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Proteggersi dal gran caldo durante la pandemia

Non è crogiolandosi sotto il sole che si contrastano virus e contagio, mentre s’è scoperto che chi soffre di sindrome post Covid è poco tollerante al caldo

Proteggersi dal gran caldo durante la pandemia
di Stefania Elena Carnemolla

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Con l’arrivo della stagione calda tradizionalmente venivano indicate come categorie a rischio le persone sole e quelle anziane, le donne in gravidanza, i bambini, chi assumeva regolarmente farmaci, gli ipertesi, i cardiopatici, i diabetici, chi soffriva d’insufficienza renale o era in dialisi, le persone con disturbi psichici, i soggetti non autosufficienti, chi svolgeva un lavoro intensivo o viveva all’aria aperta.

Si è ora scoperto che anche le persone con sindrome post Covid sono meno tolleranti al caldo a causa di sintomi come  tosse, difficoltà respiratorie, debolezza, febbre, palpitazioni, disturbi del sonno, vertigini, difficoltà a concentrarsi, ansia, depressione, problemi gastrointestinali, stati di delirio. Il consiglio per questi soggetti, raccomanda il Ministero della Salute, è di rimanere a casa, evitando ogni esposizione al caldo e continuando con le terapie previste.

COLPA DEL CALDO O DEL VIRUS?

In tempi di pandemia da Sars-CoV-2 può capitare di non riuscire a distinguere i sintomi da Covid-19 da quelli delle patologie associate al gran caldo. Sintomi del Covid-19 sono, spiega il Ministero della Salute, brividi e febbre superiore a 37,5° C, tosse recente, difficoltà respiratorie, riduzione/perdita di gusto/olfatto, cefalea, dolori muscolari, debolezza, vomito e/o diarrea. Le patologie associate al caldo sono, invece, disidratazione che si manifesta con forte sudorazione e sete, cute e mucose secche, diuresi ridotta, urina scura; crampi muscolari, edemi alle gambe, svenimenti, vertigini; stress da calore caratterizzato da malessere, tachicardia, nausea, vomito cefalea, confusione; infine, colpo di calore che causa cefalea, tachicardia, iperventilazione, febbre, aritmia, shock.

ONDATE DI CALORE

Un rischio per la salute della popolazione sono le ondate di calore, condizioni climatiche, spiega il Ministero della Salute, caratterizzate da “temperature molto elevate per più giorni consecutivi, spesso associate a tassi elevati di umidità, forte irraggiamento solare e assenza di ventilazione”. Un aiuto per i cittadini sono allora i bollettini giornalieri delle ondate di calore con cui il ministero comunica i possibili effetti sulla salute. La lettura di questi bollettini è molto semplice grazie ai livelli di rischio indicati con il colore verde (0), 1 (giallo), 2 (arancione), 3 (rosso). Il primo livello, spiega il Ministero della Salute, indica condizioni meteorologiche senza rischi per la salute; il livello 1 uno stato di pre-allerta con condizioni meteorologiche che possono precedere il verificarsi di un’ondata di calore; il livello 2 temperature elevate e condizioni meteorologiche con possibili effetti negativi sulla salute della popolazione, in particolare nei sottogruppi suscettibili; il livello 3, infine, l’arrivo di un’ondata di calore con rischi elevati per la salute.

ALL’APERTO

Con la pandemia è cambiato anche il modo di vivere il caldo. Un errore, ad esempio, è pensare che stare sotto il sole possa proteggere dal virus e dal contagio. Un’idea sbagliata, spiega il Ministero della Salute, perché le uniche cose che si rimedieranno saranno ustioni e patologie associate al caldo, portando, ad esempio, in concomitanza con ondate di calore, all’aggravamento di patologie croniche pregresse come Bpco, scompenso cardiaco, insufficienza renale, ipertensione, diatesi trombotiche, insufficienza cerebrovascolare.

Come affrontare allora il caldo in tempi di pandemia da Sars-CoV-2? Uscire, spiega il Ministero della Salute, nelle ore più fresche, senza dimenticare di mantenere la distanza di almeno un metro dalle altre persone, di utilizzare gel igienizzanti per le mani, di indossare la mascherina, anche se fa caldo. Preferire, quindi, sempre osservando le regole del distanziamento, parchi e giardini rispetto ai luoghi affollati e anche parchi e giardini dovranno essere raggiunti nelle ore più fresche.

IN CASA

In casa fondamentale è, invece, il ricambio d’aria, ciò che aiuterà a ridurre il rischio di tramissione del virus, preferendo la ventilazione naturale, ad esempio, indotta dal vento, a quella meccanica. Disco verde per i climatizzatori senza dimenticare, tuttavia, di pulire filtri, scocche, lamelle – utilizzare in tal caso il libretto di istruzioni del produttore – e di areare spesso la stanza. Sempre in casa, ricorda il Ministero della Salute, andranno seguite buone regole igieniche contro possibili tracce di virus, utilizzando preferibilmente candeggina e detergenti a base di alcool.

Per una casa più fresca, spiega il Ministero della Salute, si possono schermare con tende o persiane e veneziane finestre e vetrate esposte a sud-sud-ovest bloccando, così, l’ingresso del sole. Una soluzione classica è anche quella di chiudere le finestre nelle ore più calde per evitare il surriscaldamento dell’ambiente, viceversa lasciandole aperte durante la notte e nelle prime ore del mattino, consentendo, così, il ricambio naturale dell’aria. Un ambiente così ricreato aiuterà a proteggere in generale le persone e, in particolare, i nuovi vulnerabili, ossia chi è in balia della malattia da Sars-CoV-2 e chi vive i sintomi del post Covid, incompatibili con caldo e umidità dentro e fuori casa.

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16/06/2021