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A proposito della lettera contro i compiti per le vacanze

A proposito della lettera contro i compiti per le vacanze
di Orietta Matteucci

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Ho letto con interesse la lettera del papà di Mattia contro i compiti delle vacanze e inviata agli insegnanti e resa pubblica 'a cose fatte'.

Mi sono chiesta: perché il papà di Mattia ha voluto sostituirsi agli insegnanti giustificandosi poi, con una letterina, convinto che i compiti estivi sono deleteri? Non sarebbe stato proficuo avviare preventivamente un dialogo con gli insegnanti e un confronto nelle sedi opportune? Perché svalutare, svilire e annullare il ruolo dell’insegnante e dell’autorità in generale?

Da un punto di vista educativo un atteggiamento di questo tipo appare disorientante e forse anche devastante. Come si rapporterà questo figlio con suo padre, con i compagni di classe, con gli insegnanti, quale emozioni proverà? I compagni lo considereranno un diverso da loro? lo considereranno un 'figo'?

  Che clima si genererà fra le famiglie e la scuola?

Una delle motivazioni addotte dal padre è stata 'Voi avete nove mesi per insegnargli nozioni e cultura. Io solo tre per insegnargli a vivere' affermando che al figlio 'non gli piace fare gli sport con il contatto fisico, perché odia la violenza. La vera passione di mio figlio è l’elettronica'

Sinceramente non ho capito la relazione tra 'l’odio della violenza e non voler praticare gli sport con il contatto fisico'. Il contatto fisico con l’altro, dovuto a inevitabili scontri o alle spontanee manifestazioni di gioia o dispiacere, è capace di creare spirito di squadra, solidarietà, cooperazione. In altre parole lo sport aiuta a socializzare e a integrarsi con gli altri evitando, proprio, forme di violenza. Aiuta, infatti, a sviluppare la sana competizione, a gestire frustrazioni, divergenze, conflitti, prima che, a lungo andare diventino irrisolvibili e causa di problematiche anche gravi.

Scuola e vita non sono elementi separati, anzi sono strettamente collegate tra loro. Genitori e insegnanti dovrebbero collaborare strettamente a far sviluppare nei bambini l’intelligenza emotiva, cioè dovrebbero insegnare a far mettere in collegamento il cuore con il cervello. Saper educare in questo senso vuol dire fare crescere le nuove generazioni capaci, una volta adulte, di costruirsi una vita affettiva e lavorativa gratificanti, capaci di contrastare violenza, degrado, corruzione.

Tuttavia, appare chiaro che oggi è in gioco il futuro di una società che ha bisogno di riscrivere le regole del vivere insieme. Una società che ci ha spinti a credere che l’unico modo per emergere e dare un senso alla propria vita fosse quello di competere spregiudicatamente contro tutti, schiacciando i più fragili e mostrando di essere i più forti. Una società che oggi sta facendo i conti con i risultati di un certo individualismo esasperato e con la diffusa attitudine a non rispettare le regole, a farsi largo e spazio in ogni modo e a ogni costo, ignorando i meriti.

L’individualismo e la competizione nascono 'sani' è l’uso distorto che se ne fa che può renderli 'malvagi'!

Individualismo e competizione senza se e senza ma, minano alla base alla società, perché colpiscono il cuore della società stessa rappresentato dalla famiglia e dalla scuola, la società sulla quale si basano tutte le altre società. L’individualista è in costante competizione e rivalità con il proprio compagno o la propria compagna, con i propri genitori, con i propri figli, con gli insegnanti dei propri figli, con tutti.

A proposito della lettera contro i compiti per le vacanze. Sarebbe bello collaborare e cooperare con umiltà, ciascuno per il benessere di tutti, senza sparare lettere nel web.

 

Orietta Matteucci presidente Bambino Oggi...Uomo Domani Onlus

 



20/09/2016