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Resilienza ovvero la capacità di adattarsi al cambiamento

Resilienza ovvero la capacità di adattarsi al cambiamento

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Quante volte nella vita ci si sente dire: “sbagliando s'impara”. Eppure quanto è difficile accettare una sconfitta e ricominciare da capo. Ci si sente meno sicuri delle proprie capacità ed a questo si aggiunge il timore di vedersi sminuiti agli occhi degli altri. In realtà, alcuni studiosi (Madsen & Desai, 2010) hanno scoperto che nella nostra mente rimane molto più impressa la lezione derivante da un fallimento piuttosto che quella legata ad una vittoria. Gli insuccessi aiutano a crescere e a migliorarsi e diventano un'importante e preziosa scuola di vita, ma solo se gestiti nella maniera corretta, altrimenti rischiano di ledere l'autostima e di incidere negativemente sulla sicurezza e la serenità di una persona.

Un flop è utile perché fa capire che si sta andando nella direzione sbagliata e può fornire spunti utili per raccogliere informazioni al fine di imboccare la strada del successo. Inoltre un insuccesso può fare acquisire significative strategie per affrontare le difficoltà della vita e diventare di conseguenza un'occasione di crescita e miglioramento. Ma, affinché una sconfitta si trasformi davvero in un'opportunità di arricchimento personale, occorre gestirla nel modo giusto. Certamente la capacità di rispondere in modo più o meno costruttivo ad un insuccesso dipende non solo dalla propria personalità e dall'educazione, ma anche dalle proprie esperienze e dal modo di rapportarsi verso se stessi e gli altri. La lente attraverso cui viene filtrata l'idea che si ha di se stessi e degli altri, può essere utile per capire quali sono le proprie convinzioni e di conseguenza per renderle più funzionali agli eventi di vita in cui ci si imbatte.

Alcuni eventi all'apparenza avversi possono essere interpretati come delle vere e proprie sfide e quindi come opportunità per cambiare qualcosa nella propria quotidianità. Questa fiducia nelle proprie capacità nel fronteggiare gli eventi e la propria vita si definisce autoefficacia. Persone con un alto livello di autoefficacia colgono la sfida come un evento realizzabile e pertanto utilizzano tutte le loro competenze per farvi fronte e per colmare eventuali lacune. Le persone che invece hanno un basso livello di autoefficacia si concentrano sulle proprie mancanze senza tentare in alcun modo di riempire eventuali deficit con nuove competenze. Ciò le porta ad interpretare il fallimento come una sconfitta a tutto tondo della propria vita.

Quindi si riesce a dare il meglio di sé quando si sfruttano delle credenze positive rispetto alla capacità di raggiungere un obiettivo, avendo una percezione della sfida come un possibile successo e come opportunità di crescita e apprendimento. Possedere una buona dose di autoefficacia rende la persona fiduciosa in se stessa e le permette di utilizzare le proprie competenze per non abbandonare la situazione difficoltosa, e di affrontare le sconfitte senza che le conseguenze positive o negative gravino sulla percezione del valore di sé, ma semmai accrescendolo. Questa capacità di far fronte e di reagire in modo positivo agli eventi negativi e traumatici e di riorganizzare la propria vita in modo positivo di fronte alle difficoltà si definisce “resilienza”. La persona è così capace di scoprire nuove abilità fino a quel momento sconosciute, nuovi punti di forza e di creare nuovi progetti di vita. La capacità di leggere un cambiamento come una sfida o un'opportunità dipende molto dalla visione più o meno positiva che si ha di se stessi. Avere avuto in passato esperienze negative e possedere una bassa autostima può incanalare la persona in una visuale negativa e di insuccesso. Se invece la persona crede in se stessa, il fallimento potrà scalfire solo una parte della sua sfera personale, senza intaccare tutto il resto. Anzi potrebbe aprire un varco per il cambiamento ed un eventuale miglioramento se la persona evita di dare giudizi o di valutarsi negativamente come se non fosse in grado di affrontare una situazione avversa.

L'atteggiamento che si ha verso se stessi può condizionare le proprie azioni e di conseguenza se ci si sofferma sull'errore dicendo “sono io ad essere sbagliata” ciò porterà ad un esito inevitabilmente negativo. Se invece l'approccio è costruttivo la persona sarà portata a pensare: “ho fatto un errore, la prossima volta andrà meglio”. In questo modo si attivano risorse e competenze positive volte a risolvere e ad affrontare le difficoltà in modo propositivo. La voglia di affrontare le sfide senza timori dipende quindi da molti fattori tra i quali prevalgono: autoefficacia, autostima, resilienza e rete sociale. Oltre ai fattori già citati, possedere un'ampia rete sociale con cui confrontarsi può fornire maggiori possibilità di confronto e di crescita e di scoprire sconosciute risorse personali. D'altra parte Goethe diceva: “non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza sempre”. “Più forte di prima”, si potrebbe aggiungere.

30/10/2015