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Nunzia De Girolamo: "I giovani maschi sono cambiati ma mio marito no. Selvaggia? Stavolta ha sbagliato"

L'ex ministra di Forza Italia presenta il suo harem al testosterone su Rai 1, "aiuto gli uomini a togliersi la maschera", parla del ménage con il marito Francesco Boccia del Pd, "ci azzuffiamo su tutto, come Sandra e Raimondo" e anticipa le sue prossime sfide tv

Nunzia De Girolamo. Foto Instagram

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"Tengo una capatosta”. E, certo, nessuno ne dubita. Se qualcuno si chiedesse come ha fatto Nunzia De Girolamo a volare sulle vette più alte, scendere in picchiata negli abissi e poi risalire la china e rinascere, più volte, la risposta la troverebbe in nonno Ennio, “capatosta più capatosta di me”, “ho preso tutto da lui”. L’ex ministra delle politiche agricole torna da sabato prossimo a condurre “Ciao maschio” (Raiuno, tarda serata), il programma al contrario: mentre i salotti tv sono pieni di interviste alle donne, lei fa l’Harem al testosterone, perché se l’impresa non è difficile a lei non piace, non ci trova gusto. Del resto per una che, partendo da Benevento senza una famiglia ricca e potente alle spalle, è riuscita a farsi eleggere in parlamento (nell’allora Popolo della Libertà), a diventare ministra e poi, uscita dalla politica, si è reinventata conduttrice televisiva, fare un programma ordinario non ha senso.

Dunque, Nunzia, cominciamo da “Ciao maschio”, la terza edizione non può essere uguale alle precedenti.

“Qualcosa cambiamo, ma non troppo visto il successo delle scorse stagioni. Prima di tutto lo studio: non sono gli ospiti che arrivano nel mio salotto ma io che entro in una specie di club per gentiluomini, sullo stile di quelli inglesi. E, poi, approfondisco il confronto generazionale, con personaggi di età diverse in modo da creare una discussione con differenti punti di vista: giovani, mezza età e più anziani”.

Ospiti della prima puntata?

“Carlo Conti che difficilmente parla di se stesso, Lele Adani, l'ex calciatore e ora focoso commentatore di Rai sport e Giovanni Esposito, tra i protagonisti di "Bar Stella" di Stefano Di Martino. La struttura del programma resta uguale: prima faccia a faccia con ognuno, poi un dialogo tutti insieme”.

Ma in questa “esplorazione' televisiva, del maschio ci hai capito qualcosa di più?

“Che per fortuna le nuove generazioni sono più aperte e libere. Per i ragazzi il concetto di parità è una cosa assodata, normale. Fedez che si mette lo smalto, ad esempio, per alcuni potrebbe sembrare una provocazione. Ma non per i giovani, per fortuna’’.

Beh, però, in tante zone (geografiche e sociali) d’Italia per le ragazze è ancora tutto difficile.

“Certo, dipende dal contesto in cui si vive. Questo è un paese ancora profondamente maschilista e pieno di pregiudizi e stereotipi. Per questo, al di là di come la si pensi politicamente, avere una premier donna è un messaggio molto importante perché si sogna quel che si vede e le giovani che vedono Giorgia Meloni posso pensare che con impegno e sacrifici si può arrivare a realizzarsi come ha fatto lei. Io la conosco bene e apprezzo la sua coerenza: è rimasta e rimarrà ancorata a se stessa e alla realtà”.

Comunque, vecchio o giovane che sia, non è facile tirar fuori emozioni e sentimenti da un uomo…

“Infatti questo è lo scopo del programma. I maschi si mettono le maschere, hanno difficoltà a parlare di se stessi, figurarsi a commuoversi o a versare qualche lacrimuccia, al contrario di noi donne che blateriamo in continuazione. Il mio tentativo è di aiutarli a togliere questo velo in modo da favorire la comprensione tra i due sessi, capire le differenze e smussare i conflitti”.

A proposito di parità e comprensione, a casa tua come va? Compiti e responsabilità sono divise al cinquanta per cento con tuo marito Francesco Boccia (senatore e dirigente Pd)?

“Mica tanto. Diciamo che tra noi due la divisione è 70 per cento a me e 30 a lui, anzi facciamo 75 e 25. Lui è il tipico maschio stacanovista, ossessionato dal lavoro, pure ora che mi parte il programma mi aiuta poco con nostra figlia Gea”.

Del resto sta coordinando la campagna per le primarie Pd di Elly Schlein…

“Appunto. Ma io mentre preparo una trasmissione riesco a mettere insieme tutti i miei impegni. Del resto le donne, e soprattutto le madri, sanno calmierare la carriera e la vita privata”.

Ma così cadi negli stereotipi!

“E tocca infatti a noi mamme allevare una nuova generazione di figli… io vedo che gli amici di Gea sono diversi”.

Intanto chissà che confusione avrà in testa tua figlia, con un papà di sinistra e una madre di destra…

“Francesco ha preteso che fosse almeno juventina, io l’ho portata dalla mia parte politicamente… scherzo, cerchiamo di farle vedere e spiegare i diversi punti di vista. Poi io e Francesco ci azzuffiamo su tutto, le cene per i nostri amici sono uno spasso. Siamo come Sandra e Raimondo”.

Ma com’è che voi due vi siete innamorati?

“Per me pure lui è una sfida. Mi sono innamorata della sua intelligenza e preparazione culturale, della sua onestà. Dalla diversità è nato un amore. Lui ogni tanto mi chiede se posso diminuire i giri e scendere dalle montagne russe, io gli rispondo che se hai l’elettrocardiogramma piatto vuol dire che sei morto”.

Che diceva tuo marito quando ti vedeva danzare a “Ballando”?

“Lo guardava con tutta la famiglia e pure gli amici. Aveva paura di due cose: che cadessi e mi facessi male e che dicessi qualcosa di irreparabile a Selvaggia Lucarelli”.

E che dici di “Ballando” di quest'anno così infuocato?

“È andata bene in termini di ascolti. Per me la Lucarelli ha sbagliato ad accettare che il suo compagno fosse in gara. A me e Francesco hanno proposto di tutto: cinema, tv, teatro ma abbiamo sempre tenuto separate le nostre presenze, anche per non compromettere il nostro rapporto”.

Tornando agli stereotipi, quando hai cominciato con la politica, in tanti hanno pensato “questa giovane e bella chissà con chi è stata…” con il carico di essere nel partito di Berlusconi così contestato - per usare un eufemismo - in questo “campo”.

“Certo, all’inizio è stato doloroso, mortificante. Io ero un avvocato, con un dottorato di ricerca, ma non avevo una famiglia potente o conosciuta alle spalle. Ho dovuto impegnarmi il triplo di un uomo della mia età per dimostrare quello che valevo, quel che c’era dietro l’aspetto esteriore, per mostrare che avevo seguito sul territorio e consenso elettorale”.

E il successo come esponente politica ti è costato anche un processo durato nove anni, per una questione dell’Asl di Benevento da cui sei stata completamente scagionata. Come si regge a una prova del genere?

“Con la capatosta, la determinazione, la voglia di vincere la sfida. Sono stati anni durissimi, un macigno sul cuore, una spada sulla testa. Di notte mi svegliavo e mi chiedevo se era il caso di andare avanti, se la politica era ancora la mia casa. Per reggere mi dissociavo da me stessa e la forza l’ho trovata soprattutto in mia figlia”.

Cocciuta anche in tv, quando hai lasciato la politica e deciso di provare a fare la conduttrice.

“Pure lì è stata dura, attorno a me c’era il pregiudizio di quella che planava dall’alto. Avevo i fucili piantati addosso, anche qui mi sono dovuto impegnare più di altri, inventarmi un programma diverso”.

Ma nonno Ennio come ha fatto ha trasmetterti questa capatosta?

“Era il padre di mia madre, aveva una falegnameria a Benevento. Un nonno molto presente nella mia vita, che mi ha spinto a non essere timida. Ho avuto la fortuna di avere una famiglia unita e genitori dediti ai figli”.

Perché da giovane hai lasciato la professione di avvocato per inseguire la politica?

“Perché - anche se non sembra a chi mi non mi conosce - io ho un animo sensibile, altruista, volevo aiutare gli altri, pensavo nel mio piccolo di poter cambiare le cose, di migliorare la vita delle persone, poi ci si scontra con la realtà e con le invidie. Berlusconi mi lasciava la libertà di agire come volevo sul territorio”.

Nel tuo futuro cosa ci sarà? Magari condurre un talk?

“Mi piacerebbe certamente occuparmi di attualità, dei problemi delle persone. Forse sarà la mia prossima sfida”.

21/01/2023