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Malasanità e gestione del rischio clinico

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Spesso i media riportano casi di pazienti che, a seguito di cure o diagnosi sbagliate, hanno subito gravi danni fisici con conseguenze anche a livello psicologico. Nel peggiore dei casi questi errori hanno portato al decesso della persona. Alcuni esempi recenti di presunti casi di malasanità: un uomo si presenta al pronto soccorso manifestando dolori al petto e alla gola, ma non viene considerato grave. Dopo circa tre ore l'uomo muore a seguito di un episodio improvviso di dispnea grave seguita da arresto respiratorio (Repubblica, 13 settembre 2014); una donna di 35 anni a seguito di un incidente in motorino viene operata al naso e durante l'operazione entra in coma e muore (Repubblica, 19 settembre 2014); un parto cesareo nell'ospedale della Murgia, e una bambina nata senza vita dopo molte ore di travaglio. Si tratta del terzo caso che si verifica nel nuovo ospedale, inaugurato nei mesi scorsi dopo 17 anni di lavori, che coinvolge piccoli deceduti (Repubblica, 20 settembre 2014); una donna contrae un tumore al seno sinistro ma all'ospedale di Rimini viene sottoposta a 22 sedute di radioterapia al seno sbagliato, cioè a quello sano (Corriere Romagna, 26 febbraio 2014); una donna lamenta dolori post operatori e si scopre che erano stati dimenticati garze e ferri nella pancia (Repubblica, 19 giugno 2014); fino allo scambio di embrioni durante la fecondazione eterologa, per cui una donna al quarto mese di gravidanza scopre di avere in grembo due gemelli con un altro patrimonio genetico (Repubblica, 13 aprile 2014).

Il tema della gestione del rischio clinico è molto sentito e attuale nel mondo medico-sanitario e gioca ormai un ruolo fondamentale nella valutazione qualitativa del sistema sanitario. Per rischio clinico si intende la probabilità che un paziente possa essere vittima di un evento avverso, cioè possa subire un danno o un disagio imputabile, anche se in modo involontario, alle cure mediche prestate nell'ambito di una struttura sanitaria.

Gli eventi avversi possono derivare da molteplici cause. Indubbiamente i fattori individuali e professionali rappresentano una parte importante della pratica clinica, ma sono solo alcuni elementi. Quando si hanno danni al paziente, i fattori individuali possono essere soltanto l'ultimo anello, anche se il più visibile, di una catena di errori, dovuta soprattutto al contesto e ai processi nei quali l'operatore sanitario lavora. Quindi è necessario prendere in considerazione sia gli errori del personale medico e infermieristico, ma anche il malfunzionamento dei macchinari o dei dispositivi medici, ecc.. Gli eventi avversi possono nascere dal risultato di un'indagine diagnostica, e in questo caso, se l'errore è identificato, generalmente richiede la ripetizione del test, con conseguenti sprechi. Nel caso invece in cui l'errore non sia identificato, si possono verificare danni ancora peggiori a causa di una terapia sbagliata. Questi errori, oltre ai danni al paziente, comportano ingenti costi, a partire dalla richiesta di risarcimento oppure per la ripetizione del percorso diagnostico (che peraltro non sempre è clinicamente ripetibile).

Le tre categorie - Le attività che possono generare eventi avversi ad alto rischio clinico dannosi per il paziente si possono dividere in tre gruppi: 1) le attività diagnostiche (errori o ritardi nella diagnosi, esami invasivi evitabili, ecc.); 2) le attività terapeutiche farmacologiche o radiologiche (errori di prescrizioni, errori nella scelta della terapia, errori nella prescrizione dei farmaci, ecc.); 3) gli interventi chirurgici (errori nella valutazione di idoneità del paziente all'intervento, errori nella valutazione dei rischi dell'intervento rispetto all'efficacia e/o rispetto alle complicanze o effetti collaterali, ecc.) (Perrella e Leggeri, 2007). È necessario specificare che per la realizzazione del piano di gestione del rischio clinico sono necessari operatori tecnico-sanitari con differenti ruoli e a diversi livelli del sistema sanitario in maniera coordinata ed integrata. Solo l’attività combinata di queste diverse figure può garantire la diffusione e la messa in atto del piano in maniera capillare sull’intero territorio. In particolare, gli attori coinvolti nel sistema di gestione del rischio clinico sono identificabili in:

- operatore sanitario-utente (tutti i lavoratori che con differenti ruoli - medici, infermieri professionali ecc. – operano nella struttura sanitaria nei reparti a rischio di errore umano più elevato);

- delegato alla sicurezza (operatore tecnico o sanitario referente per la gestione del rischio clinico);

- clinical risk manager (dirigente di area biomedica-infermieristica, politecnica o psico-sociale responsabile del sistema di gestione del rischio clinico).

In conclusione, è fondamentale accrescere la consapevolezza degli operatori sanitari in merito alle problematiche legate alla sicurezza dei pazienti e tradurre tali acquisizioni nella quotidiana pratica professionale con l'obiettivo di migliorare la qualità e la sicurezza delle cure rivolte al paziente.

02/10/2014