È allarme sessismo, ma cosa vuol dire? Scopri se sei sessista anche tu e non lo sai. Le frasi incriminate

Dopo la conversazione imbarazzante tra Sgarbi e Morgan al Maxxi, proviamo ad analizzare il sessismo nel linguaggio. E impariamo a starne lontani

di Ca.So.

“Non ho alcuna difficoltà a dirmi rammaricato e a chiedere scusa anche alle dipendenti e ai dipendenti del Maxxi, con i quali fin dall'inizio ho condiviso questo disagio. Scuse che il Maxxi fa a se stesso innanzitutto, e a tutte le persone che si sono sentite legittimamente offese da una serata che doveva andare su un altro binario”.

Si chiude così, con le parole di Alessandro Giuli, la bagarre iniziata il 22 giugno scorso quando - all’inaugurazione della stagione del Maxxi - Sgarbi (sottosegretario alla cultura) e Morgan hanno deciso di uscire dal binario, deragliare e devastare anche il più elementare buonsenso. La chiacchierata doveva vertere sui temi legati alla cultura e invece è diventata cosa da bar sport, con battute a sfondo sessuale e parallelismi su organai riproduttivi femminili e penetrazione. Un’unica parola: imbarazzante.

Imbarazzante per le dipendenti e i dipendenti del museo, che subito hanno scritto a Giuli, imbarazzante per il ministro Sangiuliano che commenta lapidario “Sono da sempre e categoricamente lontano da manifestazioni sessiste e dal turpiloquio, che giudico sempre e in ogni contesto inammissibili e ancor più in un luogo di cultura e da parte di chi rappresenta le Istituzioni. Il rispetto per le donne è una costante della mia vita”.

Il sessismo

Ma cos’è il sessismo, questo velo che ammanta linguaggio e abitudini e da cui spesso siamo avvolti senza rendercene conto?

Il termine nasce negli anni sessanta e ricalca la parola “razzismo. Indica qualunque arbitraria stereotipizzazione di maschi e femmine in ragione esclusiva della propria appartenenza sessuale. Questa stereotipizzazione inizia da subito, anzi inizia da prima che nasciamo. Da quel magico momento in cui in una famiglia si scopre il sesso del nascituro e il mondo inizia a tingersi di rosa o di azzurro.

Da quel momento in poi uscire dalla dinamica dello stereotipo sarà complicatissimo anche per i genitori più progressisti. Il mondo, il marketing, la moda cerca di impedirti in ogni modo di crescere un figlio o una figlia senza scadere nella contrapposizione pailette/trattore. Avete mai provato ad analizzare un negozio di abbigliamento per bambini e bambine? Troverete magliette con scritte come “coraggioso” o “piccolo esploratore” negli scaffali etichettati maschietto e “bellissima” o “piccola principessa” in quelli dedicati alle femminucce. Insomma, già dalla primissima infanzia cresciamo bambine con il mito della bellezza e della delicatezza e bambini che devono essere coraggiosi e stimolati all'avventura.

Queste abitudini proseguono con la tendenza a proporre alle bambine giochi di accudimento (bambole, cucine) e ai maschietti giochi scientifici e stimolanti (costruzioni, microscopi) che portano nell’età adulta ad una polarizzazione quando arriva il momento di scegliere i percorsi di studi.

Il sessismo nel linguaggio

Ovviamente l’atteggiamento sessista si ripercuote anche sul linguaggio, sia nel modo in cui parliamo sia nella struttura stessa della nostra lingua. Ad esempio siamo abituati ad usare il maschile sovraesteso, ci sembra normale. Così basta un solo uomo in un gruppo di venti donne per abbandonare il femminile e parlare al maschile. Allo stesso modo continuiamo ad avere resistenze nel declinare al femminile le parole: ministra, consigliera, sindaca ci disturbano l’udito: “non suona bene” continuiamo a ripeterci. Però cameriera, infermiera ci vanno benissimo. Non solo, in una lingua come la nostra che ogni giorno accetta e naturalizza termini anglofoni, dove ormai diciamo “postare” come se lo avessimo sempre detto, solo la declinazione di genere sembra trovare tutte queste difficoltà.

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Modi di dire tossici

Oltre alla struttura della lingua poi c’è anche il come la utilizziamo ovviamente. Dunque quali sono i modi di dire sessisti che continuiamo ad utilizzare e che faticano a lasciare il linguaggio?

Non fare la femminuccia”: tipicamente usato con i bambini quando piangono, ma anche tra persone adulte. Una frase sgradevolissima che non solo cataloga le donne come intrinsecamente più deboli ma vieta anche agli uomini la possibilità di esprimere serenamente le proprie emozioni.

Hai il ciclo?”: seguendo lo stereotipo che le donne con il ciclo soffrano di sbalzi d’umore, ecco che quando qualcuno è lunatico, arrabbiato o infastidito c’è qualcuno che pone provocatoriamente questa domanda. Da evidenziare come in un paese tendenzialmente maschilista dove si fa fatica a parlare di mestruazioni, di iva sugli assorbenti, di congedo mestruale, non ci si privi di nominare le mestruazioni se è per uno sfottò.

Tanto a voi basta aprire le gambe”: in modo estremamente volgare si annullano totalmente le capacità professionali e intellettuali delle donne associando il raggiungimento di eventuali obiettivi ai favori sessuali.

Avrete poi sicuramente notato che quando un uomo sul lavoro è assertivo e autoritario allora “ha le palle”, se invece ad esserlo è una donna allora è “un’isterica”? Entrambi termini che prendono spunto dai rispettivi organi riproduttivi ma che ha valenza positiva solo nel caso maschile.

Linguaggio sessista nel mondo

E nel resto del mondo va meglio? Assolutamente no.

Germania

“Für eine Frau machst du das aber ganz gut” ovvero te la sbrighi bene, per essere una donna: l’espressione viene utilizzata per sottintendere stupore quando una donna è in grado di svolgere delle attività propriamente riconducibili all’universo “maschile”.

Francia

“Femme au volant, mort au tournant”, molto usato anche qui da noi si traduce con “donna al volante, pericolo costante”: un modo di dire riferito allo stereotipo di genere che le donne non sappiano guidare bene.

"Sois belle et tais toi" ovvero “Sii bella e stai zitta”: espressione utilizzata per indicare che tra i compiti di una donna c’è quello di apparire di bell’aspetto e di rimanere in silenzio.

Portogallo

“Como uma menina tão bonita como você está solteira?”ovvero “com’è che una ragazza carina come te è ancora single”?: quest’espressione portoghese – ma comune pressoché ovunque – vuole implicare che le donne belle esteticamente debbano avere sicuramente un uomo al proprio fianco e il fatto che non lo abbiano risulta una stranezza da indagare.

Spagna

“Ser mamá es lo más lindo de ser mujer” ovvero essere madre è la cosa più bella che possa succedere nella vita di una donna: in spagnolo come in altre culture, l’espressione viene utilizzata per indicare che la maternità è l’unica vera gioia nella vita di una donna.

Brasile

"Mulher tem de se dar ao respeito" ovvero “Una donna deve mostrare rispetto”: questa affermazione significa che una donna che si rispetti deve comportarsi e vestirsi in un determinato modo per essere rispettata dagli uomini. Altrimenti, rischia di essere considerata volgare e “facile”.

Sessismo benevolo

Affianco a questo tipo di sessismo, definito ostile, se ne trova anche un altro. Più subdolo perché mascherato da cortesia, il cosiddetto sessismo benevolo.

"Le donne dovrebbero essere amate e protette dagli uomini". Si tratta di una forma di sessismo che dipinge le donne come esseri fragili da proteggere. Pur essendo mascherato da quella che viene definita "cavalleria" in realtà non fa altro che giustificare il ruolo “subalterno” che la donna dovrebbe avere nei confronti dell’uomo.

Insomma, per il futuro: meno corone e più microscopi perché la rivoluzione inizia dal colore della cameretta.