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Ortoressia: quando il mangiar sano diventa un'ossessione

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Condurre una vita sana facendo sport e nutrendosi di alimenti non trattati è lo stile di vita di tante persone che, pur fagocitate dai ritmi odierni, non smettono di prendersi cura di se stesse. Questo atteggiamento verso il cibo non è deprecabile, anzi viste le tante malattie trasmesse da alimenti contaminati, è auspicabile che si faccia attenzione a ciò che si mangia e alla sua provenienza.

Il problema sorge quando l’attenzione verso i cibi sani diventa ossessiva fino a che il rapporto con il cibo subisce una distorsione. Si tratta di un vero e proprio disturbo dell’alimentazione denominato ortoressia nervosa (dal greco “orthos” che significa giusto, corretto; e “orexis”, che significa appetito e coniato per la prima volta nel 1996 da Steven Bratman), un’ossessione del mangiare sano.

L’ortoressia non è immediatamente e facilmente diagnosticabile in quanto l’intento della persona è positivo. Ha inizio instaurando un cattivo rapporto con il cibo, da principio scartando i cibi trattati con pesticidi o con additivi artificiali, per arrivare ad avere esigenze sempre maggiori fino a seguire un’alimentazione povera a livello nutrizionale e potenzialmente dannosa se condotta per lungo tempo. L’obiettivo infatti è quello di seguire un’alimentazione che porti a “purificarsi” e a mantenere uno stato di salute ottimale.

Spesso le persone ortoressiche iniziano le loro restrizioni partendo da un tipo di filosofia alimentare (ad esempio: vegetarismo, veganismo, fruttarismo, ecc.) oppure a causa di allergie ad alcuni cibi, perdendo poi il controllo e creando proprie regole alimentari sempre più rigide fino a degenerare nella patologia. In uno studio condotto nel 2004, alcuni ricercatori (Donini, Marsili, Graziani, Imbriale e Cannella, 2004) hanno rilevato che su 404 soggetti il 7% soffriva di ortoressia e che in maggioranza erano uomini con un basso livello di istruzione.

Come accade per le persone che soffrono di altri disturbi dell’alimentazione, gli ortoressici pensano al cibo ogni minuto della loro giornata. Facendo un confronto con l’anoressia e la bulimia, in questi due casi la preoccupazione è indirizzata alla quantità di cibo ingerito, mentre nel caso dell’ortoressia il pensiero è incentrato alla qualità. Si passa molto tempo a controllare le tabelle nutrizionali degli alimenti, a verificarne la provenienza e a valutare eventuali rischi di contaminazione.

Spesso gli ortoressici hanno sentimenti di superiorità rispetto agli altri, considerandoli indisciplinati, golosi e impuri nelle loro abitudini alimentari. Questo comportamento porta ad isolarsi per seguire queste restrizioni e non essere coinvolti dagli amici in aperitivi o in altri incontri sociali dove si consuma cibo “cattivo” (infatti molti mangiano solo cibi che hanno comprato e cucinato loro). Se la persona ortoressica non riesce a defilarsi, in queste occasioni sarà facile osservarla bere solo acqua oppure, se spinta a mangiare dalla tentazione, ben presto proverà una sensazione di malessere tale da mettere in atto condotte di evacuazione per liberarsi dei cibi ingeriti attraverso il vomito o l’astinenza dal cibo fino a sentirsi “disintossicata”.

L’insieme di questi comportamenti patologici comprende alla fine sia un quadro di disturbo dell’alimentazione sia un disturbo ossessivo compulsivo. Infatti il fulcro centrale di questa patologia è la sensazione di benessere prodotta dal controllo sulla propria vita e sulla propria alimentazione, controllo che è solo un’illusione che degenera in qualcosa di incontrollabile. Ironicamente gli ortoressici iniziano con il voler controllare la propria alimentazione, ma alla fine è l’alimentazione che li controlla fino a prendere il sopravvento.

La linea di demarcazione tra l’impulso sano e la patologia è veramente sottile e proprio lì è il problema, perché in apparenza la persona si prende cura di sé mentre in realtà si fa solo del male, negando a se stessa il gusto e il piacere del cibo e del nutrirsi. Ciò comporta conseguenze negative anche a livello fisico (ad esempio: osteoporosi, atrofia muscolare, ecc.), che però sono riscontrabili solo a distanza di tempo. Di conseguenza la motivazione a cambiare e a curarsi non può essere solo questa, poiché il problema più rilevante è che la persona ortoressica è convinta di agire per il meglio e si sente superiore a chi non riesce a controllarsi nell’alimentazione allo stesso modo.

Una psicoterapia con questo tipo di persone si focalizza sulle emozioni collegate all’obiettivo salute e a tutti gli alimenti che invece possono fare male al fisico. L’intento è condurre lentamente il paziente a ritrovare il piacere nel nutrirsi provando ad accettare piccole trasgressioni alle sue ferree regole per ristabilire un impatto flessibile e piacevole con il cibo. Parallelamente la persona riacquisirà una percezione del proprio corpo come bisognoso di tutti gli alimenti per essere davvero sano. È quest’ultimo aspetto quello più importante. La chiave del mangiare sano è seguire una dieta bilanciata, mangiando nella giusta quantità e in alternanza alimenti che non provochino carenze a livello nutrizionale per il fisico.

03/08/2011