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'Qui sono tutti obiettori': costretta a contattare 23 ospedali per riuscire ad abortire

Un girone infernale iniziato dall'ospedale di Padova e conclusosi solo grazie all'interessamento della Cgil

Qui sono tutti obiettori costretta a contattare 23 ospedali per riuscire ad abortire
di Redazione

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Quando si dice che la grande quantità di ginecologi obiettori di coscienza mettono a rischio il diritto di abortire delle donne, non si esagera. La ministra della Salute Lorenzin continua ad affermare che il diritto all’obiezione di coscienza sulle interruzioni volontarie di gravidanza non sia in contrasto con quello delle donne di porre fine a una gestazione indesiderata, ma ecco un esempio di come vanno in realtà le cose. L’esperienza di Giulia - nome di fantasia - raccontata dal Gazzettino di Padova, è infatti la triste realtà in un mare di futili polemiche. Un girone infernale iniziato dall'ospedale di Padova e conclusosi dopo 23 dinieghi nello stesso nosocomio della città euganea, grazie all'interessamento della Cgil, a cui la donna si era rivolta.

La decisione di interrompere la gravidanza

«Ho quarantuno anni, non sono una ragazzina ma non si è mai abbastanza adulti per vivere una cosa così», racconta la donna, libero-professionista residente a Padova, già madre di due bambini. «Non doveva succedere, uso la spirale, mai e poi mai mi sarei aspettata una nuova gravidanza». Era metà dicembre quando scoprì di essere incinta, la legge impone di procedere all’Ivg entro i primi novanta giorni. Giulia era al secondo mese abbondante, quindi entro i termini. «Ho iniziato a fare qualche telefonata, inizialmente mi sono mossa pensando fosse relativamente semplice, contattando il mio ginecologo, l’ospedale di Padova. Mi sono accorta subito che tentennavano, da lì è iniziata un’odissea».

Il meccanismo si ferma non solo per i ginecologi obiettori

Per procedere all’interruzione volontaria della sua terza gravidanza, Giulia ha contattato 23 ospedali, partendo dal Veneto e arrivando fino al Friuli e all’Alto Adige. Le risposte erano le più disparate: non ce la facciamo, siamo già al limite, non riusciamo a stare nei tempi, ci sono le vacanze, sono tutti obiettori. Perché il problema non è solo trovare un ginecologo, anche l’anestesista può essere obiettore di coscienza, quindi bisogna convogliare in sala operatoria in una sola giornata professionisti non obiettori, pure gli infermieri. 

L'intervento risolutivo del sindacato

Stremata, ma anche preoccupata per i tempi stretti che impone la legge, la 41enne si è rivolta come ultima spiaggia alla Cgil, che è riuscita a sbloccare la situazione proprio nell'ospedale di Padova, il primo che aveva negato l'intervento. 'Mi domando che senso abbia fare una legge per dare diritto di scelta e poi non mettere nessuno nelle condizioni di farlo - ha detto la donna -. Lo trovo offensivo, inutilmente doloroso'.

Cgil chiede assunzioni di non obiettori

La vicenda ha spinto la Cgil del Veneto a chiedere che siano poste le condizioni per il rispetto della legge 194, con l'assunzione di personale sanitario non obiettore. 'E' del tutto evidente infatti - afferma il sindacato - che se la stragrande maggioranza dei medici si dichiara 'obiettore di coscienza' le liste d'attesa per l'interruzione volontaria di gravidanza diventano pericolosamente lunghe, costringendo le donne a rivolgersi, quando va bene a strutture private, o peggio a fare ricorso all'aborto clandestino, una vergogna sociale che la Legge 194 era nata proprio per contrastare. Non è concepibile costringere le donne ad intraprendere vere e proprie odissee per vedersi garantire il rispetto di una legge dello Stato'. Secondo la Cgil, in Veneto risulterebbe obiettore l'80% dei ginecologi, con situazioni particolarmente gravi a Padova e Belluno. Il sindacato, ricordando anche il caso del centro di procreazione assistita di Trecenta (Rovigo), dove l'Usl è stata costretta all'assunzione di due biologhe non obiettrici, chiede all'assessore regionale alla sanità, Luca Coletto, di farsi garante del rispetto della legge in tutte le strutture pubbliche del Veneto, affinchè situazioni come quella della signora di Padova non abbiano più a verificarsi'.

01/03/2017