Scopri il tuo rischio di ammalarti

di Roberta Giommi

Molti psicoanalisti hanno scritto sugli organi bersaglio, organi che riflettono le nostre tensioni e gli stress. Quale organo racconta il nostro disagio: la testa, il cuore, la pancia, l’intestino, la pelle e cosa raccontano di noi. Qualunque sia il problema di salute che stiamo attraversando ci sono delle informazioni che il nostro corpo e la nostra mente ci mandano per avvertirci che siamo in una situazione di rischio potenziale.

Un elemento da valutare sono i nostri scarsi riflessi automatici di difesa: non sappiamo proteggerci da richieste che non ci convincono e anche se pensiamo che è meglio dire no, facciamo ugualmente cose che non desideriamo per accontentare gli altri. Questo è determinato da una forte ansia di riparazione che nasce dall’idea che è un nostro compito proteggere gli altri e renderli sereni. Se tradiamo questo mandato ci sentiamo colpevoli e nello stesso tempo sopraffatti. Ma la nostra disfunzione, malattia, può nascere anche dal desiderio di essere accuditi e dalla delusione che proviamo di fronte all’incomprensione e alla distanza. Se non avverti il tuo punto di rottura emotiva e fisica,  è  il tuo corpo che è costretto a metterti fermo/a, in crisi, per riuscire a  proteggerti. La pausa o la preoccupazione creata dal problema permette di pensare come necessario un cambiamento dello stile di vita e delle regole.

Altri elementi presenti nell’ammalarsi sono costituiti dal desiderio di sottrarsi a organizzazioni che ci debilitano o non hanno la nostra approvazione: incontri con familiari, incontri con amici, scelte politiche o religiose di altri, compiti e modalità di lavorare con colleghi. Quando non siamo in relazione con la nostra psiche, quando ci sfugge cosa vogliamo realizzare nel nostro vivere o quando i desideri non si compiono, il corpo parla per noi, a volte rendendoci deboli in modo che non esploda la rabbia e non si rompano rapporti importanti per noi.

Nei disagi della sessualità funziona lo stesso meccanismo: non ci piace la nostra relazione, non siamo contenti delle attenzioni e proposte del/della partner e, ad un tratto,  sentiamo la crisi del desiderio, il bisogno di distanza. Pensiamo di essere stressati, lasciamo passare del tempo, la crisi peggiora e ci rendiamo conto che dovevamo cambiare le regole, rispettare i nostri bisogni e non lo abbiamo fatto. Questo è il momento in cui si consulta e diventiamo consapevoli della malattia del desiderio che racconta di una difficoltà a raggiungere quello che per noi è importante. Non  riusciamo più a vedere il partner come eccitante, ci siamo spenti  per paura del conflitto o del rifiuto. Il desiderio ha bisogno che l’altro/a sia visibile, attraente, seduttivo. Per desiderare abbiamo bisogno di due accensioni una interna e una relazionale. Il desiderio si spenge per il silenzio e per l’eccesso di tensioni e di disapprovazioni. Spesso quando una coppia ha guadagnato dei conflitti non trattabili per esprimere le emozioni si ricorre alla rabbia che finisce per logorare la relazione e viene spesso risolta con un allontanamento emotivo che spenge non solo la sessualità ma anche la coppia. La crisi grave del desiderio ci permette di fermarci a pensare, di assumere il coraggio e il rischio del cambiamento, di capirne l’urgenza e la necessità.

Molti problemi sessuali che sono subentrati dopo un periodo felice, raccontano che abbiamo incontrato ostacoli che non abbiamo saputo risolvere. Esiste nel sesso un tabù rappresentato dalla incompetenza e paura di parlare per motivi diversi: la paura di offendere, la vergogna nel dichiarare i propri problemi in questa area delicata, la incompetenza a capire cosa veramente ci manca. Nel sesso possiamo essere silenziosi, aggressivi e spesso nel momento o poco prima del sesso e questo rende tutto più difficile. Parlare richiede uno spazio speciale e spesso una consultazione sessuologica permette di avere la libertà della comunicazione. Quando siamo a casa e ci rendiamo conto che abbiamo difficoltà a consultare anche se dobbiamo sapere che l’intervento sessuologico è rappresentato da un numero di sedute limitato, possiamo provare due elementi: fare la torta della sessualità.

La torta è rappresentata dal disegnare un cerchio grande e poi mettere accanto fino a 10 ingredienti che pensiamo possano permetterci di gustare una buona torta sessuale, dal bacio profondo, alle situazioni che ci ispirano, alla modalità del sesso, (frasi , musica, luoghi,  vestiti), ai giorni e orari desiderati, alle fantasie e qualsiasi elemento che ci piace vivere e sperimentare. Gli ingredienti devono essere messi con numerazione di importanza e quantità e rappresentati come fette di diverse dimensioni della torta. Fatto questo, in un momento sereno e con l’idea del gioco, si confrontano con il partner i due disegni e si parla della possibilità di realizzare condizioni condivisibili. Questo crea complicità e gioco, togliendo dalle battaglie e dalle aggressioni verbali o dal silenzio ostile. Se il gioco risulta difficile niente vieta di chiedere una consulenza sessuale che permetta di trovare il filo giusto della comunicazione.