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Perché vivere di paure? Guarire dalle fobie è possibile

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Le ricerche attuali indicano che le fobie possono essere condizionate tramite una delle seguenti esperienze: il trauma diretto, il modellamento o l'istruzione verbale. Una teoria psicologica sulla natura degli stimoli che possono diventare fobici prevede la possibilità di condizionare le persone ad avere paura di qualsiasi tipo di stimolo.

In realtà, le fobie tendono a concentrarsi solo su certi tipi di stimoli. Di solito le persone non sviluppano fobie verso i fiori, gli agnelli o le lampade. Particolarmente comuni sono, invece, le fobie che riguardano gli insetti, alcuni animali, l'ambiente naturale e il sangue.

È stata avanzata l'ipotesi che durante l'evoluzione della nostra specie, gli essere umani abbiano preso a reagire con particolare forza agli stimoli che possono rappresentare una minaccia per la vita dell'individuo. Gli ambienti naturali pericolosi ne sono un esempio; pensiamo alla paura dell'altezza, dell'acqua oppure agli animali o insetti mortali come i serpenti, scorpioni e ragni.

Probabilmente il nostro circuito cerebrale della paura si è evoluto in modo da dare a questi tipi di stimoli risposte rapide e automatiche. In pratica, il nostro circuito della paura può essersi biologicamente predisposto ad apprendere a temere certi tipi di stimoli: si parla perciò di apprendimento con predisposizione biologica (Kring, Davison, Neale e Johnson, 2007).

D'altra parte ci sono persone che hanno paura di animali come i cani o i gatti. Alcuni si chiederanno com'è possibile? Ebbene, ciò dipende da esperienze apprese involontariamente che associano a tale stimolo la caratteristica della pericolosità. Può capitare che la persona ricordi esattamente l'evento traumatico che l'ha portata ad avere paura di un animale o di una determinata situazione, ma può anche accadere che non ricordi affatto l'origine della sua fobia.

Tale meccanismo che riguarda l'insorgenza di una paura viene nominato condizionamento classico e porta la persona ad evitare sistematicamente tutte le situazioni, gli oggetti, gli animali, ecc. associati alla paura. La persona che soffre di una fobia specifica solitamente di fronte allo stimolo negativo reagisce con sensazioni di forte ansia, paura o disgusto che possono essere accompagnate da tachicardia, tremori e sensazioni di svenimento.

A seconda di quanto lo stimolo che genera la paura è vicino, la reazione ansiogena può essere più o meno forte. In ogni caso la persona cercherà in tutti i modi di evitare la situazione percepita come pericolosa. Chi ad esempio ha paura di prendere l'ascensore, userà le scale oppure chi ha paura dei cani tenterà di starne alla larga. La fobia specifica solitamente è frutto di una brutta esperienza avuta in prima persona oppure dall'essere rimasti colpiti negativamente dai racconti di esperienza traumatiche vissute da altre persone.

Le fobie specifiche che si rilevano con maggior frequenza sono:
- fobie per gli animali, come i serpenti, i ragni, ecc.
- fobie per l'ambiente naturale, come le tempeste, le altezze, l'acqua, ecc.
- fobie per il sangue, le iniezioni, le ferite o pratiche mediche invasive
- fobie per alcune situazioni specifiche: ad esempio, trasporti pubblici, tunnel, ponti, ascensori, spazi chiusi, paura di guidare l'auto.
- fobie d'altro tipo, come la paura di ammalarsi o la paura di soffocare.

È chiaro che il fobico come prima soluzione ai suoi problemi tenda ad evitare con grande cura e attenzione tutte le situazioni che possono generare ansia. Pertanto la fuga si verifica solo nei casi in cui non è riuscito a prevenire l'evento. Tutto ciò naturalmente implica piccole ma potenzialmente anche notevoli rinunce e impedimenti alla propria vita privata a seconda della natura della fobia.

Proprio in quest'ottica, l'esposizione all'oggetto che scatena la paura costituisce l'approccio predominante nel trattamento comportamentale delle fobie, una tecnica di cui si sono sviluppate molte versioni. La desensibilizzazione sistematica è stato il primo metodo largamente utilizzato nel trattamento comportamentale delle fobie; esso implica prima di tutto l'addestramento del paziente ad acquisire la capacità di rilassarsi.

Il paziente si serve poi di queste abilità apprese mentre immagina una gerarchia di situazioni sempre più spaventose, che ha messo a punto con il terapeuta. Si parte dalla situazione che provoca meno paura fino ad arrivare a quella più temuta. L'esposizione è efficace anche per trattare la fobia sociale. Spesso in questi trattamenti il primo passaggio consiste nell'interpretare o nello sperimentare ruoli durante sedute individuali o nell'ambito di piccoli gruppi di terapia, per poi affrontare l'esposizione a situazioni pubbliche più estese (Kring, Davison, Neale e Johnson, 2007).

Le persone che soffrono di fobie sono tante, molte delle quali conducono una vita davvero limitata a causa dei continui evitamenti. Il modo di guarire esiste ed un tentativo lo si deve a se stessi e ai propri cari. Perché vivere di paure quando invece c'è tutto un mondo che aspetta di essere sperimentato con entusiasmo e meraviglia?

13/07/2011