Il più grande goal del Cagliari è di Jakub Jankto: il primo calciatore dichiaratamente omosessuale della serie A

Con il suo "coming out", il nuovo giocatore della squadra sarda sarà ricordato come un paladino della lotta all'omofobia

di Enrico Maria Secci

Firmando l’ingaggio nella squadra del Cagliari, il ceco Jakub Jankto a 27 anni segna un goal epocale e potente senza neppure scendere in campo. Un grande goal di cui tutti i calciatori italiani risultano ancora gravemente incapaci.

Il goal contro l’omofobia

Ci voleva un ragazzo di Praga - già padre di un bambino di 7 anni ed ex fidanzato di una donna che lo ha capito e appoggiato in questo atto di verità -, per cambiare la storia del calcio nel nostro Paese? Evidentemente sì. Jankto ricomincia dalla Sardegna e subito assesta un goal contro l’omofobia nel calcio e non solo. Così il centrocampista della Repubblica ceca, professionista indiscusso nel suo sport, sarà ricordato come il primo giocatore dichiaratamente omosessuale della serie A italiana.

L’irruzione di un calciatore apertamente gay tra i campioni italici del pallone è stata accolta come  indicatore di un progresso sociale nella tolleranza e integrazione delle persone LGTBQ+ negli stadi. Ma a un’analisi più attenta il fatto che in Italia tra gli schieramenti di A di tutti i tempi risulti un solo giocatore omosessuale (polacco e dichiaratosi per giunta nel 2023) dimostra che la cultura calcistica è ancora conservatrice, ipocrita e intrinsecamente omofoba, con poche eccezioni. Ed è forse uno specchio del Paese.

La discriminazione nel calcio verso gli atleti non eterosessuali

Se si pensa che la serie A esiste dal 1898, è quantomeno grottesco immaginare che in 125 anni l’unico omosessuale nel calcio sia un cittadino ceco classe ‘96. È statisticamente impossibile e riflette la persistenza secolare di pregiudizio e di discriminazione nel calcio verso gli atleti non eterosessuali. Pregiudizio e discriminazione che, oltre alla diffusione di stereotipi falsati e negativi sull’omosessualità, affondano le proprie radici nell’inconscio di chi si sente in diritto di escludere, di offendere e di esautorare gli altri perché gay.

Le motivazioni occulte e profonde dell’omofobia

Le motivazioni occulte e profonde dell’omofobia dipendono da una scarsa sicurezza della propria mascolinità e dell’orientamento sessuale. Chi è omofobo, spesso inconsciamente, dissimula il timore di essere attratto da persone dello stesso sesso escludendo o aggredendo chi invece comunica o dichiara la propria omosessualità. Gli atteggiamenti omofobi servono a dimostrare a chi li agisce e agli altri la solidità della propria eterosessualità, percepita in realtà difettosa.

Non è un caso che l’omofobia nel calcio italiano (e non solo), costituisca un fatto sistemico e sistematico. Il contatto fisico sul campo, la tifoseria “maschia” ululante e violenta e i corpi nudi negli spogliatoi non possono che sollecitare nei giocatori e nei tifosi dalla dubbia o incerta identità sessuale continue battute o insulti omofobi e atteggiamenti intimidatori, diretti o indiretti, contro i gay presunti o presenti. Queste modalità hanno un rilevanza clinica: rivelano la nevrosi dell’omofobo e il disagio della sua “mascolinità” dubbiosa o deficitaria. 

La tifoseria il braccio armato dell’omofobia

Infatti, la tifoseria è il braccio armato dell’omofobia nel calcio e si arroga il potere di terrorizzare gli atleti in gioco, le squadre e le società calcistiche. Al (timido) aumentare dei coming-out nello sport le tifoserie peggiori hanno contrapposto cori irripetibili, umilianti e criminali. Al punto che Inghilterra, Brasile e Spagna hanno legiferato in merito e stabilito gravi sanzioni per tifosi insultanti e omofobi.

Il coming-out di Jakub Jankto

Pochi mesi fa - febbraio 2023 - Jakub Jankto ha fatto il suo coming-out da Praga rassicurato dall’amore delle persone a lui vicine. Come ha dichiarato, non avrebbe avuto il coraggio di esporsi allo stesso modo in Italia. Torna in Sardegna richiamato da Ranieri, già suo coach nella Sampdoria, e forte estimatore di Jakub come professionista e come persona.

L'effetto-Jankto in Italia tra le schiere di giocatori gay mimetizzate

C’è da chiedersi se ci sarà un effetto-Jankto in Italia tra le schiere di giocatori gay mimetizzate nelle 20 divisioni di serie A. Troveranno un modo e un tempo per normalizzare la propria omosessualità senza nasconderla nell’omofobia? Quando avremo finalmente calciatori emotivamente più sani, più sereni, più integrati e più stabili nella propria sessualità vivremo forse, per propagazione, in una società migliore e vera. Una società improntata sulla realtà e non sull’ideologia, quindi meno nevrotica, depressa e distruttiva. A cominciare dal calcio. 

Grazie Jakub Jankto!

La storia di Justin Fashanu raccontata da Francesco Oggiano