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Laura Tangherlini, la giornalista Rai picchiata dal fidanzato: 'Ecco come mi ha fatto sprofondare nell'abisso'

Laura Tangherlini la giornalista Rai picchiata dal fidanzato Ecco come mi ha fatto sprofondare nellabisso

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“Ho scritto un post su Facebook in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ma non avrei mai immaginato di sollevare tutto questo interesse”. Laura Tangherlini è sorpresa per la eco che i media stanno dando alla sua storia di violenza, dove il copione purtroppo è sempre lo stesso con un lui, perfetta interpretazione del carnefice di turno, aggressivo, manipolatore, violento, e con una lei ridotta a misera fotocopia di ciò che realmente è, insicura, minata nell’autostima fino a colpevolizzarsi per le cose più insignificanti. Ma forse è proprio il lavoro che Laura fa, giornalista della Rai, autrice di libri e documentari sulla Siria e sul Medio Oriente, assunta nella redazione esteri di RaiNews fin dal 2007, a incuriosire e sorprendere: “In molti pensano che queste storie avvengano in determinati contesti sociali ed economici. E invece non è così. La violenza è trasversale a tutto”, sostiene Laura che ha accettato di raccontare a Tiscali.it uan storia per certi versi sorprendente nella sua brutalità. Perché all'orrore, per fortuna, non ci si riesce ad abituare.

Com’è nata questa storia?
“L’ho conosciuto nel 2011, quando avevo 29 anni. Ci siamo conosciuti in Libano dove abbiamo vissuto insieme per tre mesi prima di tornare in Italia. Ma all’inizio non mi picchiava. Tutto è cominciato in maniera molto più subdola con una vera e propria manipolazione psicologica. Finché non sono diventata completamente succube a furia di sentirmi dare dell’idiota, della stronza e della zoccola (la parola che Laura userà per tutta l’intervista è molto più esplicita, ndr).

Di che cosa ti rimproverava?
“Di tutto. Della cose più insignificanti e innocue. Che so, magari mentre guidavo la macchina e stavo ferma al semaforo mi guardavo in giro: ecco, per lui, quel guardare altrove era segno che io ci stavo provando con qualcun altro. Oppure, se mentre conducevo il telegiornale non mostravo l’anello che lui mi aveva regalato, era perché stavo mandando un messaggio ai telespettatori uomini, facendo intendere che ero libera e disponibile. Oppure ancora, se mi faceva trovare un regalo al mio ritorno a casa e io per un qualsiasi motivo non lo vedevo e aprivo subito, mi accusava di essere una disgraziata ingrata e lo frantumava in mille pezzi. Insomma, cose folli che all’inizio mi sembravano assurde come in realtà erano ma che poi ho finito per considerare normali e accettare”.

Ma lui è italiano?
“No, libanese. L’ho conosciuto a Beirut. Mi aveva detto che era stato sposato con un’americana e aveva vissuto negli Usa per due anni. Ma che si era trattato di un matrimonio di interesse, celebrato solo per avere la cittadinanza americana e che quando lei aveva preteso che diventasse un matrimonio effettivo lui l’aveva lasciata. Ma in realtà non so se sia andata davvero così. Mi ha raccontato tantissime balle. Di lui in realtà ho sempre saputo molto poco, forse nemmeno il vero nome. Era un uomo pieno di segreti che però non sopportava che io potessi averne. Di me sapeva tutto, perfino le password del cellulare, della mail e del computer. La penultima volta che l’ho visto, ormai quattro anni fa, avevo scoperto che aveva fatto una vero e proprio dossier su di me, prendendo mie foto vecchie, dove magari ero con altri fidanzati del passato. Foto comunque innocenti, magari a cena al ristorante con amici. Lui invece sotto ognuna di quelle immagini aveva appuntato un insulto sulla sottoscritta rea di essere una zoccola”.

Ma non c’era nessuno tra i tuoi amici e i tuoi familiari che cercava di sottrarti a queste torture?
“A Roma vivo da sola, nel senso che i miei genitori sono a Jesi, in provincia di Ancona. Lui non voleva nemmeno che li sentissi al telefono, così come i miei amici. Se mi chiamava al cellulare e trovava occupato diventava pazzo di rabbia. Io all’inizio pensavo che fossero manifestazioni di gelosia, dimostrazioni di quanto ci tenesse a me. Poi invece sono entrata in questa schiavitù psicologica dalla quale non riuscivo più a uscire. Ci hanno provato in tanti a farmi ragionare, ad allontanarmi da lui. A cominciare dai miei genitori. Mio padre era furibondo. Mia madre è venuta qui a Roma per tentare di convincermi a lasciarlo ma se ne è andata via in lacrime. Ero dimagrita 15 chili. Ero stressatissima e infelice. Non sai quante volte mi sono messa a piangere anche mentre ero in onda in tv, magari durante le pause pubblicitarie. Lui mi aveva convinto che ero io a essere sbagliata, a essere un’ingrata”.

Lui lavorava?
“Non lo so. Non ho mai saputo quasi niente di lui. Di sicuro stava a casa mia e di tutte le spese mi occupavo io. È arrivato perfino a farmi sentire in colpa se mangiavo. Sosteneva che a cena non si doveva mangiare, perché lui non lo faceva. Ogni tanto poi spariva. Magari per un mese. Bloccava il suo profilo Facebook in modo che io non potessi rintracciarlo e non mi diceva niente  di dove andava. Poi magari mi mandava sue foto con altre ragazze e mi tormentava dicendo che se non lo facevo tornare da me magari avrebbe ceduto alle avance di queste ragazze. Così io lo riprendevo in casa e la storia ricominciava”.

Alla fine come è finita?
“Se n’è andato lui e io ho smesso di rincorrerlo. Sono andata una volta in Libano e due negli stati Uniti. L’’ultima volta negli Stat Uniti è stata quella decisiva. A quel punto la mente ha superato il corpo, ovvero l’attrazione fisica che sentivo per lui è stata superata dallo schifo che provavo razionalmente. Così ho respinto le sue avance fisiche. Per lui è stato uno smacco. E si è arrabbiato tantissimo. Mi ha lasciato a dormire al freddo nel parco di Yosemite: lui chiuso dentro la macchina e io fuori senza quasi niente. Poi mi ha picchiata. Ricordo l’ultima volta che l’ho visto: io che me ne andavo e lui che mi insultava che non ero degna di lui e che stavo sicuramente andando a cercare qualche altro uomo. Da lì sono andata a New York per una settimana e gli ho scritto un messaggio dicendo che non era più possibile stare insieme. Di risposta ho avuto insulti”.

E poi?
“Poi non l’ho più sentito né visto. Lui si è fatto vivo in questi tre anni due o tre volte. Ma non gli ho mai risposto. L’ultima volta, qualche mese fa, ho cambiato la mia immagine di profilo su whatsapp mettendo la foto del mio matrimonio. E credo che abbia capito”.

Nel frattempo ti sei sposata?
“Sì. E grazie a mio marito posso dire di aver capito la differenza tra chi ti vuole davvero bene e si prende cura di te e chi ti vuole come sua schiava”.

28/11/2017