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Autonomia e bimbi: quando il bambino può scegliere?

di Caterina Steri

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Mamma, faccio da solo!

Da un lato questa frase detta da un bambino, porta un pizzico di orgoglio in alcuni genitori, in altri potrebbe suscitare un po’ di paura per l’intraprendenza del figlio. Ma quando i bambini possono decidere di fare da soli?

La capacità di assumersi responsabilità e di essere autonomi è un processo parallelo allo sviluppo fisico e cognitivo del bambino. C’è chi è più portato e veloce e chi ha necessità di avere tempi più lunghi nel suo processo di autonomia.

E’ significativo per me l’esempio di due fratellini, il piccolo di due anni che già da mesi pretende di mangiare senza l’aiuto di nessuno e quello di quattro anni che prova sempre a farsi “aiutare” da una figura adulta.

Ma qual è il ruolo genitoriale in tutto questo?

I bambini sono dipendenti dai genitori e hanno bisogno di essere seguiti e aiutati da loro, ma se questo aiuto arriva anche quando non è necessario, può compromettere il processo di autonomia dei figli, creare frustrazione e ricevere un messaggio implicito che è quello di non essere in grado di fare nulla senza l’aiuto dell’altro. Un messaggio che potrebbe influire negativamente sull’autostima del bimbo e sulla fiducia nelle proprie capacità.

La necessità di autonomia che il bambino sente dai due anni in poi è assolutamente normale, così come lo è il fatto che i genitori rispondano a questa loro esigenza, sempre cercando di essere elastici nel loro accudimento: senza eccedere nella spinta ad un’autonomia esagerata, ne ad una dipendenza totalitaria nei confronti delle figure adulte. In entrambi i casi si crea una situazione frustrante nel bambino che sentirà non riconosciuti e svalutati i suoi impulsi e le sue esigenze.

Dei genitori fiduciosi nelle capacità dei figli, indipendenti e autonomi, hanno una propensione maggiore a far si che i bimbi si sperimentino in nuove esperienze; genitori insicuri, dubbiosi sui figli e particolarmente apprensivi cercheranno di avere su loro un maggiore controllo e tenderanno a limitarli nel processo di autonomia e di decisionalità.

Una situazione ideale è quella in cui i genitori fanno capire al figlio di essere un punto fermo nella sua vita, che gli trasmettano fiducia nelle sue capacità e competenze, senza forzarlo, ma aspettando i suoi tempi. Il bambino deve avere la consapevolezza di poter “esplorare” il mondo attorno a se, avendo sempre presente che in ogni momento può chiedere l’aiuto dei genitori, senza nessuna costrizione, nessun rimprovero e nessun carico di ansia.

Questa situazione contribuisce a sviluppare e rafforzare la consapevolezza di se come persona, l’autostima e la fiducia nell’altro.

Affrontando nuove esperienze, pur avendone paura, il bimbo potrà anche imparare a sentire le proprie emozioni e a comunicarle ai genitori sotto forma di pianto e urla, oppure di sorrisi.

Esistono dei piccoli accorgimenti per aiutare i bambini nel loro processo di autonomia. Ad esempio, elogiarli in ogni loro piccolo progresso, entrando in prima persona a far parte della piccola impresa compiuta dal bimbo, facendogli sapere di approvare ciò che fa e stimolandolo a sperimentarsi ancora.

Proporgli anche nuove attività (adatte alla sua età), da fare insieme e poi da solo, cercando di intervenire il meno possibile e ricordandogli che è già riuscito una volta nell’impresa. Rinforzare le sue capacità significa anche non criticarlo e non giudicarlo.

Accompagnare i figli in un processo di autonomia implica grande pazienza e coerenza da parte degli adulti. E’ molto impegnativo, ma è un importante obbiettivo da raggiungere stando attenti però a non assecondare più le proprie esigenze che quelle del bambino e a non pretendere troppo rispetto a quanto lui possa fare. Meglio essere consapevoli che c’è un confine molto labile tra il sentirsi sorretto nel suo processo di autonomia e il sentirsi solo e frustrato. L’autonomia si raggiunge serenamente sapendo che mamma e papà sono sempre lì a braccia aperte pronti ad accoglierli in un caldo abbraccio.

30/04/2012