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La frustrazione, meglio farci i conti fin dalla tenera età

La frustrazione meglio farci i conti fin dalla tenera età
di Caterina Steri

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Una persona si sente frustrata quando non riesce a soddisfare i  propri bisogni, desideri e obiettivi. E’ il contrario dell’appagamento.

Le cause possono essere molteplici e sin dalla più tenera età si può  farne esperienza, ad esempio, dove stili genitoriali troppo rigidi e proibitivi, trascuranti o, d’altra parte, troppo protettivi e ansiosi, costringono i figli a rinunciare in un certo senso alla soddisfazione dei propri bisogni per trovarsi meglio integrati all’interno del nucleo.

Ci sono poi degli eventi della vita che di per se fanno vivere la frustrazione, come ad esempio la nascita di un fratello, che scalza il primogenito dalla esclusività del rapporto con i genitori.

Oppure la fase adolescenziale dove è importante il contrasto tra il desiderio di indipendenza e quello di protezione da parte delle figure adulte di riferimento.

Tempo fa qualcuno mi disse che la frustrazione fosse il sale della vita poichè viene sperimentata sin dalla più tenera età e inevitabilmente ognuno di noi prima o poi deve farci i conti. Essendo quindi una costante compagna di vita, occorre imparare a gestirla e a viverla in modo tale da potersi dare ulteriormente la possibilità di riprovare a soddisfare i propri bisogni quando non si è riusciti al primo tentativo.

Chi non ha mai avuto ostacoli nella soddisfazione delle proprie necessità, potrebbe bloccarsi qualora ciò  accada, perché del tutto scevro dall’esperienza della frustrazione, in cui il senso della delusione viene tollerato molto difficilmente.

Da un lato è scomodo sentire la frustrazione, appunto è frustrante, dall’altro ci da la possibilità di creare soluzioni alternative, se vissuta in modo sano. Se però diventa costante e non si trova il modo giusto per farvi fronte, finisce per trasformarsi in uno stato di impotenza derivata dalla perdita della speranza e da un ingigantimento della percezione degli ostacoli da superare che se persiste conduce alla convinzione che non ci possa essere soluzione al problema.

Alla frustrazione infatti, si può reagire in diversi modi, dal totale rifiuto, all’aggressività, al tentare in tutti i modi di risolverla in modo costruttivo. Tanto dipende dalla predisposizione personale e dal contesto in cui si vive che può essere più o meno stimolante in tal senso. Occorre sicuramente imparare ad acquisire un certo grado di tolleranza alle frustrazioni e accettare che spesso i propri bisogni non coincidono con quelli altrui e non sia scontato che vengano soddisfatti istantaneamente e in automatico.

Capire inoltre che non possiamo tenere tutto sotto controllo, ma occorre uno spirito resiliente che spinga a risolvere le situazioni non a subirle passivamente con la convinzione di non poterle cambiare e che stimoli quindi alla risoluzione del problema e alla ricerca di una soluzione alternativa, qualora la prima non funzioni.

 

04/04/2016