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Minorenni contesi nella guerra fra genitori

di Caterina Steri

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 Ha creato molto “scompiglio” il caso del bambino portato dalla Polizia mentre si trovava a scuola qualche mese fa nella provincia di Padova, su provvedimento del Giudice dei Minori.

Lungi da me scendere nei particolari della storia che tutti sanno e di cui si parla abbondantemente nei salottini televisivi.

Ennesimo caso, dell’ennesimo bambino conteso da adulti che dovrebbero difendere le loro creature, anziché usarle come merce di scambio e di ricatto per nuocere l’ex partner. Il gesto delle forze dell’ordine, la lotta fra i genitori e il clamore mediatico danneggiano senza dubbi la serenità del bambino. Quali riscontri psicologici ci saranno nel suo sviluppo e in quello di altri bambini e ragazzi che, anche se in modo meno eclatante, condividono queste esperienze?

Tempo fa mi sono occupata dei cosiddetti “colloqui protetti” in cui i genitori separati che si facevano spudoratamente la guerra, potevano vedere il figlio (solitamente affidato ad una struttura), un’ora o due a settimana in presenza di un esperto. Perché l’esperto? Per far si che uno dei due genitori, od entrambi, non cercasse di coinvolgere il figlio nella guerra contro l’altro, ancor più di quanto avesse già fatto. Vi lascio immaginare la fatica nel cercare di “proteggere” appunto quei bambini contesi.

I figli si ritrovano in mezzo alla guerra dei genitori, vengono “triangolati”, spinti e tirati da un parte piuttosto che dall’altra.

Si può sviluppare quella che viene definita la sindrome da alienazione parentale con sintomi ben specifici: enuresi notturna, calo della rendita scolastica, aggressività o chiusura nei confronti del gruppo dei coetanei, incapacità di provare simpatia ed empatia verso gli altri, ansia, depressione, pensieri suicidari, difficoltà ad instaurare relazioni sentimentali stabili e serene, a gestire rapporti con altre persone basate sulla fiducia, problematiche in età adulta nella crescita dei propri figli.

A volte mi viene da pensare che nei casi di separazione genitoriale non dovrebbero esistere solo gli avvocati per i genitori, ma anche uno per i figli. Alla fine sono sempre loro a pagarne le conseguenze. Gli adulti infatti scelgono se avere figli, se mandare avanti o meno la loro relazione e con quali modalità. I figli non hanno nessuna voce in merito. Si trovano a dover assistere ai litigi, alle lotte all’ultimo sangue sulla divisione dei beni, spesso allo squallido attaccamento alle questioni materiali, sono carenti dal punto di vista affettivo e vengono trasformati in merce di scambio per ferire e ricattare l’altra parte.

Mi chiedo quanti genitori si immedesimano nei figli e si chiedano quanta sofferenza suscitano in loro?

10/12/2012