Tagli agli studenti disabili, una mamma: “I nostri figli hanno diritto alla scuola. Assurdo colpire i più fragili”

“Così si lede un diritto sacrosanto di questi ragazzi. Non possiamo accettare di vederli ancora una volta allontanati dalla scuola. Senza le figure di supporto, o con l’insufficienza della loro presenza, la frequenza non solo è inutile ma talvolta anche dannosa”.

di Ignazio Dessì

Giustificando la decisione anche con l’innalzamento dei costi dovuto ai prezzi dell’energia, nel Cagliaritano è stata tagliata l’assistenza agli studenti disabili, facendo precipitare sulle spalle dei più fragili le conseguenze della guerra del gas, del conflitto in Ucraina e della speculazione. Anche se forse non è solo questo.

A sottolineare quanto sia grave il problema, evidenziando che si sta calpestando un diritto legittimo, è una mamma del capoluogo sardo, la cui voce si intona con quelle di tantissime altre. La chiameremo Maria, per tutelare la privacy che le risulta preziosa. Maria evidenzia con poche parole l’ingiustizia di quella decisione. Ricorda quanti sacrifici ha fatto per quel figlio, bello, diverso e tanto amato. Lei e suo marito lo hanno seguito amorevolmente, tra le difficoltà della vita, le incombenze del lavoro e le altre esigenze familiari. L’hanno portato da medici e specialisti, gli hanno fatto fare incredibili progressi, ed ogni piccolo miglioramento è stata una benedizione. Un risultato della volontà. Un prezioso soffio vitale. Lo hanno accompagnato a scuola e lei l’ha sorretto col suo amore di madre, affiancata in questo dalla famiglia e dall’educatore di sostegno. Ragazzo e psicologo d’oro, divenuto per suo figlio una figura fondamentale. Ora però la decisione della Città Metropolitana arriva come una doccia fredda e mette a rischio tutto il lavoro fatto a costo di grandi sacrifici. E a Maria non rimane che manifestare la sua amarezza con indiscutibile dignità.

Scuola grande incognita

“Chi si ritrova ad essere genitore di un figlio disabile – spiega - prende subito consapevolezza che non c’è spazio per la disperazione e l’autocommiserazione, ma deve subito armarsi perché capisce che il mondo non è preparato ad accogliere la disabilità e saperla gestire, quando questo è richiesto. Ci si barcamena tra medici, terapisti, psicologi educatori domiciliari investendo tempo e denaro alla ricerca dei professionisti più qualificati che sappiano far emergere le potenzialità dei nostri figli. Da sempre però è la scuola la grande incognita, perché può essere madre amorevole o matrigna, a seconda di chi  si decide debba affiancare nostro figlio”.

Eppure le leggi italiane parlano chiaro circa la necessità di sostenere e integrare nel migliore dei modi i ragazzi disabili.

“L’Italia ha una legislazione sull’integrazione degli alunni disabili che è all’avanguardia in Europa e non solo – spiega Maria - peccato che, come spesso capita nel nostro Paese, l’insufficiente sensibilità di chi amministra renda talvolta inapplicabili queste norme. Sappiamo, per esperienza personale, che per anni abbiamo dovuto rivendicare il diritto al sostegno nelle aule dei tribunali, uscendone sì vincitori, ma fortemente amareggiati. Pensavamo di aver messo un punto fermo sul fatto che il diritto allo studio dei ragazzi disabili fosse finalmente entrato nella coscienza collettiva come un diritto inalienabile, così come per gli altri studenti, perché - è bene ribadirlo - i nostri figli hanno gli stessi diritti dei loro compagni. Invece ci ritroviamo a dover ancora una volta vederli allontanati dalla scuola, perché se è vero che formalmente questa li deve comunque accogliere, siamo ben consapevoli che senza le figure di supporto, o con l’insufficienza della loro presenza, la frequenza non solo è inutile ma talvolta anche dannosa”.

Decine di famiglie coinvolte

In questo momento la crisi e le esigenze di bilancio evidentemente fanno passare in secondo piano quel diritto dei ragazzi disabili. I soldi scarseggiano e si decide di ridurre le ore agli educatori: un taglio all’assistenza degli studenti disabili delle scuole superiori. Inevitabile che Maria, mamma incrollabile, sia a tratti indignata  nera davanti a un diritto conquistato con le unghie e con i denti che viene pesantemente affievolito.

“Ho solo voglia di gridare che è assurdo, oltre che ingiusto”, afferma, ricordando che nella sua situazione sono in tanti: decine e decine di famiglie. Per altro i genitori interessati pare abbiano saputo della decisione solo attraverso gli incolpevoli professionisti che seguono i loro figli. Nessuna comunicazione ufficiale sarebbe arrivata. I professionisti invece avrebbero ricevuto una nota dagli uffici della Pubblica Istruzione dell’ente, firmata dal delegato di settore del sindaco e dal dirigente responsabile.

“Una scelta, quella della riduzione del monte ore assegnato ai singoli studenti, adottata – si fa sapere - non a cuor leggero”.  Nella nota si parla di un “continuo incremento della platea dei fruitori nel corso degli ultimi anni che ha, di fatto, accresciuto esponenzialmente il fabbisogno finanziario”.

Gli educatori – si sottolinea - “vanno pagati e per farlo negli ultimi anni il finanziamento è cresciuto per ben tre volte”. Per di più “per i casi più complessi, il Tar ha disposto l’ulteriore affiancamento di un Oss”, quindi “spese ulteriori. Che sono suddivise a metà tra città metropolitana e regione”.

Ed allora, fa notare Maria, “rispetto al riconoscimento dell’insufficienza dell’assistenza precedente,  si risponde diminuendo di oltre il 30 per cento il servizio offerto?”. Quelle della mamma cagliaritana sono parole amare ma ormai il dado è tratto, con tutte le conseguenze del caso.

Una donna che combatte

Se Maria non fosse abituata a lottare per i diritti di suo figlio, non fosse abbastanza disillusa per capire che dietro un’emergenza nazionale o internazionale c’è sempre la possibilità che ci sia un’altra gestibile verità, alzerebbe con rassegnazione bandiera bianca, subendo l’ennesimo sopruso. Ma Maria non è così. Maria è una donna che “combatte da sempre per suo figlio, è abituata a leggere e a studiare”. E così studia le carte, le cerca tra le parti più criptiche dei siti delle amministrazioni pubbliche e scopre una cosa: “L’aumento del prezzo del gas e dell’energia potrebbe non essere l’unica ragione del taglio delle ore dell’assistenza educativa specialistica”. Bisogna infatti tener conto che la “sentenza del TAR Sardegna del 2022 ha accolto il ricorso dei genitori che hanno lottato per veder riconosciuti i diritti dei propri figli”. E “questa vittoria a certi signori della politica potrebbe non essere andata giù. Se è vero che sembrano aver deciso di presentare il conto a tutti gli studenti disabili della Città Metropolitana di Cagliari e di volersi rifare sull’anno scolastico 2022/23 della maggior spesa che l’amministrazione ha dovuto sostenere per effetto della sentenza del TAR nell’anno scolastico 2021/2022. Il servizio educativo, anziché partire all’inizio dell’anno scolastico, è iniziato solo il 3 ottobre e le ore di assistenza educativa assegnate agli studenti sono state notevolmente ridotte. Oltre al danno la beffa”.

Una decisione dalle conseguenze pesanti per le famiglie coinvolte.

“La decisione di tagliare pesantemente le ore educative scolastiche arreca un danno enorme ai nostri figli – dice Maria -  Gli educatori hanno un ruolo fondamentale all’interno della scuola e non si può prescindere dalla loro presenza, non solo come un mero riempitivo per integrare le ore del sostegno, ma bensì come figure professionalmente qualificate per facilitare l’apprendimento, potenziare le autonomie e favorire la relazione con i coetanei”.

'Possibile paghino sempre i più deboli?'

Ma, si insiste, i soldi non sono più sufficienti. “La drammatica situazione in cui versano gli enti locali, a causa fondamentalmente dei problemi indotti dagli aumenti dei costi dell’energia, non ci consente ulteriori adeguamenti”, scrivono il delegato e il dirigente, e da qui l’inevitabile “riduzione percentuale (30% circa) del monte ore (di assistenza educativa) assegnato a ciascun studente”.

Ma è possibile che a pagare per primi siano sempre i più deboli in questa società?”, si chiede Maria. E’ possibile che i risparmi non possano essere fatti da altre parti dove ci sarebbero meno contraccolpi sociali ed umani?”.

Quel 30 per cento e più di ore in meno costringono gli educatori a correre da una parte all’altra per coprire i buchi, con inevitabile calo della qualità di un servizio che a Maria ha dato la soddisfazione di veder migliorare giorno per giorno il suo sfortunato e meraviglioso ragazzo. Un ragazzo che, come molti altri nella sua condizione, viene ora condannato a stare per molto tempo senza assistenza. E’ giusto questo?

'Un frangente delicato per tutta l'Europa'

Per altro i referenti della Città Metropolitana sottolineano nella nota che “finora sono rimaste inascoltate le richieste avanzate alla Regione per un incremento del budget. Capiamo bene che la situazione è difficile per tutti – scrivono nel documento – per questo, in un frangente storico economico particolarmente delicato per tutta l’Europa, vi chiediamo collaborazione in questa fase finale dell’anno”.

Maria però si chiede, con suo marito, ancora una volta, come farà a dare il meglio a suo figlio. Si domanda se riuscirà a mantenere i notevoli risultati raggiunti.

“La scuola è il luogo  costituzionalmente deputato alla crescita di tutti i ragazzi, - fa notare la donna -  tant’è che è obbligatoria la frequenza. Per i ragazzi con disabilità è spesso l’unico luogo, e quasi sempre l’ultimo della loro vita, in cui possono relazionarsi con un gruppo di coetanei. Di fronte a questo scempio, chiediamo che vengano restituita dignità ai nostri figli, non abbiamo bisogno né di empatia né di carità pelosa ma di amministratori e politici che rispettino e realizzino i diritti dei nostri figli e, con un minimo di lungimiranza, sappiano guardare al di là del proprio naso. Scendendo sul campo prettamente ragionieristico, per stare in sintonia con i nostri amministratori, vorrei sottolineare che investire sulla disabilità significa avere un domani cittadini più autonomi e meno bisognosi di assistenza e perciò meno onerosi per la società”.