Lasciano il figlio 11enne solo a casa per 20 minuti: a processo per abbandono di minore

A Ivrea, la guerra fra due ex coniugi sull’affido del figlio trascina entrambi in tribunale a causa di una passeggiata

di Redazione

Se c’è un frangente in cui le coppie riescono spesso a dare il peggio di sé, è quello della separazione, soprattutto se ci sono figli di mezzo. E con altrettanta frequenza, quando lo Stato si mette di mezzo fa più danno che altro. In questo caso raccontato dalla Stampa, un padre che ha lasciato il figlio 11enne da solo per 20 minuti per fare una passeggiata con la nuova compagna, quando è tornato si è trovato la polizia a casa e una denuncia per abbandono di minore. Questo perché, in sua assenza il piccolo ha chiamato la madre per dirle di essere stato lasciato solo e lei gli ha fatto chiamare il 113 col risultato di essersi beccata pure lei una denuncia. Uno di quei rari casi in cui la polizia arriva subito, se è vero che il piccolo è rimasto solo per 20 minuti.

La vicenda

A Ivrea, dopo un pranzo domenicale, il padre del pargolo vuole fare una passeggiata digerente ma l’11enne non ne vuole sapere di camminare. Allora il padre decide di andare ugualmente con la compagna: «Ti lascio il cellulare, se hai bisogno chiama. Il ragazzino, invece, avverte la madre, che però in quel momento è a una cinquantina di chilometri di distanza e non può andare a recuperarlo. Il pessimo consiglio di chiamare il 113 provoca infatti che entrambi i genitori siano ora a processo con l’accusa di abbandono di minori. Lui, per averlo lasciato da solo, la mamma per non essere andare a riprenderselo.  

Conflitti in famiglia

Piero F. e Adriana B., 54 anni lui, 58 lei, sono padre e madre del ragazzino che oggi, a 3 anni dai fatti, ha quasi 15 anni. I due si sono separati nel 2014 e da allora sono in causa per l’affido del figlio. Ora, nel contesto di una separazione non proprio pacifica tra i due genitori, il padre deve rispondere, oltre che dell’abbandono del minore, anche di violenza privata e lesioni per due episodi che avevano spinto il bimbo a non volere vedere più il padre. Il primo, accaduto l’1 marzo 2015, quando per convincere il figlio ad andare a un pranzo domenicale in un ristorante con alcuni colleghi, lo aveva colpito con un ceffone, trascinandolo da sotto il tavolo dove il piccolo si era rifugiato. «Non assecondai semplicemente i capricci di mio figlio» racconta l’uomo al giudice. Il secondo, accaduto il 29 marzo dello stesso anno, è proprio il famoso episodio della passeggiata con l’epilogo della denuncia.  Il 9 aprile è prevista la sentenza del processo.