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Adolescenti 'iperconnessi' a rischio se non imparano a gestire la tecnologia

Adolescenti iperconnessi a rischio se non imparano a gestire la tecnologia

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Cellulare e computer isolano gli adolescenti oppure migliorano le loro relazioni sociali? In passato i giovani usavano la carta da lettere, i bigliettini o il telefono fisso per comunicare, oggi invece manifestano le loro emozioni attraverso mezzi di comunicazione tecnologici che forse tolgono un po’ di romanticismo alle relazioni, ma probabilmente sono più efficaci e immediati. Molti pensano che ciò abbia un effetto negativo sui ragazzi e che alla fine questi rapporti virtuali vadano a sostituire quelli reali. Una recente ricerca (Lancini e Turuani, 2012) suggerisce che queste modalità di comunicazione siano in realtà utili punti di riferimento nel periodo complesso dell’adolescenza (Corriere della Sera, 28 giugno 2009).

Il cellulare ad esempio per un adolescente è come un diario, l’evoluzione moderna dei segreti che un tempo venivano scritti su una pagina. Perderlo significa perdere parte di un mondo fatto di ricordi, di messaggi, di fotografie. Inoltre attraverso l’uso del cellulare molti genitori possono placare molte ansie e preoccupazioni perché i figli dovrebbero essere quasi sempre rintracciabili. Usare il cellulare attraverso l’invio di sms oppure tramite messenger può anche aiutare chi soffre di timidezza a comunicare più agevolmente o comunque a mantenere più facilmente i contatti sociali. Il problema sorge quando l’uso del cellulare diventa una dipendenza (In Europa, 5 ottobre 2009).

A questo proposito il New York Times parla di adolescenti “iperconnessi”, cioè che passano la maggior parte del loro tempo usando smartphone, computer, televisione, parlando al cellulare o inviando sms. In pratica, ragazzi dagli 8 ai 18 anni trascorrono circa 12 ore al giorno usando mezzi di comunicazione multimediale. La sera o addirittura negli orari notturni i giovani scaricano musica o film (La Repubblica, 21 gennaio 2010).

I dati di un’indagine della Società Italiana di Pediatria sugli adolescenti mostrano che nel 2000 soltanto il 37% dei giovanissimi aveva in casa un computer, nella grande maggioranza senza collegamento internet; nel 2010 il 97% aveva un pc a casa e si collegava tutti i giorni. Alcuni sociologi ritengono che le paure di un isolamento dei giovani da parte dei genitori sia infondato. Anzi, i ragazzi di oggi “iperconnessi” sarebbero i più estroversi e con maggiori contatti sociali. Inoltre, i quozienti intellettivi di questa generazione sarebbero più alti di quelli delle generazioni precedenti, difatti i giovani sono capaci di moltiplicare le loro abilità grazie all’avanzamento delle tecnologie (Lancini, 2012).

Ma questa moltiplicazione di abilità, definita anche multitasking, il fare mille cose contemporaneamente come studiare ascoltando musica e chattando con gli amici, camminare mandando sms, come sta cambiando i processi cognitivi e l’uso dell’intelligenza? Si è visto come nel 2008 su 100 famiglie con almeno un ragazzo minorenne, il 51% si collega a internet ogni giorno e il 16,7% lo fa più di 3 ore al giorno. Inoltre, il 75% utilizza chat e messenger, l’80% usa di frequente youtube, il 22% ha inviato un filmato, il 41% ha un suo blog, il 50% è iscritto su facebook. Infine, il 54% ha il pc in camera e il 21,7% naviga in internet prima di addormentarsi (La Repubblica, 21 gennaio 2010).

Il problema principale è la concentrazione: i ragazzi sono bombardati da informazioni e spesso non sono in grado di selezionarle. Da una parte poi hanno la scuola che insegna un tipo di apprendimento basato sull’approfondimento e lo studio, dall’altro c’è internet che invece fornisce la possibilità di accedere in tempo reale alle più disparate informazioni rimanendo però spesso ad un livello superficiale (La Repubblica, 21 gennaio 2010). Il problema serio sopraggiunge quando il giovane non utilizza la tecnologia per i suoi fini specifici, ma per impersonare un personaggio diverso da quello che è nella vita reale oppure per trascorrere la maggior parte del tempo giocando con i videogiochi.

Il rischio più grande è che gli adolescenti non sappiano gestire questa tecnologia e tendano ad isolarsi sempre di più, facendo una vita sedentaria che li porti ad avere anche problemi di sovrappeso. Inoltre, l’esposizione a contenuti riservati ad adulti in televisione e su internet ha portato questa generazione a vivere il sesso in modo molto precoce e spesso senza le dovute informazioni.

Allora il punto focale è che i giovani imparino a sfruttare al meglio questi strumenti senza soccombere ad essi: tramite la tecnologia si può vivere meglio, ma senza diventarne schiavi. È importante quindi che la vita di un ragazzo sia ricca e piena di relazioni vere che gli riempiano la giornata. E allora ben vengano piccoli spazi del suo tempo dedicati ad inviare sms, email o a vedere il proprio profilo su facebook, ma senza che questi vadano a sostituirsi alla realtà. D’altra parte, la tecnologia, anche quella più avanzata, non potrà mai competere con il piacere che può regalare un pomeriggio trascorso con gli amici a scambiare quattro chiacchiere, una risata sincera con il migliore amico o una passeggiata mano nella mano con il partner. 

01/02/2013