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Stop ai messaggi hot fra professori e allieve: a scuola arriva il codice anti-molestie

Dopo i casi di abusi, si corre ai ripari: un nuovo contratto coi docenti e un vademecum per l’uso dei social network

Stop ai messaggi hot fra professori e allieve a scuola arriva il codice antimolestie
di Redazione

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Dopo i numerosi casi di docenti che hanno intrattenuto con allieve rapporti inopportuni, anche grazie ai social network, da più parti si sente l’esigenza di stabilire delle regole per evitare abusi. Sotto accusa messaggini online e amicizie social che comportano confidenze troppo intime e che trascendono il corretto rapporto di fiducia con gli studenti. Per questo all’Aran (Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazioni), come spiega oggi Il Messaggero, si pensa a una regolamentazione con divieti veri e propri e pesanti sanzioni disciplinari.

Il nuovo contratto

Nel vecchio contratto della scuola, scaduto ormai da 9 anni, non erano previste limitazioni all’uso dei social network con la classe ma oggi la necessità che si fa sentire. Il dilagare di gruppi whatsapp tra famiglie, insegnanti e adolescenti, in certi casi ha portato ad abusi come quello dei messaggini hot tra il professore attempato e la giovane studentessa rimasta vittima di abusi. L’ultimo caso in ordine di tempo è quello dell’istituto Massimiliano Massimo, prestigioso liceo della Roma bene, dove un docente è finito in manette per violenza su una studentessa a cui impartiva ripetizioni private. Ma c’è anche il caso del liceo Tasso, dove un professore è stato accusato da alcune alunne per aver inviato loro messaggi osceni.

Le regole

Col nuovo contratto, i docenti dovranno «limitare l’interazione a mezzo dei canali sociali informatici con gli studenti alle sole informazioni di servizio e alle interazioni necessarie per lo svolgimento della funzione di educazione, di istruzione e di orientamento». Saranno quindi ammessi messaggi relativi all’organizzazione delle lezioni in classe ma niente di più. Altrimenti il docente rischia grosso anche in ambito lavorativo.

Le punizioni

Le sanzioni vanno dal rimprovero verbale al licenziamento con o senza preavviso, passando per il rimprovero scritto, la multa fino ad un massimo di quattro ore di retribuzione e la sospensione dal servizio con la privazione della retribuzione da 11 giorni fino a un massimo di 6 mesi. Le regole che in questi giorni vengono discusse all’Aran coi sindacati: il confronto è ora fermo agli aspetti sindacali ma dovrà necessariamente affrontare anche l’aspetto disciplinare che va dal rispetto del ruolo e dei luoghi di lavoro, all’orario e alle assenze dalla classe.

La libertà di insegnamento

I sindacati fanno presente che è importante anche il rispetto della libertà di insegnamento. «Intendiamoci - commenta Pino Turi, segretario generale Uil Scuola - l’abuso di minore è un atto assolutamente deprecabile, quello da parte di un docente su una sua studentessa lo è doppiamente. Non vogliamo proteggere nessuno, anzi, vogliamo eliminare le mele marce. Ma è opportuno ragionare con calma e non sull’onda dell’emozione: siamo disposti anche ad intensificare le sanzioni ma non possiamo far diventare tutti colpevoli. Le chat si usano spesso a scuola e nella maggior parte dei casi servono alla didattica. Ragioniamo su come regolamentare l’uso dei social, senza ledere la libertà di insegnamento».

Il vademecum sui social

Ci sarà quindi un vademecum per usare smartphone, tablet e social network. Le linee guida dovrebbero arrivare entro gennaio: gli adolescenti dovrebbero quindi essere autorizzati ad usare app e social per comunicare col docente, come del resto fanno da anni, vedremo con quali regole che devono essere studiate per mettere i ragazzi al sicuro da degenerazioni come quella che si sono verificate nei giorni e mesi scorsi.

18/01/2018