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'Ho 18 anni. Come dico ai miei che sono incinta?'

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Domanda - Cara Dottoressa, sono una ragazza di 18 anni e sono incinta di 6 settimane. Il mio fidanzato è contentissimo e abbiamo deciso di tenerlo anche se non abbiamo una buona base economica. Non so come dirlo ai miei genitori, con loro ho un rapporto molto distaccato e ho paura che possano commettere qualche sciocchezza su di me e al mio fidanzato. Spero che avrò al più presto sue risposte. Desy

Risposta - Cara Desy, di fronte ad un evento così importante è necessario che tu ne parli con i tuoi genitori. Può darsi che il primo impatto non sia facilissimo, ma sono sicura che loro saranno felici dell'evento quanto lo sei tu. La cura di un figlio e tutte le responsabilità che ne conseguono sono probabilmente troppo grandi per due ragazzi come voi che, solitamente al giorno d'oggi, sono ancora presi dallo studio e dalla vibrante incognita del futuro. Un figlio necessariamente condizionerà l'andamento delle vostre vite, ma ciò riguarderà anche i vostri familiari. Non abbiate timore di chiedere aiuto a loro. E chissà che grazie a questo bambino il vostro rapporto non possa migliorare.

Domanda - Gentile dott.ssa, ho 46 anni, sono divorziato e ho 2 bimbi che non vivono con me. I problemi (e i pensieri) conseguenti a tale situazione mi stressano e non mi lasciano sereno un attimo. Ho infatti scarsa concentrazione su tutto, soprattutto sul lavoro e la memoria talvolta non mi aiuta. Mi sento spesso sotto pressione, in ritardo, inconcludente! Ora, a parte vari disturbi intestinali (colon), di recente mi è stata riscontrata un'ipertrofia prostatica e una prostatite che mi sta creando parecchi disagi anche sotto il profilo psicologico. Ho fatto accertamenti e non risulta nulla di rilevante. Faccio sport (palestra) per cercare di `scaricare` ma non sembra sufficiente! Le chiedo: c'è un nesso tra questi disturbi e la mia situazione? Cosa potrei fare? La ringrazio e la saluto molto cordialmente. Angelo

Risposta - Gentile Angelo, sicuramente gli eventi stressanti che le sono capitati non l'aiutano a mantenere una buona qualità della vita. Ciò si ripercuote sulla concentrazione e sulla memoria, ma anche su zone del corpo per lei più sensibili: il colon e la prostata. In particolare, la prostatite può dipendere da molteplici fattori che agiscono contemporaneamente: batteri, un'alimentazione poco sana, problemi intestinali, stress, fumo, infezioni dell'uretra, ecc. La prostatite spesso si associa all'ipertrofia prostatica a causa dell'alterazione del flusso urinario e del ristagno di urine che possono generare infezioni e infiammazioni. Quando la causa della prostatite non è batterica, si potrebbe supporre che abbia una base psicologica dovuta allo stress. In generale, il fisico risente degli eventi stressanti e ciò è tanto più vero se la persona è predisposta a disturbi psicosomatici. Le consiglio di fare periodicamente dei massaggi, di imparare alcune tecniche di rilassamento così da distendere i muscoli soggetti a tensioni e comunque di seguire un regime di vita più regolare e un'alimentazione più sana. Faccia sempre dei controlli dal suo medico per evitare che il disturbo possa diventare cronico.


Domanda - Gentilissima dottoressa, sono arrivato a 56 anni, aspetto ragazzo avanzato, alto e moro, la risposta della mia psiche a situazioni che mi sembra di non poter controllare è mal di pancia con conseguente necessità di andare in bagno (anche più volte di seguito). Faccio un elenco delle situazioni di disagio. Andare in automobile con altri oppure andare con la mia auto ma con persone con cui non mi trovo a mio agio, motivo: spesso il traffico costringe a file lunghissime e in quel frangente mi sento intrappolato, senza via di uscita, comincia a salire l'angoscia che produce il disturbo. Per lo stesso motivo non viaggio in pulmann, in quanto soggetto a tragitti lunghi e a soste programmate dagli autisti (ti puoi fermare solo quando lo decidono loro). Andare a cena a casa di persone poco conosciute mi crea disagio, andare a cena in ristoranti e in luoghi in generale dove c'è rischio che non ci sia un bagno (e se mi viene il mal di pancia come faccio?). Di contro riesco ad andare in luoghi dove ho già accertato di poter usare bagni comodi e lontani dalle stanze dove sono riunite le persone. Insomma sto bene solo quando viaggio e sono da solo perché comunque posso trovare una soluzione alle mie eventuali problematiche. Gli altri mi danno la sensazione di non poter controllare la situazione. I luoghi e le persone mi danno più o meno sicurezza e a seconda di questo riesco a stare bene e tranquillo od essere soggetto a questa psicosomaticità. A prescindere da questo sembra incredibile ma sono anche una persona molto socievole e disponibile. Non ho mai affrontato il problema, però seguo da molti anni il buddhismo tibetano ed ho fatto molta meditazione che è stata molto utile, ma non fino al punto di aiutarmi a guarire. La ringrazio per l'ascolto. Luigi

Risposta - Gentile Luigi, come lei scrive, il disagio di dover andare in bagno le capita solo quando si trova in luoghi che lei reputa poco sicuri o che comunque non le sono familiari. Parallelamente immagino che quando si trova a casa o in ambienti ben conosciuti non abbia alcun problema. Il controllo è il tema principale di questo disturbo, poiché l'ansia e il disagio emergono prepotentemente proprio quando lei non riesce ad avere la situazione sotto controllo. Il desiderio di voler controllare tutto è presente anche in altri ambiti della sua vita (sentimentale, lavorativo, familiare, ecc.)? Le consiglio di iniziare una psicoterapia al fine di comprendere le motivazioni psicologiche che sottostanno all'ansia e alla tendenza a non voler perdere il controllo delle situazioni.

Domanda - Come si può convincere una ragazzina di quasi 13 anni alla quale sia il dietologo che l'ortopedico hanno suggerito di fare sport, a fare un'attività fisica? La sua risposta è che non ha motivazioni e rimane davanti al PC curva per ore nonostante le minacce di farglielo sparire. Otto

Risposta - Gentile Otto, uno dei miei ultimi articoli su tiscali riguardava il rapporto tra i giovani e i media interattivi. Effettivamente l'avvento della nuova tecnologia ci ha resi tutti più rapidi nel comunicare, ma ha anche generato nuove dipendenze, come quella da internet e da videogiochi. È indiscutibile che i bambini e gli adolescenti in particolare debbano assolutamente limitare l'uso del computer affinché abbiano lo spazio necessario per sviluppare la loro emotività e la socializzazione nella vita reale e non attraverso uno strumento tecnologico. Lei mi scrive che gli specialisti che stanno seguendo sua figlia sono un dietologo e un ortopedico, per cui presumo che sia una ragazzina che ha qualche problema di peso oltre a problemi di natura ortopedica. Prima di tutto è necessario capire i motivi per cui sua figlia non vuole fare sport: si vergogna del suo fisico? Ha paura del confronto con gli altri? È particolarmente timida? Ha avuto esperienze traumatiche di qualche tipo che la condizionano? Le motivazioni possono essere molteplici, ma sarebbe importante andare a fondo su questo aspetto, magari anche grazie all'aiuto di uno psicologo. Nel frattempo, tenti di raggiungere una sorta di compromesso con sua figlia: le faccia provare vari sport (magari uno diverso ogni settimana), scegliendo anche tra quelli meno comuni, fino a che non ne abbia trovato uno che intenda proseguire e che soprattutto la diverta.


Domanda - Buongiorno mi chiamo Susanna ho 48 anni, sono sposata da 30 anni, ho 3 figli, ma ho un grosso problema. Un anno fa ho avuto un intervento ginecologico, non riesco a vivere i momenti intimi, ma purtroppo mio marito non mi capisce, mi ha detto delle cose che mi hanno ferito dentro. Sono arrivata al punto di non provare più niente per lui. Ho deciso di separarmi, ma lui non lo capisce, siamo separati in casa, forse per lui e per comodità, per avere tutto pronto. Mi sento vuota, non so come uscirne fuori grazie, Susy.

Risposta - Gentile Susy, sposarsi a 18 anni, come lei ha fatto, non è una cosa facile, soprattutto al giorno d'oggi. Si vive tutto all'insegna della più spensierata incoscienza, ma a lungo andare si fanno i conti con i doveri di genitore e quando vi si giunge troppo presto si toglie spazio alla realizzazione personale e professionale. Un matrimonio affrontato da molto giovani è difficile anche perché si cresce insieme durante la vita di coppia e non necessariamente i percorsi procedono parallelamente. A volte può andare benissimo, altre ci si accorge di aver camminato in direzioni che pian piano si sono rivelate divergenti. Ho fatto questa premessa perché bisognerebbe capire cosa sta dietro le affermazioni così dure di suo marito e come mai le sono bastate queste considerazioni per rendersi conto che non prova più niente per lui. Indubbiamente un intervento chirurgico è sempre fonte di stress e le affermazioni di suo marito possono essere state un elemento aggiuntivo, ma è sicura che la crisi non fosse iniziata prima? Trent'anni di matrimonio sono tanti e sarebbe un peccato buttarli al vento senza aver tentato prima di recuperare il vostro rapporto. Provate a mettere da parte i rancori e a parlarvi con franchezza cercando di cogliere ciò che vi sta facendo allontanare. Dopo un profondo chiarimento mettete tutte le vostre energie nel ricercare ciò che vi ha unito inizialmente. Se riuscirete a ritrovare dei piccoli spiragli di gioia e piacere nello stare insieme, allora tutto sarà lentamente più facile. Altrimenti, come sempre più frequentemente accade oggi, ci si rivolge ad un legale per la separazione. D'altra parte lo stare insieme prevede sì dei sacrifici, ma è pur vero che questi devono essere improntati alla felicità.

08/07/2011