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Depressione: sintomi, cause, terapie

di Caterina Steri

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“Oggi sono depresso”. Questa è una delle frasi tanto diffuse che le persone pronunciano quando si sentono giù di tono. Con molta probabilità in questi casi non si soffre di un vero e proprio disturbo psicologico. Possiamo parlare di depressione vera e propria, quella che richiede un trattamento psicologico e farmacologico, quando si presentano per non meno di due settimane, almeno cinque dei seguenti sintomi:

- umore depresso;

- perdita di piacere per quasi tutte le attività durante il giorno;

- cambiamento di peso significativo (aumento o diminuzione);

- cambiamenti nelle abitudini del sonno;

- essere agitato o essere rallentato;

- mancanza di energia;

- sensazione di essere inutile;

- difficoltà nella concentrazione;

- pensieri ricorrenti di morte o di suicidio.

Nessuna persona depressa può avere tutti questi sintomi contemporaneamente e nessuna corrisponderà esattamente a questi modelli.

La depressione può svilupparsi in diversi modi ed è caratterizzata da cambiamenti fisiologici, dell’umore, del modo di pensare e del comportamento. Riconoscere i primi segnali della malattia, può essere utile per intervenire prima ed evitare almeno che la crisi sia molto forte.

Le persone depresse avvertono un senso di noia continuo, non riescono a provare interesse per le normali attività, provano sentimenti di distacco e inadeguatezza nello svolgimento del lavoro abituale. Tutto appare irrisolvibile, insormontabile, quello che prima era semplice diventa difficile, non è possibile partecipare alla vita sociale, nulla stimola il proprio interesse. Il depresso riferisce di non provare più affetto per i propri familiari, di sentirsi arido e vuoto, di non riuscire a piangere.

Un sintomo frequente è il rallentamento psicomotorio che si manifesta sia con una riduzione dei movimenti spontanei, con irrigidimento della mimica che può causare un aspetto inespressivo.

Il linguaggio non è più fluido, temi e i contenuti delle idee scarsi; la stanchezza diventa continua e così accentuata da ostacolare lo svolgimento di ogni attività. Prevale l’incapacità di prendere qualsiasi decisione, con blocco talora completo dell’azione.

Il passare del tempo viene percepito in modo rallentato rispetto al normale. Il depresso ha la sensazione che la giornata sia interminabile, che non sia possibile arrivare a sera.

La consapevolezza di essere aridi dal punto di vista affettivo e la compromissione delle prestazioni intellettuali portano all’autosvalutazione, al sentirsi inadeguati, a rimuginare sui propri sbagli e sul passato. Il futuro è privo di speranza e ci si da le colpe del proprio disturbo e dell’incapacità di guarire.

La depressione può colpire chiunque ed è dovuta a cause molteplici e diverse. Sono state messe in evidenza cause biologiche (alcuni di noi nascono con una maggiore predisposizione genetica verso questa malattia, modificazioni a livello biologico, nella regolazione di sostanze come neurotrasmettitori e ormoni), e cause psicosociali (le esperienze della vita, particolarmente quelle dell’infanzia, possono favorire una vulnerabilità acquisita alla depressione). Questa vulnerabilità non necessariamente porterà tutti alla depressione. Alcuni hanno episodi di depressione isolati seguiti da molti anni senza sintomi, mentre altri hanno gruppi di episodi, e altri ancora hanno episodi sempre più frequenti con l'aumentare dell'età. Attualmente le giovani generazioni risultano più vulnerabili rispetto al passato, probabilmente per l'influenza di più fattori di rischio: uso di sostanze, dieta e cambiamenti avvenuti nella struttura familiare, sociale e lavorativa, uniti al generale incremento dell'urbanizzazione.

Per curare la depressione, quindi, è necessario sia equilibrare i neurotrasmettitori con farmaci antidepressivi, sia rendere più forte una persona di fronte allo stress, attraverso interventi psicologici.

Una psicoterapia adeguata mira a modificare i pensieri che possono sostenere la depressione. La cura spinge gradualmente a riprendere le attività che sono state abbandonate, iniziando da quelle più piacevoli, a sviluppare comportamenti funzionali a risolvere i problemi, a pensare in modo più equilibrato. Sarebbe opportuno pure capire cosa cambiare per far stare meglio una persona con la depressione o per ridurre la probabilità che stia male di nuovo.

Una cura cominciata subito può essere un fattore protettivo. Anche avere un lavoro che piace e delle relazioni positive possono essere fattori protettivi.

Come la maggior parte dei disturbi psichici, anche la depressione influenza non solo chi ne è colpito, ma similmente l’ambiente circostante, in particolare la famiglia. Da un lato, l’insorgenza della malattia può essere influenzata da dinamiche familiari problematiche, dall'altro chi vive a contatto col depresso è spaventato e spesso non sa come comportarsi di fronte ai sintomi “tipici”.

Spesso i parenti, in buona fede, spronano chi ne soffre a reagire, a sforzarsi, senza rendersi conto che ciò tende a far sentire il depresso ancora più in colpa. C’è chi pensa che la depressione sia una manifestazione di egoismo nei confronti della vita e di chi sta intorno al malato che viene percepito come passivo e senza volontà di reagire. In realtà la depressione non è in nessun modo una questione di volontà, ma mancanza di energie da investire per affrontare la malattia stessa.

Bisogna mantenere nei confronti del depresso una delicata presenza: non fare domande inquisitorie, eccessive smancerie e neppure manifestazioni teatrali di affetto.

Vista la percezione del tempo rallentata o immobile, il continuo rimuginare sul passato e la mancanza di speranza per il futuro, è meglio parlare al presente: in questo modo si aiuta la persona ad ancorarsi all'attimo che vive e a essere presente a se stessa.

È di fondamentale importanza che la persona depressa non incontri eccessivi ostacoli nelle sue prime manifestazioni di ripresa. Non bisogna essere giudicanti nei confronti delle novità, ma pensare che se nasce qualcosa si è sulla strada giusta.

 

 

12/09/2011