logo tiscali tv

Bongiorno: 'Senza consenso è molestia ma se è lei a offrirsi al potente è prostituzione'

A proposito del caso Weinstein e Asia Argento, l’avvocato ed ex deputata spiega la differenza fra stupro, molestie e prostituzione

Bongiorno Senza consenso è molestia ma se è lei a offrirsi al potente è prostituzione

Leggi più veloce

Il caso Weinstein, che in Italia è diventato il caso Asia Argento, visto che sul banco degli imputati è finita lei che era la vittima, ha diviso gli animi tra innocentisti e colpevolisti dando origine a una discreta confusione. Cerchiamo di chiarirci le idee con l’avvocato Giulia Bongiorno, già deputata tra le fila del Pdl, docente di diritto processuale e fonditrice della onlus Doppia Difesa assieme a Michelle Hunziker.

Dal dibattito che si è creato, sembra che non a tutti sia chiara la differenza fra stupro e molestie, fra molestie e un complimento. Fra molestie e prostituzione.
“Prima di tutto è erroneo e fuorviante pensare che esista violenza sessuale solo in presenza di sopraffazione fisica. È violenza sessuale qualsiasi tipo di atto sessuale che non è voluto dalla parte che lo riceve. La linea di demarcazione tra violenza e non violenza è il consenso. Quindi non è solo un problema di fisicità ma di libertà e di autodeterminazione. Se una donna liberamente accetta non c’è nessun reato. Se una donna lo subisce, anche se lo subisce passivamente, senza opporre resistenza fisica il reato c’è”.

Sembra chiaro in teoria.
“Però bisogna distinguere: ora al centro dell’attenzione c’è il rapporto fra uomo potente e la donna che è in una posizione subalterna nell’ambiente del lavoro. Anche qui bisogna distinguere: non è automaticamente violenza qualsiasi tipo di rapporto perché l’uomo è in una posizione di superiorità. Perché ci può anche essere il caso in cui sia la donna a cercare quel tipo di rapporto per ottenere dei premi o delle scorciatoie sul lavoro. In questo caso siamo quasi in una sfera di prostituzione. Bisogna di volta in volta capire: primo se lei accetta, se non accetta l’atto sessuale è reato. Poi se è lei che lo cerca. La linea di discrimine è sempre la libertà di autodeterminazione”.

Nel caso specifico delle dichiarazioni di Asia Argento, i suoi detrattore le addebitano in fatto di non essersi ribellata allora e di avere in qualche modo beneficiato delle molestie ricevute dal produttore della Miramax, lasciando intendere che la sua carriera di attrice non sarebbe stata la stessa se non avesse accettato le morbose attenzioni che oggi denuncia.
“Premetto che non nutro particolare simpatia per Asia Argento, non mi piacciono le sue provocazioni che mi sembrano fine a se stesse più che manifestazioni artistiche. Ma dico pure che bisogna valutare le cose in modo oggettivo. Penso che ci sia una sorta di processo all’attrice basato su quello che noi penalisti chiamiamo colpa d’autore. Si sta processando il suo modo di essere, non la situazione oggettiva. Siccome è una donna molto disinibita e provocatoria, si dà per certo che non possa essere una vittima e che quindi sia lei la profittatrice. Invece il personaggio va lasciato da parte e vanno valutati i fatti. E i fatti sono che è stato pubblicato un fax risalente al 1997 nel quale questa donna manifestava un disagio nella situazione, quindi è evidente che non c’era la volontà. Esclusa la volontà significa che questa donna subiva, significa che ha subito violenza. Il fatto che non si sia sottratta manifesta una debolezza. Secondo me nel denunciare il produttore, lei ha denunciato anche la sua stessa debolezza”.

Per tanti però è passato troppo tempo.
“Ma stiamo parlando di 20 anni fa. Se oggi una discreta percentuale di donne molestate denuncia, dieci anni fa non denunciava quasi nessuna per la vergogna, per il timore di finire sul banco degli imputati o di non essere creduta. L’Italia è un paese fortemente maschilista, fino al 1981 esisteva il delitto d’onore che prevedeva una pena da 3 a 7 anni per l’uomo che uccideva la donna per causa d’onore. Venti anni fa è come se fossero otto secoli fa. Allora nessuna denunziava, quindi io sfido a dire ‘come mai non ha denunciato?’, perché non lo faceva nessuno. Da alcuni anni, anche grazie a una serie di associazioni fra le quali colloco Doppia Difesa, le donne hanno cominciato a denunciare e ad aiutarsi le une con le altre. Ma non è affatto facile farlo. Quindi io trovo assolutamente comprensibile che l’Argento abbia subito allora e trovo che quello che sta accadendo documenta anche perché non lo ha fatto prima: se denunciando adesso il suo molestatore diventa lei l’imputata, figuriamoci se lo avesse fatto all’epoca, quando questo produttore era molto potente”.

L’incomprensione non è solo da parte maschile però.
“Quello che sta succedendo in Italia è una manifestazione di grande maschilismo perché gli uomini stanno sfruttando la situazione di Asia Argento che è un personaggio sicuramente divisivo - a me stessa non piace - e lo utilizzano per dire ‘non è possibile che…’. Mi spiace che molte donne, anziché comprendere, si siano scagliate in modo superficiale contro questa artista”.

Critiche che non sono piovute solo contro Asia Argento. Penso, ad esempio, all’iniziativa di Giulia Blasi che ha lanciato l’hashtag #quallavoltache, invitando tutte le donne a denunciare molestie passate e presenti. Anche in questo caso il pubblico si è diviso e c’è stato chi ha accusato le donne di farlo solo per avere visibilità.
“Quando nel 2009 in Parlamento cercai di contribuire alla redazione della legge sullo stalking, mi arrivarono tantissime critiche tutte dirette alla ridicolizzazione dei fatti: è una tecnica quella di depotenziare la forza delle donne. In realtà credo che queste donne siano forti e stiano cercando di dire qualcosa. La critica non ci deve fare paura, ce la aspettiamo in un paese così maschilista. Io vorrei che si facesse di più e vorrei però che queste donne stessero pure attente a chi votano, quando è il momento. Perché i governi possono fare molto e in realtà non fanno niente. La politica è totalmente al di fuori di tutto questo. Tutte le leggi che valorizzano le donne aiutano a lottare contro la violenza fisica. Sembrano cose diverse ma non è così. Più si valorizza il ruolo e il lavoro delle donne, più valore si dà alle donne, più gli uomini avranno difficoltà ad usarle, a molestarle, ritenerle inferiori”.

È notizia di oggi che Roy Price, capo di Amazon Studios, si sia dimesso dopo la notizia che avrebbe molestato una produttrice e ignorato un'accusa da parte di un'attrice sugli assalti sessuali da parte di Harvey Weinstein. Alcune teste potenti iniziano a cadere quindi. Secondo lei si sta creando davvero il clima giusto per scardinare il meccanismo ricattatorio?
“In questo scandalo io vedo di negativo il fatto che si è arrivati a massacrare Asia Argento. Ma alla fine questo dibattito è utile perché un po’ si sta stemperando questo clima di omertà”.

Nei giorni scorsi è emerso che lo scoop sul caso Weinstein fosse in un cassetto del New York Times dal 2004 ma il produttore fosse troppo potente pure per i media. Solo con la sua crisi finanziaria si è indebolito e la verità è emersa.
“Non ne sono affatto stupita; un uomo potente tende sempre a circondarsi di yesman e yeswomen. Stiamo parlando di 20 anni fa e allora queste situazioni non erano ancora percepite nella loro gravità. Io ricordo che alcune donne lo ritenevano un fatto quasi naturale subire molestie. Mancava la consapevolezza della gravità dell’umiliazione e vigeva il convincimento generalizzato che fosse normale che il potente ci provasse. Quindi gli ingredienti del silenzio sono: la potenza ma anche la mancanza di consapevolezza di cosa sia una molestia che ancora oggi è considerata un fatto minore. Io voglio ricordare a tutti che il 3 agosto di quest’anno è stata introdotta una legge che considera le molestie reati minori e che consente anche di estinguere il reato pagando una sanzione.”

Anche nel caso in cui la vittima non accetti il risarcimento, tra l’altro.
“Gravissimo, una legge sbagliata che ha di fatto svuotato la norma sullo stalking che io avevo contribuito a scrivere. Quindi c’è ancora tanto da fare”.
Soprattutto se ogni tanto si fa un passo avanti e due indietro.

18/10/2017