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Parliamo di stalking, la sindrome dell'assillatore

di Caterina Steri

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Alcune manifestazioni di affetto e gentilezza, attraverso sms, e-mail, telefonate, visite a sorpresa, regali inaspettati, con il tempo possono diventare sgradite perché invadono la privacy di chi le riceve, talvolta creando dei cambiamenti nella quotidianità e generando ansia, preoccupazione e spavento. Nei casi più gravi, c’è chi passa dai regali alle minacce, poste sotto casa, inseguimenti, molestie, persecuzioni, atti lesivi. Queste situazioni vengono riportate al fenomeno dello stalking (termine anglossassone che letteralmente significa “fare la posta”), o sindrome del molestatore assillante, inseguimento ossessivo o anche obsessional following.

Non sono tanto le singole condotte dell’assillatore ad essere considerate persecutorie, quanto la modalità ripetuta nel tempo, contro la volontà di chi le subisce.

Lo stalking può presentare una durata variabile, da un paio di mesi fino a coprire un periodo lungo anche anni. E’ un vero e proprio reato punibile con il carcere. Nello specifico, “la legge aumenta le condanne da sei mesi a quattro anni, le pene sono aggravate se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona legata alla vittima da relazione affettiva, se avviene a danno di un minore, di una donna incinta, di una persona disabile. Il reo è punito con l'ergastolo se, nell'escalation di atti persecutori accertati, uccide la vittima”.

Solitamente con lo stalking vengono coinvolte due persone: il persecutore, chiamato stalker e la sua vittima.

Il primo può essere un estraneo, ma spesso è un conoscente della vittima, un ex, che agisce spinto dalla voglia di recuperare il rapporto o dal desiderio di vendicare un torto subito. Altri possono essere individui con problemi di interazione sociale, che vogliono imporre la propria presenza, anche quando viene respinta, per creare una relazione sentimentale. Ci sono poi, in numero minore, persone con disturbi mentali, convinte di avere effettivamente una relazione con l’altra persona.

In base alle motivazioni che spingono lo stalker ad assillare la sua vittima sono stati definiti dei profili ben precisi.

Il risentito: spinto dal desiderio di vendicarsi di un danno o di un torto che ritiene di aver subito ed è quindi alimentato dalla ricerca di vendetta.

Il bisognoso di affetto: va alla ricerca di una relazione e di attenzioni che possono riguardare l’amicizia o l’amore. La vittima in genere viene superficialmente considerata, vicina al “partner o amico/a ideale”, una persona che si ritiene possa aiutare, attraverso la relazione desiderata, a risolvere la propria mancanza di amore o affetto. Spesso il rifiuto dell’altro viene negato e reinterpretato in base alla convinzione che egli abbia bisogno di sbloccarsi e superare qualche difficoltà psicologica o concreta.

Il corteggiatore incompetente: tiene un comportamento alimentato dalla sua scarsa o inesistente competenza relazionale che si traduce in comportamenti opprimenti, espliciti e, quando non riesce a raggiungere i risultati sperati, anche aggressivi e villani.

Il respinto: un persecutore che diventa tale in reazione ad un rifiuto. È in genere un ex che mira a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per l’abbandono.

Il predatore: un molestatore che ambisce ad avere rapporti sessuali con una vittima che può essere pedinata, inseguita e spaventata. La paura, infatti, eccita questo tipo di stalker che prova un senso di potere nell’organizzare la persecuzione.

Lo stalker può agire in due diversi modi. Il primo si basa sull’uso di sms, e-mail, telefonate, graffiti, murales attraverso cui si vuole trasmettere messaggi sulle proprie emozioni, sui bisogni, sugli impulsi, sui desideri o sulle intenzioni, relativi a stati affettivi amorosi, a vissuti di odio, rancore o vendetta.

Il secondo si basa sulla ricerca del confronto diretto con la vittima tramite visite sotto casa o sul posto di lavoro, minacce o aggressioni. Generalmente non si ritrovano due tipologie separate “pure” di stalkers, ma molestie in forme miste in cui alla prima in genere segue la seconda specie di azioni.

La vittima, chiamata anche stalking victim, si trova in stato di allerta, di emergenza e forte stress psicologico dato dai vissuti legati alla percezione sgradevole dei comportamenti persecutori subiti che alla continua angoscia dovuta dalla paura per la propria incolumità. Le vittime solitamente sono donne dai 18 ai 44 anni.

I comportamenti di stalking possono protrarsi a lungo tempo con conseguenze negative per la vittima che rischiano di trasformarsi in vere e proprie ferite che si cronicizzano. In base alle esperienze subite e ai vissuti emotivi, possono insorgere disturbi di ansia, insonnia, e disturbi da stress post traumatico.

E’ noto che ci sono delle categorie sociali a rischio di stalking, come medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali: quelle categorie che lavorano per aiutare gli altri. Lo stalker rischia di sviluppare nei loro confronti delle aspettative per cui si sentono aiutati e capiti. Proietta su queste figure il proprio bisogno di relazioni, affetto, amore e inizia ad assillarli per avere la loro attenzione, fino a perdere il controllo e la visione oggettiva della realtà.

Come prevenire e combattere lo stalking

Se la molestia consiste nella richiesta di iniziare o ristabilire una relazione indesiderata, è necessario essere fermi nel “dire di no” una sola volta e in modo chiaro.

Meglio uscire senza seguire abitudini solite e prevedibili, in orari maggiormente affollati e in luoghi non isolati,

Raccogliere più dati possibili sui fastidi subiti e riportare tutto alle forze dell’ordine.

Se si pensa di essere in pericolo o seguiti recarsi dalle forze dell’ordine.

Tenere sempre il cellulare a portata di mano per effettuare una telefonata al numero delle emergenze.

Non sottovalutare quello che sta succedendo e i segnali di disturbo subiti.

Non vergognarsi e non sentirsi in colpa perché si è diventate vittime di stalking. Parlare e denunciare sono un’ottima strategia per liberarsi dai soprusi dello stalker.

Se insorgono disturbi di ansia, insonnia, eccessivo stress è utile rivolgersi ad un esperto per lavorare sulle conseguenze psicologiche di quello che si sta subendo e per trovare il coraggio (quando manca), di denunciare l’accaduto.

03/10/2011