L’esame di maturità incombe, ecco le tre regole per superare dall’ansia delle prove

di Enrico Maria Secci

È partito il conto alla rovescia: l’esame di maturità incombe sospinto dall’ansia delle prove, un’esperienza dall’impatto emotivo così dirompente da aver ispirato film, canzoni e libri e da restare indelebile nella memoria. Questo è sufficiente a sottolineare il fatto che sarebbe davvero “anormale” non essere ansiosi.

Il termine delle scuole superiori coincide con cambiamenti destinati a condizionare il seguito dell’esistenza e pretendere, a 18-20 anni, di attraversare un passaggio del genere senza particolari reazioni emotive alimenta un’aspettativa irrealistica e disfunzionale.

Il problema, infatti, non è l’ansia ma il modo in cui la si percepisce e la si gestisce. Tutti siamo ansiosi e se non lo fossimo affatto, probabilmente saremmo morti. Infatti l’ansia è il risultato di un’attivazione neuropsicologica che prepara il nostro organismo a ottimizzare le sue risorse e rendere così più probabile superare una prova difficile o affrontare una minaccia.

Più neghi l’ansia, peggio è. Più cerchi di reprimerla e di dissimularla, più peggiora. Per comprendere l’ansia e imparare a gestirla è utile partire dal presupposto che ogni situazione di cui non si può prevedere con certezza l’esito stimola nell’organismo una risposta d’allarme. L’aumento del ritmo respiratorio e del battito cardiaco predispongono il corpo a sfruttare al massimo le proprie risorse fisiche e mentali per gestire il pericolo percepito; si tratta di segnali positivi, utili a far fronte alla situazione ma a volte vengono interpretati erroneamente e vissuti come negativi.

Prima regola: non studiare da soli. Gli studenti più ansiosi e meno efficaci sono spesso quelli che studiano da soli, leggono e ripetono un paragrafo dopo l’altro a voce alta. Questo metodo, che non prevede la presenza di un terzo, disabitua la persona a dialogare sui temi di studio, non la aiuta a disporsi al ricevere domande e fa sì che il giorno dell’esame si sperimenti una eccessiva differenza tra il 'leggere e ripetere ad alta voce' e l’esporre davanti al docente. Perciò trovare un compagno di classe dal quale farsi interrogare può essere un primo passo per ridurre l’ansia d’esame.

Seconda regola: imparare a fare domande per apprendere le risposte. Un ottimo esercizio per limitare l’angoscia da interrogazione è addestrarsi a formulare domande sul programma di studio. Stilate di volta in volta un breve questionario su ciò che state studiando. Se sapere formulare domande pertinenti e complete siete sufficientemente padroni dell’argomento e meno esposti alla confusione e all’insicurezza da esame.

Terza regola: dichiarare subito lo stato ansioso. “Mi scuso perché forse mi tremerà un po’ la voce ma è perché tengo molto a questa interrogazione” . Dichiarare l’ansia può avere effetti sorprendenti e inibire rapidamente il sintomo come, prima di tutti, ha scoperto Paul Watlzawick e lo ha prescritto ai suoi pazienti con notevoli risultati. Provare per credere.

Altri utili trucchi che aiutano ad affrontare il problema sono:

- organizzare le giornate di studio lasciando qualche ora libera da dedicare a attività sportive o ai rapporti sociali; chiudersi in casa per studiare è inefficace e controproducente perché alimenta un’attenzione ossessiva sui sintomi  alla lunga riduce la capacità di concentrazione;

raccogliere quante più informazioni possibili sull’esame, intervistando persone che lo hanno già superato;

concentrarsi unicamente sul presente, evitando di divagare su quello che si vorrebbe fare dopo: chi pensa troppo all’università o al lavoro che cercherà sta semplicemente fuggendo all’ansietà del momento presente e, così facendo, la alimenta pericolosamente.