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Mosul, Iraq: l’italiana Trevi vince il contratto a protezione della fragile diga di Saddam

Mosul Iraq litaliana Trevi vince il contratto a protezione della fragile diga di Saddam
di Stefania Elena Carnemolla

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La notizia è ufficiale: sarà Trevi a fortificare la diga di Mosul, in Iraq. La diga, sul fiume Tigri, nel governatorato occidentale di Ninawa, è la più grande dell’Iraq e la quarta del Medio Oriente. Costruita sotto Saddam Hussein, entrò in funzione il 24 luglio 1986. Strategica per le irrigazioni e la produzione di energia idroelettrica per gli 1,7 milioni di abitanti della regione, la diga di Mosul, “il più grande serbatoio di acqua dell’Iraq”, preoccupa. Benché ai tempi ben costruita, la geologia sottostante, con rocce solubili in acqua, come gesso, marna e calcare, è un’ipoteca sulla sicurezza della struttura e la sua capacità operativa – ad accelerare la dissoluzione del sottosuolo, il suo serbatoio. 

Condizioni tali da richiedere “misure di ingegneria straordinarie”. Un cedimento dell’argine, con conseguente crollo della struttura, produrrebbe, infatti, onde di 20 metri, investendo Mosul, 35 chilometri a sud, quindi Baghdad, 350 chilometri a sud est, con la devastazione delle province di Ninive, Kirkuk e Salahuddin. Uno scenario che vedrebbe questa infrastruttura – lunga 3,2 chilometri, alta 131 metri, con una capacità di 11 milioni di metri cubi– strategica per il controllo delle risorse idriche dell’Iraq, trasformata in una bomba d’acqua.

Nel 2007 la diga di Mosul, considerata come la più pericolosa al mondo, finì sotto la lente d’ingrandimento degli ingegneri della US Army, con la produzione di due rapporti: Geologic Setting of Mosul Dam and Its Engineering Implications e Geologic Conceptual Model of Mosul Dam. La diga di Mosul, così gli ingegneri del genio americano, soffre di erosione interna delle fondamenta, con l’argine costruito su un terreno gassoso e calcareo e i “fondi stanziati per rinforzarlo sprecati per incompetenza e possibili frodi”. Tempo fa, Ari Harsin, un deputato del Parlamento del Kurdistan iracheno, denunciò, ad esempio, la mancata manutenzione della diga, con la struttura abbandonata a se stessa, con danni quantificati fra i 250 e i 450 milioni di dollari.

Ad aggravare lo scenario, la presenza dell’Isis, con Mosul roccaforte irachena del Califfato. Il 17 agosto 2014 in una lettera al presidente della Camera dei Rappresentanti, il presidente americano Barack Obama comunicò di aver autorizzato dei raid aerei a sostegno dei peshmerga curdi per la riconquista della diga. “Il cedimento della diga di Mosul” così Obama “potrebbe minacciare la vita di un gran numero di civili, mettere in pericolo il personale e le strutture degli Stati Uniti, fra cui l’ambasciata americana a Baghdad e impedire al governo iracheno di fornire servizi essenziali per la popolazione”. Protetti dai raid arei, i peshmerga riconquistarono il sito.

Lo scorso autunno le condizioni della struttura e la presenza dell’Isis nella regione suggerirono di accelerare l’iter per la messa in sicurezza della diga con il rafforzamento delle fondamenta con iniezioni di una malta speciale per chiudere le fessure originate da lingue di gesso e la riparazione di una delle due saracinesche per il controllo del livello dell’acqua del bacino. E qua entra in scena Trevi, divisione del Gruppo Trevi. Il Gruppo, nato a Cesena nel 1957, opera nel settore dell’ingegneria del sottosuolo, delle perforazioni, dei parcheggi sotterranei automatizzati. Nel suo portfolio interventi nel settore marittimo, delle metropolitane, di salvaguardia ambientale e messa in sicurezza delle dighe. Più di 170 le dighe assistite, con incarichi ricevuti anche dal genio americano, così come sua è la messa in sicurezza dell’argine LPV-111 di New Orleans che “con il suo cedimento aveva dato il via alla grande inondazione dell’uragano Katrina”.    

“L’impianto, situato a 35 chilometri a nord di Mosul, è seriamente danneggiato; il rischio di un cedimento potrebbe avere delle conseguenze gravi mettendo a rischio le province di Ninive, Kirkuk e Salahuddin, causando possibilmente danni nella pianura dell’Eufrate fino a Baghdad, 350 chilometri a sud”, così, il Gruppo Trevi il 16 dicembre scorso, annunciando la predisposizione di un “primo pacchetto di interventi di emergenza” con “inizio immediato e durata di 18 mesi”, “primo stadio di esecuzione di una soluzione permanente di consolidamento della diga”, dai “rischi aggravati” dalla “mancata manutenzione degli ultimi anni” tanto da rendere “quanto mai necessario” un “intervento per la sua messa in sicurezza”.

Il 2 febbraio le prime notizie da Baghdad, dopo che il consiglio dei ministri iracheno aveva deciso di conferire a Trevi l’incarico per i primi lavori di manutenzione della diga. “Il Gruppo Trevi è stato informato per le vie brevi dall’ambasciata italiana a Baghdad” così una nota ufficiale “circa il comunicato diramato dall’Ufficio del Primo Ministro iracheno al termine del Consiglio dei Ministri odierno: il Consiglio dei Ministri ha deciso nella seduta odierna di assegnare il contratto per la manutenzione urgente della diga di Mosul alla società italiana Trevi secondo i termini dell’offerta presentata dalla stessa. La predisposizione del contratto avverrà sotto la supervisione del Ministero delle risorse idriche”.

Contratto, per un valore complessivo di 273 milioni di euro, pari a 296 milioni di dollari, firmato il 2 marzo. Notizia subito ufficializzata dal Ministero degli Esteri italiano: “La Farnesina informa che è appena stato firmato il contratto della ditta Trevi con le autorità irachene per i lavori di consolidamento della diga di Mosul. La firma fa seguito all’intenso negoziato svolto tra l’azienda e le autorità irachene a Baghdad. Sulla base della decisione delle autorità irachene, potrà svilupparsi l’operazione di consolidamento della diga concordata nella recente visita del premier iracheno Al Abadi a Roma, e oggetto anche dei contatti avuti in questi giorni a New York dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni con i rappresentanti degli Stati Uniti e dell’Iraq per accelerare i termini del contratto”.

“Nello specifico” così una nota ufficiale del Gruppo Trevi, diramata la sera del 2 marzo “per questo importante progetto è prevista una intensa attività di perforazioni ed iniezioni di miscele cementizie per il consolidamento delle fondazioni della diga, oltre a lavori di riparazione e manutenzione delle gallerie di scarico di fondo della stessa, oggi danneggiate”. Con le prime mobilitazioni inizieranno anche “corsi di specializzazione e training di tecnici e personale locale per l’utilizzo di mezzi di perforazione prodotti da SoilMec”.

E una conferma, a garantire la “sicurezza degli oltre 450 tecnici e personale della Trevi” saranno un contingente militare italiano e forze di sicurezza locali. Un’ipotesi ventilata già a dicembre, allorquando nella sua nota del 16 del mese il Gruppo Trevi, confermando le voci ufficiose del governo italiano, aveva parlato della presenza di un “contingente italiano” a fianco “dell’Esercito iracheno e di forze internazionali” come di “fondamentale importanza per la sicurezza dell’intervento”.

 

Per un approfondimento:

Gruppo Trevi Website Twitter Facebook Google+

Trevi spa Website

Geologic Setting of Mosul Dam and Its Engineering Implications Rapporto

Geologic Conceptual Model of Mosul Dam Rapporto

Geological and Engineering investigations of the most dangerous dam in the world Analisi

 

 

03/03/2016