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Aula in lacrime al processo Cappato: la madre e la fidanzata di dj Fabo commuovono tutti

'Gli ho detto vai', Carmen Carollo piange durante la testimonianza e piange pure il pubblico alle parole di Valeria: “Una morte utile”

Aula in lacrime al processo Cappato la madre e la fidanzata di dj Fabo commuovono tutti
di Redazione

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'Vai Fabiano, la mamma vuole che tu vada'. Così Carmen Carollo, la madre di Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, racconta l'istante prima del suicidio assistito in Svizzera, quando il figlio 40enne - cieco e tetraplegico dopo un incidente in auto - ha premuto il pulsante, iniettandosi il farmaco mortale.  La donna, visibilmente commossa, ha testimoniato nel processo milanese che vede imputato Marco Cappato, accusato di aver accompagnato il 40enne deejay nella clinica Dignitas.

Aveva assolutamente deciso di morire

In aula racconta la sofferenza di una madre che ha assistito alla scelta del figlio, 'diventata un incubo'. 'Ci 'minacciava' di far lo sciopero della fame', dice. 'Non avrebbe voluto vivere così, non aveva paura di morire, aveva paura della sofferenza. Non sopportava la sofferenza, aveva assolutamente deciso di morire', dice la mamma. 'Fabiano ha fatto tutto da solo, è stato bravissimo. Lui aveva capito che non avevo accettato interiormente la sua scelta e allora per farlo andare via sereno gli ho detto ’Vai Fabiano, la mamma può continuare, voglio che tu vada'. E lui ha schiacciato il bottone'. Un racconto accompagnato da lacrime. 'Lo sapevo che avrei pianto. Sono stata forte fin qui', ha detto quando il pm di Milano Tiziana Siciliano le ha dato un fazzoletto. 'Forse lo è stata fin troppo', la replica dolce del magistrato.

La testimonianza straziante della fidanzata

In aula ha parlato oggi anche Valeria, fidanzata di dj Fabo. 'Posso definirmi una combattente, ho combattuto con Fabo, con me stessa, se andare avanti tra essere la sua protesi e 'io non ti aiuto'. In qualche maniera - spiega - ho combattuto quella scelta, tergiversavo, cercavo qualcosa per farlo stare meglio ma non l'ho trovato. Io usavo con lui una metafora pugilistica: stavo combattendo con la signora Morte e mi sentivo sconfitta, ma lui mi diceva 'non ti devi sentire sconfitta perché questa è una vittoria''.

La libertà di scelta

'Fabiano ha deciso di portare avanti questa battaglia in maniera pubblica per sua scelta. La libertà è un valore importante e se questo poteva smuovere qualcosa sarebbe stato contento. Così ha fatto il video, era un modo per farlo sentire vivo, si sentiva vivo, utile, a portare avanti questa battaglia', sottolinea.

Prima la lotta e poi la resa

'Valeria ma che vita è questa? Non è vita, io non so perché sto cercando di sopravvivere'. E' una delle frasi che dj Fabo ha rivolto alla fidanzata nel lungo calvario che lei ha raccontato in aula. Un lungo pellegrinaggio dall'incidente in auto la notte del 12 giugno 2014, che lo rende cieco e tetraplegico, alla decisione di togliersi la vita nella clinica Dignitas lo scorso 27 febbraio. Dopo i tanti trattamenti negli ospedali lombardi, la cura in India con le cellule staminali dà qualche risultato transitorio, ma il ritorno a casa nella primavera del 2015 segna la decisione irreversibile: 'Lui aveva capito che non c'era più nulla da fare, che da quella situazione non sarebbe più uscito', racconta Valeria che non ha mai lasciato il fidanzato. 'Lui ha chiesto di morire, non sono rimasta stupita della sua decisione, lui non voleva viver così', dice in un'aula gremita.

La decisione di suicidarsi

'Fabiano era vita all'ennesima potenza, diceva 'per me la vita è qualità non quantità, io non sto vivendo, sto sopravvivendo in quantità'. Sapevo che avrebbe scelto di andare in quella direzione', aggiunge Valeria che racconta una scelta fortemente voluta da Fabiano. Quando lei tergiversava di fronte alla possibilità della morte assistita, 'Lui, per dei giorni, entrava in sciopero della fame e della parola'. Avrebbe potuto dire no a quella volontà? 'L'avrei potuto fare, ma a mio avviso non gli avrei voluto bene, non lo avrei amato come lo ho amato, lui avrebbe fatto lo stesso', continua Valeria.

Fermare la sofferenza

'Interrompendo le cure, l'agonia per lui si sarebbe prolungata e avrebbe sofferto, in casa dove ci sarebbe stata sua madre, lui voleva tutto tranne che soffrire ancora', prosegue Valeria.  'Fabiano con la sua semi autonomia avrebbe potuto impiegarci 7-10 giorni di agonia', racconta la fidanzata. 'Fabiano aveva costantemente dolori dappertutto, era costantemente sotto farmaci, come se avesse dei crampi fissi, soprattutto nelle gambe, aveva dolori fortissimi e lui se ne lamentava. Chiedeva il triplo della quantità di medicinale indicata dal medico, tante notti la madre Carmen è rimasta sveglia, perché lui - ricorda - non riusciva a dormire per i dolori'.

In attesa della legge sul biotestamento

Valeria racconta poi l'arrivo alla clinica Dignitas: 'Il giorno prima è stata fatta una 'prova' per posizionare questo pulsante tra i denti, lo ha fatto un'infermiera, Fabiano si è prima agitato, alla fine ci è riuscito e si è calmato. Quel giorno abbiamo riso e scherzato, abbiamo parlato di tutto'. 'Non ho dormito quella notte, facevo fatica a guardare ogni singolo minuto. Quando si è svegliato, gli ho detto 'ci siamo, è oggi se lo vuoi, o possiamo tornare indietro'.. Noi - io e Carmen (mamma Fabiano, ndr) c'eravamo quando ha schiacciato' il pulsante con il veleno mortale, 'in pochi secondi ha chiuso gli occhi e si è addormentato'. Così è finito racconto di Valeria, una sorta di psicodramma per tutte l’aula e per la nazione intera forse: la speranza di chi è stato amico di Fabo è che tutto questo serva all’approvazione della legge sul testamento biologico. Perché il suicidio di Fabiano sia una morte utile.

04/12/2017