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Perché le donne vengono pagate meno degli uomini? I tre motivi del Gender gap salariale spiegati facile facile

E' il divario retributivo di genere, cioè la differenza tra il salario annuale medio percepito dalle donne e quello percepito dagli uomini in una determinata area geografica, settore o azienda a parità di performance e di responsabilità

Perché le donne vengono pagate meno degli uomini I tre motivi del Gender gap salariale spiegati facile facile

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Le donne percepiscono in media uno stipendio in meno all'anno degli uomini. E' di questa portata il divario retributivo annuale percepito dalle lavoratrici rispetto ai loro colleghi maschi, in un determinato Paese e settore professionale, a parità di performance e di responsabilità. Gli esperti in materia statistica affermano che con questo trand per raggiungere la parità salariale e sconfiggere la violenza economica ci vogliono altri 150 anni (prendendo in considerazione solo i Paesi in cui la donna gode già degli stessi diritti dell'uomo, per gli altri i secoli si raddoppiano). 

I tre motivi

Non esattamente una bella prospettiva. Ma ai più sorge spontanei una domanda. E' legale pagare una donna meno di un uomo? Come è possibile che in paesi democratici con costituzioni che sanciscono appunto la parità formale e sostanziale tra i generi, accada ancora questo? I motivi sono tanti e li riassumeremo in tre aspetti che influenzano le nostre vite, quelli socio-culturale e politici. I motivi culturali, anzi chiamiamoli sotto-culturali portano le donne, a causa della loro educazione a scegliere lavori meno retribuiti, pensate alla sproporzione di presenza femminile nelle professioni di cura. Pensate all'uso massiccio di contratti part time per tornare prima a casa e accudire figli o genitori anziani. Pensate ai congedi di maternità previsti solo per le donne, quelli di paternità si riducono a pochi giorni l'anno. Pensate al dato ancora spaventoso di inoccupazione femminile. Nei motivi socio-politici introdurrei una scarsa trasparenza aziendale. Capita infatti che a parità di mansione e orario di lavoro alla donna vengano offerti contratti con retribuzione inferiore. Questa piaga però è la più semplice da risolvere. In Italia per esempio il divario è sceso al 5% dal 15% europeo per due motivi. Uno è lodevole ed è quello relativo agli accordi tra impresa e parti sociali. Il secondo purtroppo è il fatto che il nostro Paese vanta un dato preoccupante di occupazione femminile. Lavorano solo il 45% delle donne. Meno di una su due. 

In conclusione

In futuro questo divario potrebbe crescere per via dell'aumento delle professioni in ambito scientifico che le donne continuano a scegliere meno dei maschi. Pensiamo alla grande sfida dell'intelligenza artificiale, se la donna non partecipa a questa rivoluzione potrà solo peggiorare le proprie condizioni di vita ed ecco che si arriva ai famosi 150 anni. Insomma dobbiamo lavorare su due binari. Quello culturale per cambiare la mentalità e far uscire le donne di casa. Ci vuole un impegno di tutti e tutte anche personale per rendere le famiglie non luoghi di discriminazioni ma spazi di parità, dove ci si occupa dei figli e degli anziani con tempi uguali che si è maschi o femmine. Ancora rendere la vita lavorativa (per tutti però non solo per le donne) più flessibile e più adattabile al carico familiare. E qui entra in gioco la politica che non può continuare a credere che "basta impegnarsi e una riesce a far tutto". La donna che riesce a fare carriera e ad avere una famiglia è una super eroina. Noi dobbiamo costruire una società migliore e a misura umana per donne normali. 

Chi è Claudia Goldin

Claudia Goldin ha vinto (per la prima volta una donna da sola) il premio Nobel per l’Economia per aver studiato il gender pay gap. Ha dimostrato che il divario cresce dieci anni la fine degli studi, ossia quando si inizia a mettere su famiglia. In un’intervista al Financial Times, quale è il problema principale: "le donne continuano a essere il partner che si spende di più dentro la famiglia. Tale impegno diventa un limite per la crescita della retribuzione poiché questa aumenta più che proporzionalmente in base alla disponibilità a superare l’orario di lavoro, ad esempio nel weekend, in vacanza, o in qualsiasi momento venga richiesta la prestazione".

 

07/03/2024