data al tema della prevenzione contro la violenza sulle donne. 'in definitiva - conclude il comunicato -, rileviamo la mancanza di una visione femminista del presente e del futuro, intendendo con la parola 'femminista' una visione della società come un luogo inclusivo delle differenze e che garantisca a tutte le persone pari opportunità di realizzazione e pari diritti. In questa mancanza di inclusività, riteniamo esempio aberrante la volontà di escludere dagli asili nido i bambini non italiani'.

Arci: gravi lacune sul tema della cultura e del femminicidio

Anche l'Arci sottolinea la mancanza di approfondimento sul tema della cultura e su quello della violenza sulle donne. 'Per gli estensori del contratto - conclude l'associazione - sembra non esistere il fenomeno del femminicidio, si fa solo un generico riferimento alla violenza sessuale, secondo una logica puramente repressiva, del tutto inefficace ai fini della prevenzione'. Insomma nessuno si preoccupa della prevenzione del fenomeno.

Boldrini: visione oscurantista e retrograda

Senza appello poi il giudizio dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini, esponente di Liberi e Uguali. 'Non c'è traccia' dei temi legati ad esempio all'occupazione femminile, inoltre 'quando si parla di violenza di genere lo si fa per trattare il tema della formazione del personale e delle forze dell'ordine ma non si fa accenno alla vittima. La conciliazione vita-lavoro sembra essere un problema solo delle donne'. 'Siamo tornati 30/40 anni indietro - ha concluso Boldrini che ha ricordato una proposta di legge per incrementare l'imprenditoria e l'occupazione delle donne - a una visione oscurantista e retrograda'.

Protestano anche le donne del Pd

Ma se pensiamo a come stanno andando le cose in casa Pd, che starà all’opposizione e che di questo governo Lega-M5s non gradisce nulla, c’è da dire che piove sul bagnato. In un partito lacerato, chi si contende le spoglie democratiche sono solo uomini. Le donne estromesse dal dibattito sul futuro del partito e sulla sua leadership tanto che hanno sentito il bisogno di fondare un gruppo a sé, 'Towanda”, per chiedere 'un Pd plurale, aperto e rispettoso della qualità e della democrazia che le donne rappresentano'.

25/05/2018