I padri non devono aiutare le mogli, devono essere presenti

La questione non è dare un aiuto ma essere coinvolti in prima persona nella gestione della casa e della famiglia

di Caterina Steri

“Mio marito mi aiuta in casa”, “mio marito non mi aiuta affatto”, “il mio non mi aiuta con i bambini”. Quotidianamente sentiamo pronunciare queste frasi. Sono espressioni che fanno parte del linguaggio comune che portano da un lato le donne a sentirsi miracolate qualora i compagni partecipino attivamente e spontaneamente alla conduzione familiare, dall’altro gli uomini a sentirsi liberi di scegliere se farlo o meno.
Le donne inoltre si sentono in colpa nel momento in cui non riescono a portare a termine tutto ciò che dovrebbero.

A tal proposito, penso che la parità dei sessi si raggiunga sia con i fatti, ma anche con le frasi che pronunciamo ogni giorno.

Un marito/padre che stira i panni, fa il bucato, lava i pavimenti, gioca con i figli, li lava, li nutre e li mette a letto, non è un uomo che aiuta una donna, ma semplicemente un uomo presente nella propria casa, la cui compagna non è miracolata, ma riconosciuta per essere una persona che non può e non deve fare nulla da sola.

Signore care, quindi, non sentitevi in colpa se i vostri mariti sono presenti, anzi! E non cercate di essere totalizzanti nelle attività domestiche, sentendovi deficitarie se a fine giornata non avete compiuto tutto ciò che vi eravate ripromesse all’inizio.

Pensate pure che esistono uomini a cui piace essere parte attiva della quotidianità familiare. Che provano piacere nel cucinare, riordinare gli spazi, fare la spesa e passare del tempo esclusivo con i figli.

Mi rendo conto che questo è un tipo di pensiero difficile da accettare, sopratutto dalle donne, troppo influenzate da una società che le ha costrette per tanto tempo a badare solo alla famiglia. O a lavorare ma a tornare a casa la sera pensando di dover fare tutto da sole.

Per fortuna già da un po’ si può assistere ad una controtendenza dove troviamo donne meno stressate, uomini partecipi e presenti e coppie più complici anche negli oneri domestici, che se fatti insieme diventano meno pesanti. Senza contare poi che un padre è presente anche nel momento in cui sostiene psicologicamente la madre e tutto questo non può che avere un enorme impatto benefico sullo sviluppo e la crescita dei figli.

Ergo, la figura paterna non deve essere più concepita come marginale nell’accudimento e  felicità dei figli.

Avere due genitori con cui passare del tempo di qualità è un prezioso dono per la prole che cresce con un maggior senso di sicurezza, autostima e avrà più probabilità di diventare una categoria di adulti felici. Più entrambi i genitori hanno la possibilità e la voglia di assumere il loro ruolo in modo empatico e di qualità verso i figli, più questi ultimi ne trarranno vantaggio.

Una coppia genitoriale felice e unità è una risorsa fondamentale per lo sviluppo felice ed equilibrato dei figli e per la serenità degli adulti.