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Dai Ken e le Barbie umani alla donna gatto: quando la chirurgia diventa “antiestetica”

Intervista ai chirurghi plastici Alessandro Gallo e Antonello Mele a proposito degli eccessi di una branca medica che dovrebbe migliorare l’aspetto e la vita delle persone

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Dopo la partecipazione di Giacomo Urtis, noto come il chirurgo plastico dei vip, allo show di Piero Chiambretti #CR4 – La Repubblica delle donne durante il quale si è presentato con il volto stravolto dagli effetti di un lifting, si è riaperto il dibattito sugli effetti della chirurgia estetica esibiti con troppa disinvoltura e sui suoi eccessi fino ai casi eclatanti dei Ken e le Barbie umani. Situazioni che configurano veri e propri esempi di dipendenza dal bisturi. Abbiamo parlato del fenomeno con i chirurghi plastici Alessandro Gallo e Antonello Mele che operano nel settore da anni.

Quel è il limite da non valicare? Come riuscite a capire se siete di fronte a un caso di dipendenza da chirurgia estetica?
Dr Mele: “Il cosiddetto 'Surgicoholic Patient' (vi è bibliografia scientifica al riguardo) è quel paziente che necessita di continui ritocchi, medici e chirurgici, così come gli etilisti necessitano dell'alcool, i ludopatici del gioco, i cocainomani della cocaina e via dicendo. Stiamo descrivendo un quadro di dipendenza da chirurgia estetica evidente, perlomeno nei fatti, su cui noi chirurghi plastici ci imbattiamo spesso e che determina, se si è chirurghi onesti, un rifiuto senza se e senza ma ad operare. Questo genere di pazienti quasi sempre presenta un più o meno evidente disturbo dismorfofobico, ovvero un'alterazione nella percezione della propria corporeità. Come il paziente anoressico, che pur essendo magrissimo, continua a vedersi grasso. Oppure nei surgicoholic patients sono presenti quadri di narcisismo patologico, ma questo aspetto è meglio sia indagato da psicologi e psichiatri. Insomma, siamo in ambito psicologico, se non psichiatrico”.

Ma non tutti i chirurghi la pensano così. Non trovate che certi comportamenti adottati da alcuni vostri colleghi possano essere lesivi della professione?
Dr Mele: “Lo sono eccome! Sviliscono la professione, la ribaltano facendola diventare il contrario di sé stessa: l'Antimedicina, l'Antiestetica. A volte quando vediamo certi risultati, completamente disarmonici, innaturali, irrispettosi dei naturali limiti, ci rendiamo conto che esistono due nuove branche chirurgiche, di cui il mio collega ed io abbiamo dovuto coniare il nome: la Chirurgia e la Medicina Antiestetiche. I risultati di queste nuove branche d'altronde spesso vengono portati con disinvoltura; è sotto gli occhi di tutti, ma...de gustibus non disputandum est! In ogni caso per noi certi comportamenti configurano il vilipendio della professione, nonché la mortificazione dell'animo umano mediante il forsennato tentativo di controllo sul suo involucro corporeo. Non è violentando in continuazione il proprio corpo che si può portare pace alla propria anima. Non è facendo mille interventi che si può raggiungere la bellezza interiore...e neanche quella esteriore, evidentemente!”

Evidentemente ci sono medici che pensano più alle proprie tasche che alla salute dei pazienti
Dr Gallo: “Per quanto mi riguarda, operare certi soggetti equivale a prescrivere un etto di zucchero nella dieta di un diabetico. Ho esasperato il concetto per facilitarne la comprensione. Ma è anche vero che in questa tipologia di pazienti una parte del proprio sé viene uccisa ad ogni intervento. È triste, molto triste. Ancora più triste se dietro al gesto chirurgico c'è un medico che collude col paziente patologico, rischio frequente nel nostro mestiere. Esistono poi vari casi: pazienti che slatentizzano i propri lati patologici dopo l'intervento, chirurghi poco attenti al lato psicologico ma in buona fede, chirurghi molto attenti al guadagno, chirurghi che intervengono per tentare di porre rimedio a danni subiti dal paziente in precedenti interventi. Ogni caso sarebbe da valutare”.

Quindi i Ken umani provenienti da varie nazioni, che ultimamente stanno spopolando in TV , sono pazienti patologici?
Dottor Mele: “Ribadiamo che trattasi di Surgicoholic Patients che hanno trovato chirurghi che hanno assecondato il loro disturbo. È il mio parere medico. Ma la ‘donna gatto’, secondo voi è normale? Secondo voi è normale che esista qualcuno che abbia accettato di trasformarla in gatto? Dirò di più. Il fatto che questi Ken siano costantemente sotto l'obiettivo della telecamera ci preoccupa. Da un punto di vista sociale si passa un messaggio di normalità rispetto ad un qualcosa che è francamente patologico, portando a comportamenti di emulazione che ben presto preoccuperanno le nostre famiglie. Già nei nostri studi si iniziano a percepire le conseguenze di questo disastro mediatico. Da poco abbiamo visitato una ragazza di 16 anni, bellissima, che si è presentata alla visita praticamente in Burka, con visibili solo i suoi occhi belli ed espressivi, che ha impiegato un'ora a togliersi la maschera dal volto, logorata dal pianto, e che ci chiedeva disperatamente di trasformarla secondo i canoni della bellezza coreana. Poi siamo andati a scoprire che esistono proprio dei modelli di questo tipo fortemente emulati. Su internet è pieno”.

É evidente che riteniate questo un problema sociale.
Dr Gallo: “Assolutamente. Tutti hanno una responsabilità, anche voi giornalisti, quando date uno spazio ‘di normalità’ a fenomeni tutt'altro che normali. Anche voi avete la grande responsabilità di fornire modelli adeguati, non solo di fare show e numeri! Dal nostro punto di vista invece, gli ordini dei medici, le società scientifiche e, dirò di più, gli ordini degli psicologi dovrebbero supervisionare sull'integrità psichica di chi esercita professioni sanitarie. Occorrerebbe maggiore attenzione sia in campo medico che in quello sociale e mediatico. Sicuramente poi questi Ken saranno anche delle brave persone, a loro modo interessanti, magari con un grande cuore, nonostante i risvolti patologici innegabili di cui sopra, bisognerebbe scoprirlo. Ma l'uso che ne viene fatto socialmente e massmediaticamente non lo trovo affatto condivisibile. Sono certo che i genitori di oggi stiano avendo a che fare, o avranno ben presto da combattere, con problemi psicologici prima inesistenti, a carico dei propri figli”.

30/01/2019