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'Cosa succede davvero in un reparto di terapia intensiva': la lettera straziante di un'infermiera che tutti dovremmo leggere

La storia di una mamma di 4 figli che sta morendo di coronavirus e dell'infermiera che l'ha aiutata. Da leggere fino in fondo

Cosa succede davvero in un reparto di terapia intensiva la lettera straziante di uninfermiera che tutti dovremmo leggere
di Redazione

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Questo non è un articolo come gli altri. E per questo vi chiediamo di leggerlo fino alla fine, anche se è noto che i pezzi lunghi spaventano i lettori. E che magari in questi giorni in tanti, oltre a essere informati sul coronavirus, vorrebbero anche evadere almeno mentalmente. Ma quella che vi proponiamo qui è una testimonianza diretta che va ben oltre la cronaca e i dati, le polemiche e le ordinanze. Questa è la storia di una mamma che riesce a vedere per l’ultima volta i suoi figli grazie a un’altra mamma che è anche infermiera e che in questo periodo non conosce riposo o pause ma solo il lavoro disperato. Questa è anche una testimonianza così vera e diretta che in tanti, leggendola, potrebbero vergognarsi a ripensare a lamentele senza senso, da eterni bambini viziati. A condividerla sul suo account Facebook è stato il sindaco di Volvera, Ivan Marusich. Ecco cosa scrive la sua concittadina: “Buonasera sig. Sindaco, lavoro in ospedale, le scrivo perché, da cittadina Volverese vorrei descriverle una giornata tipo. Una come tante, in questo periodo. Ma non vorrei descriverle quello che stanno passando i media: numeri, statistiche, decreti e divieti. Vorrei farlo visto dal lato del paziente covid positivo e degli operatori. Il covid è molto più che un virus subdolo.

Siamo un Paese che sa solo lamentarsi

'Siamo un paese che sa solo lamentarsi per qualsiasi cosa, mai contenti di nulla. Sembra che la quarantena sia un castigo anziché una protezione per ognuno di noi. Se lo riterrà opportuno, potrà condividerlo lei, per sensibilizzare. Che bello essere chiamati angeli...ma chissà se poi lo siamo davvero. È un sabato mattina di una settimana di allerta covid. Finalmente un giorno di riposo dopo tanto lavoro. Finalmente puoi dedicarti alla famiglia. Per te la quarantena non esiste, non esiste il divieto ad uscire... non è mai esistito. Tu DEVI lavorare, sei preziosa...dicono.

E invece no, niente riposo. Arriva la chiamata. Si deve andare. C'è bisogno di coprire turni. Il lamento è d'obbligo, non vorresti... ma si fa. Mentre ti prepari, rifletti che marzo non è stato affatto clemente: turni di 12 ore, ferie annullate, riposi... cosa sono i riposi? Arrivi in ospedale, qualche figura nei corridoi, ma ancora troppa gente in giro.

Arrivi al reparto critico, quello dove sono ricoverati i pazienti positivi. Tutto blindato, suoni. Ti apre la collega che è li da ieri sera... Stremata, viso segnato dalla mascherina e gli occhiali, prendi consegna e la congedi. Deve riposare. Suona un campanello. Ti sporgi alla camera interessata, chiedi il motivo della chiamata, rassicuri che presto entrerai, e vai a vestirti. La vestizione è lunga, ci si deve bardare molto bene, non si possono commettere errori di trascuratezza. Entri dalla paziente, la conosci... la saluti. Ha un casco sulla testa, si chiama c-pap. Serve per respirare meglio.. non ha molte speranze e il monitor al quale è collegata ne dà conferma. Ma la paziente è cosciente, lucida e orientata nel tempo e nello spazio... ma soprattutto sa che sta per morire. Lo sa, lo percepisce... lo sente. Parli un po’ con lei.

Cosa succede davvero in un reparto di terapia intensiva la lettera straziante di uninfermiera che tutti dovremmo leggere

Quello sguardo implorante ti uccide

'Non mangia da giorni. Questa mattina chiede la colazione. Ha un diabete non controllato e vuole due fette biscottate con la marmellata. Sarà certo il diabete il suo peggior nemico ora? E riferisci alla collega di passarteli.Quello sguardo implorante ti uccide. Distogli ogni tanto gli occhi da lei per non morire dentro... Mentre le sistemi i cavi dei parametri vitali, lei ti prende la mano... amore, sei mamma? Si, di due ragazzi. Allora puoi capire cosa sto provando? Posso provare, ma se vuoi, puoi descrivermelo... ti ascolto.

Ho 4 figli... sono sempre stati tanto mammoni. Un rapporto bellissimo, anche perché gli ho fatto da madre e da padre, visto che sono rimasta vedova da giovane... Non ho paura di morire, non vorrei solo soffrire. Ma un giorno, uno dei miei figli è venuto a trovarmi e non lo hanno più fatto entrare.. è stato obbligato, non una scelta. Non ho potuto vedere più i nipoti, le nuore...nessuno. Io qui, loro a casa. Non ho potuto dir loro quanto bene gli voglio...

Ma chiamali al telefono e diglielo! Si, ma non è la stessa cosa... E vabbè, però ti sentono, ti parlano...è già qualcosa, meglio di niente... Li chiamo ogni giorno,l i sento che stanno soffrendo perché non possono stare con me fino alla fine. Entra il medico... la visita... squilla il telefono, è uno dei figli.. la paziente gli dice: c'è il medico, te lo passo. Il medico descrive al figlio la situazione. È davvero critica...

'Alla signora viene detto che dovrà essere intubata presto e che non ha molto da vivere. Il figlio chiede di poterla vedere per un ultimo, breve saluto. Non è possibile... il covid non decide su chi posarsi... si insinua su chiunque... Il medico esce dalla stanza... la signora piange disperata. Mentre è ancora al telefono con il figlio, il figlio piange con lei... lei ha sempre su di te quello sguardo implorante, come volesse chiederti di fare qualcosa... chiedi di passarle il telefono. La signora ha un telefono vecchio, non è anziana, ma nemmeno tecnologica... non puoi avvicinare il telefono all'orecchio, quindi non sai cosa ti risponde il figlio... ma quello sguardo ti ha trapanato... non sei soltanto un operatore, sei mamma, sei figlia...

Vi farò vedere la mamma

'Dici al figlio: radunatevi tutti e 4 ma proteggetevi con le mascherine. Fatelo prima che potete e poi chiamate in video chiamata questo numero... e gli dai il tuo.... vi farò vedere mamma. È poca cosa, ma almeno non sarà una cosa interrotta di netto, e la potrete vedere. Gli dici che sarai li x altre 10 ore e di richiamare più volte se non rispondo subito... Non passa neanche un'ora... la collega dice che dalla borsa sta squillando il tuo telefono... tu sei sempre vestita e sempre in quella stanza.. non sei mai uscita... le chiedi di prendere il cellulare, metterlo in un sacchettino, disinfettarlo e passartelo. Apri la video chiamata.. tutti e quattro i figli li... la paziente non se lo aspettava ed è felice come una Pasqua.....e tu con lei. Si parlano un bel po’... si raccontano, si dicono ti amo... lei desatura spesso perché si sta affaticando... ma sai il destino nefasto, non te la senti di chiedere di chiudere. Già una volta sono stati obbligati a tagliare, ora vuoi che la decisione sia la loro...

La chiamata dura circa mezz'ora... ed è come se un cerchio si fosse chiuso, quello che doveva essere è stato… lei aveva resistito solo x loro, per vederli, per salutarli. Hai il cuore in mille pezzi. Pensi a te e ai tuoi figli e comprendi tutto... ogni sua preoccupazione. Ti prende la mano, ti dice grazie, veglierò su di te, per quello che hai fatto. E fai fatica a non piangere.

La paziente si spegne. Decidi di uscire e lasciare ai colleghi il resto. E vedi che, come le procedure prevedono, la cospargono di disinfettante, la avvolgono in un lenzuolo e la portano in camera mortuaria. Sola....sola... i suoi effetti personali messi in triplice sacco nero andranno inceneriti...

E se ora non avevi pianto, ora non ce la fai più

È domenica mattina.. l'agenzia di pompe funebri è venuta a prendere la salma. Uno solo dei figli presente, a debita distanza. Non l'ha più vista da quella video chiamata. Dà indicazioni all'incaricato e vanno via... la sua macchina svolta a destra, la salma va a sinistra... sola. Non ce la fai, quello è troppo!!! E se fino ad ora non avevi pianto, ora non ce la fai...

A casa apri Facebook. Lamentele ovunque. Vi hanno negato la libertà, il bimbo non può andare più al parco, il cane passeggia troppo in là da casa, non si trova più lievito... Quanta ignoranza...quanti pochi problemi ha la gente... ma su una cosa ancora siamo fortunati: a noi ci saranno state anche negate delle cose, dovremmo anche fare sacrifici... ma almeno noi abbiamo ancora la dignità, un diritto che il covid19 ti toglie, senza poterti lamentare... Un diario dalla prima linea, quella umana, del cuore…”.

02/04/2020