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Facebookmania in cambio della privacy

di Caterina Steri

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Nei giorni scorsi, una lettrice di Gocce di Psicoterapia, chiedendomi l’appuntamento per un colloquio nel mio studio, mi ha raccontato di aver visto delle foto del marito su facebook mentre passava una serata con delle amiche a lei sconosciute. Da quel momento sono iniziate delle liti furibonde tra i due partner che non riescono più a conciliarsi.

Tutti ormai sono circondati da telefoni, pc, connessioni ad internet, social network. In qualsiasi momento della giornata possiamo essere rintracciati e spiati. Anche se i messaggi sui telefoni o le e-mail possono essere tanto privati e personali, comunque esiste la possibilità che vengano lette da altri. Inoltre, è inutile negare che i social network abbiano invaso la vita delle persone in toto.

Ciò che attrae tanto delle “piazze virtuali” sono:

l’immediatezza con cui si raggiunge una persona anche molto distante da noi per condividere emozioni, ideologie, oltre a specifici interessi o informazioni; la possibilità di instaurare senza troppi coinvolgimenti personali nuove relazioni, di creare nuovi scambi anche di natura commerciale ed economica; il senso di intimità che si crea nelle relazioni tra i diversi utenti della rete che porta gli utenti a rivelare informazioni personali con più facilità rispetto alle normali relazioni interpersonali. I rapporti diventano sempre meno selettivi e la scelta delle persone con cui condividere tutto ciò che riguarda la vita privata di ciascuno supera la normale barriera socio-convenzionale.

C’è chi usa i social network moderatamente per passare un po’ di tempo in relax, c’è chi arriva a scrivere i fatti suoi nella bacheca pensando di poter essere visti solo dagli “amici”. Così non è, tutto rimane in memoria e può essere recuperato in qualsiasi momento.

Ovviamente è possibile limitare di poco la visibilità del proprio profilo modificando i parametri di visibilità, ma buona parte degli utenti si accontenta della configurazione preimpostata, dove tutto è perfettamente visibile a chiunque.

Ma dove è finita la vita privata, e soprattutto, ci si rende conto di non averla più? O quando si arriva a questa consapevolezza, il danno è già stato compiuto?

Spesso l’utilizzo di tali strumenti tecnologici determina un’irrimediabile spersonalizzazione dell'identità del singolo individuo che si sovrappone a quella collettiva. Vi è una rinuncia implicita al riconoscimento del diritto alla privacy attraverso la sistematica condivisione di tutti i singoli momenti della vita personale di ogni individuo con gli altri soggetti presenti nella rete.

La necessità di affermarsi ed essere riconosciuti nel gruppo, implica l’eliminazione di ogni barriera che possa ostacolare e/o limitare l'ingresso nella propria vita da parte di tutti gli altri individui.

Teniamo conto degli svantaggi dal punto di vista pratico:

è praticamente impossibile cancellare dati pubblicati su Internet. Ciascun contenuto può essere stato scaricato e salvato da altri utenti, rendendo vano ogni tentativo di cancellare il contenuto originale. Pure i motori di ricerca conservano per un certo periodo i dati nella loro memoria, anche se nel frattempo tali dati sono stati cancellati dal supporto d'origine. Non esiste possibilità di controllare né da chi né in che modo saranno utilizzati i propri dati; i milioni di dati personali accumulati nei social network rappresentano materiale particolarmente ambito da chi spedisce pubblicità personalizzata; con l'aiuto di un motore di ricerca efficace o di un software di riconoscimento facciale è molto facile setacciare i siti di socializzazione o alte piattaforme per cercare determinate persone. Alcune informazioni personali pubblicate sui siti di socializzazione potrebbero compromettere in maniera considerevole la persona interessata se tolte dal contesto di origine; poiché le informazioni personali non vengono verificate e possono essere inventate dal nulla, potrebbe capitare che malintenzionati si impadroniscano del nome di altri danneggiandone la reputazione; le possibilità di contatto offerte dai siti di socializzazione possono essere utilizzate ingiustificatamente per molestare una persona oppure umiliarla con messaggi inopportuni: i molestatori sono in grado di estendere le loro malefatte alla vita reale degli utenti, viste le innumerevoli informazioni divulgate in rete relative al loro domicilio, abitudini e orari.

Detto questo, non voglio accusare in modo incriminatorio i social network, o gli altri metodi di comunicazione, vorrei solo precisare che sarebbe opportuno dare particolare attenzione alla propria tutela (ciascuno diventa tutore e difensore della propria privacy evitando di pubblicare informazioni riservate ed importanti), e al rispetto degli altri (ciascuno deve porre attenzione che nello scambio delle informazioni sulla rete non violi la privacy di altri).

Essere consapevoli che nulla è veramente privato sul web, è un buon modo per affrontare la questione.

 

02/08/2011