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Come non odiare tuo marito dopo la nascita di un figlio?

Come non odiare tuo marito dopo la nascita di un figlio
di Caterina Steri

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Tante donne affrontando la gravidanza e la nascita di un figlio provano risentimento nei confronti del marito:  colui che godendosi momenti di piacere le ha messe incinta lasciando loro  la fatica della gravidanza e della maternità. Un pensiero a volte irrazionale, ma che può presentarsi anche quando la gravidanza è stata programmata.

E mentre la rabbia e la frustrazione aumentano la maggior parte delle donne pensano di essere dei mostri nel provarle anche perché colpevolizzano i compagni per la fatica, il dolore e le limitazioni oggettive che l’esperienza della gravidanza e della maternità possono dare. Si vivono quindi sentimenti ambivalenti di amore e odio verso colui che si ama e con cui si è scelto di stare “nella buona e nella cattiva sorte”.

Abbiamo combattuto tanto per la parità dei sessi, però proprio nella nascita dei figli i ruoli sono totalmente divisi. C’è poco da girarci attorno, diciamolo.

 Alcune donne la vivono come l’esperienza migliore al mondo, altre invece come un compito che spartirebbero o cederebbero ben volentieri ai loro coniugi. Forse fa arrabbiare proprio il fatto che certe cose possono/devono esser compiute dal sesso femminile. E da alcune viene vissuto più come un dovere che opportunità.

Ciò non vuol dire che le future neo mamme siano mostri perchè provano questi vissuti emotivi, ma solo che abbiano delle fragilità e paure dovute a tanti motivi. Ad esempio la sensazione di dover rinunciare alla libertà personale o di perdere l’amore del compagno.

Certe conoscenze poi non aiutano in tal senso. Alcune persone infatti pare abbiano il compito di esercitare un terrorismo psicologico non da poco verso chi si appresta a vivere l’esperienza della maternità. Individui (che possono essere parenti ed amici), che senza un minimo di sensibilità riescono contemporaneamente a congratularsi perché vi accingete a vivere una delle esperienze migliori al mondo e poi  dicono che è l’inizio della fine. Paradossale direi. E poi si scopre che sono quelle persone che usano il ruolo genitoriale per avere la scusa per “non fare”. ” Perché sai, con i figli non si può più”.

Quindi, onde evitare ulteriori stress, meglio ridurre ai minimi termini gli incontri con queste persone, almeno fino a che non sarete più serene e meno influenzabili dalle parole altrui.

Per fortuna ci sono anche quelle persone che invece dimostrano quotidianamente come la vita vada avanti assieme e nonostante la prole.

 Dalle testimonianze avute in studio e non solo, mi pare che le donne che hanno un livello culturale più alto sentano particolarmente questo disagio. O forse sono quelle che si concedono maggiormente di parlarne? La cosa che dispiace e che i mariti talvolta vengano descritti come dei veri e propri imbecilli ignari di tutto. Ma sarà sempre così? O forse, se è pur vero che loro non provano le nausee e possono continuare a dormire mentre le mogli allattano, non c’è davvero nulla di buono che possano fare per alleggerire il carico della genitorialità?

Fortunatamente esistono i casi dove anche i signori papà si dedicano spontaneamente e in modo efficiente all’accudimento delle mogli e dei figli. Soprattutto le coppie che hanno solide basi riescono a rimodularsi nei loro nuovi compiti senza perdere di vista la coppia originale e senza farla entrare in contrasto con quella genitoriale.

E’ vero che la nascita di un figlio è un momento critico, ma come ho sempre detto, è proprio nei momenti di crisi che traspare la qualità della relazione stessa.

Quindi signore, penso si possa parlare liberamente con i mariti dei sentimenti ostili che provate nei loro confronti. E voi signori maschi, potete riuscire a capire quali siano le difficoltà oggettive provate dalle vostre compagne cercando di stimolare un lavoro di squadra, ricordandovi che quelle affianco a voi non sono solo mamme stanche ma quelle donne di cui vi siete innamorati e con la quale avete deciso di vivere la vostra vita.

E voi neo mamme, affidate al vostro uomo le cose che può fare, compresa la cura del vostro bebè. Fatevi coccolare, perché dell’amore non ne ha bisogno solo il nascituro, ma anche voi. E’ vero che diventare coppia genitoriale può essere un bel salto nel vuoto, ma ricordatevi che essa non esclude il proseguo di quella relazionale iniziata a prescindere dall’idea di diventare genitori.

Chiedete aiuto già prima di arrivare allo stremo delle vostre forze e se vi sentite la casa invasa da amici e parenti e avete la necessità di vivere la coppia mentre il bebè dorme, lasciate gli altri fuori dal portone. 

Sono i vostri sentimenti contrastanti che vi fanno paura, in parte fomentati dalle tempeste ormonali in corso, in parte dalla grossa responsabilità che vi sentite addosso. Non condannatevi per questo, cercate di parlarne con il vostro compagno e quando non vi basta, anche con un esperto.

Manifestare i propri limiti e le proprie paure può essere sinonimo di forza e di voglia di migliorare la situazione quindi non sentitevi in colpa nel prendervi cura di voi come donne. Più riuscirete a  sentirvi tali più i sentimenti contrastanti verso il vostro lui passeranno. Concludendo, come recita uno psicologo americano: ”Pensate come gli uomini e fate la doccia impunemente. Non sentitevi in colpa! Un uomo non si sente e non si sentirà mai in colpa per una doccia. Sentirsi sempre in colpa non è mettere i bisogni altrui prima dei propri, bensì una malattia trasmessa quasi esclusivamente dal doppio cromosoma X. Donne, andate sotto la doccia, chiudete la porta del bagno a chiave, aprite i rubinetti e non guardatevi indietro!”

29/05/2017