Criticati perché "sempre sui social" ma se vanno in piazza trovano i manganelli: i giovani fra impegno e menefreghismo
Ci si lamenta di giovani concentrati solo su se stessi, narcisisti, egoisti, indifferenti a ciò che accade nel mondo ma gli adulti sono spesso più contraddittori
Manifestazione studentesca a Pisa (Ansa)
Leggi più veloce
Oggi i giovani si trovano davanti all'alternativa fra impegno e disimpegno sociale. Alcuni sono sempre sui social, tanti altri invece si attivano per confrontarsi con il mondo vero, venendo duramente puniti, come è successo a Pisa e a Firenze, dove ci sono state cariche di polizia contro gli studenti che manifestavano per la pace in Palestina. Questi episodi impongono una riflessione collettiva: i giovani come possono affrontare i loro dubbi e le loro rivendicazioni?
Cambiare per migliorare l’ambiente
I ragazzi mettono in atto l'impegno sociale nell'aiutare gli altri, nel rispettare l'ambiente e nell'agire per il cambiamento. Tra i ragazzi è sicuramente prevalente la preoccupazione per l'ambiente, che si esprime in comportamenti concreti e quotidiani come la raccolta differenziata, l'utilizzo di materiali diversi dalla plastica e il risparmio dell'acqua. È interessante notare come per i giovani le azioni di impegno non siano fini a se stesse o volte semplicemente a rispondere a un bisogno, ma devono essere finalizzate al cambiamento. Molti adolescenti si impegnano in attività di volontariato organizzate per provare a cambiare il contesto, per migliorare i propri ambienti di vita, in primis quello della scuola, e mettersi in gioco per promuovere il benessere di tutti.
Mutamenti reali
Sono disposti ad impegnarsi nella misura in cui possono verificare che la loro azione può essere efficace e produrre cambiamenti reali. Con le ambivalenze e le contraddizioni tipiche dell'età, sebbene spesso dichiarino di rivolgere il loro impegno e la loro solidarietà alla cerchia ristretta di amici, parenti, vicini, gli adolescenti sono anche consapevoli del fatto che il cambiamento può essere raggiunto solo con un impegno corale e attraverso un'esperienza collettiva, che significa mettersi in relazione con gli altri e quindi rifuggire l'individualismo e l'isolamento senza chiudersi nella propria bolla.
Volontariato sì ma senza divisa
È un fattore interessante soprattutto per le organizzazioni di volontariato perché se è vero che per un verso i giovani spesso faticano ad impegnarsi stabilmente in contesti organizzati e prediligono il volontariato occasionale, senza divisa, in realtà sono anche consapevoli del fatto che per ottenere grandi risultati, è necessario mettersi in rete, costruire connessioni.
Alla base dell'impegno e della partecipazione sociale si colloca l'assunzione di responsabilità, che si traduce sia nell'avvertire la necessità di sviluppare un interesse nei confronti del contesto, e di conseguenza anche un pensiero e un'opinione su quello che accade, sia nell'essere intraprendenti, mettendo in atto azioni in prima persona per cambiare le cose.
L’esempio di Greta e degli altri
Questo processo spesso viene attivato dall'esempio di altri: l'assunzione di responsabilità, infatti, può essere ispirata da coetanei impegnati, come Greta Thunberg, oppure da genitori che si impegnano a livello sociale. Questo serve solo come punto di partenza, poi diventa qualcosa di personale, che fa parte di sé. L'assunzione di responsabilità è un processo graduale, che parte dall'assumersi piccoli impegni, al sentirsi socialmente responsabili per sé, per gli altri e per la comunità. È questo un percorso che può iniziare in famiglia, a scuola, nelle comunità di vita, nel contesto sociale in generale (Bignardi e Marta, 9 settembre 2020).
No agli indifferenti
Gli adolescenti dunque non sono indifferenti all'impegno sociale e politico, ma affinché questo atteggiamento si trasformi in qualcosa di più, è necessario che percepiscano dal mondo adulto tre cose: ascolto, accompagnamento, esperienza. L'atteggiamento dei giovani nei confronti della società e del contesto esterno risente del clima individualistico della cultura nella quale viviamo.
Crescere non è mai facile
Il problema dell'educazione è fare incontrare la fragilità dell'atteggiamento nei confronti della società con le risorse che i giovani hanno, accompagnandoli nel vivere esperienze che consentano di misurarsi con una concreta attenzione all'altro e che facciano loro percepire la ricchezza e la possibilità di un approccio più aperto e più solidale alla relazione sociale e interpersonale.
In conclusione, ci si lamenta spesso di giovani concentrati solo su se stessi, narcisisti, egoisti, indifferenti a ciò che accade nel mondo. Ci si preoccupa per i numerosi ragazzi che non escono dalle loro camerette, in preda all'ansia, alle paure, all'immobilismo, al disorientamento (Fornaro, 24 febbraio 2024). Per quanto i giovani possano essere disordinati e provocatori nelle loro manifestazioni, essi rappresentano il tentativo di esserci, di non chiamarsi fuori, di dire da che parte, secondo loro, è giusto stare, di non rimanere indifferenti.