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I compiti nelle vacanze sono davvero necessari?

Puntuale a fine anno scolastico si ripresenta il tormentone compiti sì, compiti no. Ma sono davvero necessari?

I compiti nelle vacanze sono davvero necessari
di Orietta Matteucci

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Il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha invitato gli insegnanti alla moderazione nell'assegnazione dei compiti per le vacanze.

Sembra una buona iniziativa, ma se esaminiamo il significato del termine vacanza, in verità, sta a indicare la sospensione dall'attività di lavoro o di studio. In altre parole, sta a significare un periodo da dedicare al meritato riposo o ad attività di svago che permettano di staccarsi dalla fatica e dallo stress.

E questo dovrebbe valere anche per gli studenti. Tra l'altro, non ha troppo senso immaginare, come qualcuno ha ipotizzato, che potrebbero dimenticare le nozioni acquisite, perché proprio quelle acquisite da piccoli sono le più durature!

Fare i compiti durante le vacanze è davvero necessario?

Secondo studi effettuati e provati a livello internazionale, indici come il quoziente intellettivo e il successo scolastico, non assicurano la capacità di svolgere, convenientemente, il proprio ruolo nella vita. Oggi nel curriculum, oltre gli studi svolti, le esperienze acquisite quel che fa la differenza è proprio la padronanza delle soft skills, quelle competenze trasversali, che denotano lo sviluppo dell'intelligenza emotiva e l'acquisizione delle capacità emotive, sociali e pratiche funzionali all'adeguata comprensione e all'utilizzo delle regole di interazione sociale.

Tutto questo è indicato, da ormai 26 anni, nel Documento WHO’93 emanato dall’O.M.S. a seguito della Carta di Ottawa del 1986 di Promozione della Salute mente-corpo. Rimasto in Italia, spiace dirlo, lettera morta.

Le attività socialmente utili

Sarebbe molto bello e, naturalmente, anche molto utile, prendere in considerazione di abolire i compiti durante le vacanze, sensibilizzando, nel contempo, insegnanti e genitori ad incoraggiare gli studenti a svolgere una buona azione quotidiana socialmente utile. Contribuire, per esempio, a mantenere pulita la spiaggia e i luoghi che frequentano, evitare di buttare per terra oggetti e scarti. Oppure aiutare chi ha più bisogno, invitare a giocare i bambini che stanno soli, donare un sorriso agli anziani, lavorare in squadra realizzando lavoretti riciclando scatolette di cartone, involucri per i fiori e quant'altro. Al rientro a scuola potrebbero condividere esperienze, emozioni e risultati.

Il codice dell'amore

Qualora tali motivazioni non fossero sufficienti, c'è da dire che è stato scoperto - scientificamente - il Codice dell’Amore inteso quale la gentilezza e il desiderare il bene di altre persone. E’ un comportamento adattivo della specie umana il cui scopo è quello di rendere le persone più forti e più capaci di affrontare le prove che pone la vita, in particolare quelle più dure. La gentilezza, inoltre, fa bene alla salute in particolare a quella del cuore, genera sicurezza in sé, favorisce sane relazioni affettive, migliora il clima lavorativo e scolastico, è contagiosa: 5 motivi per essere gentili e per insegnarlo!

La gentilezza può aiutarci a salvare il nostro stile di vita che sembra stia diventando sempre più pericoloso per noi e per il pianeta: varrebbe la pena, dunque, eliminare i compiti nelle vacanze e fare allenare a praticarla i bambini di oggi…gli uomini di domani con i quali, direttamente o indirettamente, tutti siamo chiamati a connetterci!

 

11/06/2019