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Psicologia delle ferie mancate

di Caterina Steri

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Dopo aver scritto il post sulla sindrome da rientro vacanziero, ho deciso di scrivere qualcosa su chi non è riuscito ad andare in vacanza. E' vero che può essere stressante il rientro dalle vacanze, ma è ancora maggiore il malessere per non poter nemmeno iniziarle. I media da una parte ci tartassano con servizi vari sulle vacanze e il traumatico rientro e dall’altra, raccontano di quella ormai sempre più cospicua parte della popolazione che alle ferie non ha potuto pensare neanche lontanamente ma che ogni giorno combatte per proteggere il proprio impiego. Senza parlare dei tormentoni dell’estate che ci riportano al pagamento dell’IMU, l'aumento della benzina e tutto il resto colpito dal redditometro.

Purtroppo la situazione economica attuale va di male in peggio e tante persone non riescono più a concedersi una vacanza se non arrivare a fine mese.

Chi è nei guai a causa del lavoro non subisce la crisi da rientro vacanziero, ma la stanchezza, le preoccupazioni e il caldo torrido della città che ha prevalso sulla nostra estate.

L’aumento delle tasse, l’incognita sul futuro professionale ha fatto sì che anche chi avrebbe potuto andare in vacanza vi abbia rinunciato per risparmiare in vista di un periodo di ulteriore crisi.

In passato qualcuno impossibilitato a partire per le vacanze si barricava in casa vergognandosi della sua condizione. Oggi invece c’è più la tendenza del “mal comune mezzo gaudio” in cui ci si incontra e si discute apertamente e in modo solidale sull’impossibilità di fare le vacanze.

Alcuni mancati vacanzieri non vedono l’ora che l’estate finisca, che torni il fresco e vengano sollevate le saracinesche dei negozi. Sono quelli che rientrano a casa, si 'attaccano' al condizionatore e al telecomando e finiscono così la loro giornata.

Oppure sono quelli che nonostante la (fortunata) costrizione a lavorare, con uno spirito più ottimistico si concedono le passeggiate al fresco della sera, organizzano cene con gli amici rimasti a casa. Si godono la tranquillità della città deserta.

Comunque sia, la possibilità di staccare mentalmente e fisicamente dall’attività professionale, è una grossa occasione per rigenerarsi e dedicarsi ad altro. Tanto più che sono sempre più frequenti quelle professioni a cui ci si deve dedicare per mero bisogno economico e non per passione o perché si ha avuto la possibilità di sceglierle.

Sono diversi i fattori che possono aumentare lo stress legato al lavoro e all’impossibilità di godersi la vita con una pausa vacanziera. Tutti possibili elementi che si ripercuotono oltre che sullo stato del lavoratore, anche sulla sua famiglia. Un fenomeno angosciante è quello che fa render conto che certe cose che prima erano scontate (dall’acquisto di un abito al pagamento della rata del mutuo), senza lavoro o la sua sicurezza, non lo sono più. Tutto ciò reca problemi non solo materiali, ma anche mentali, come ansia, attacchi di panico, insonnia. Soffocanti sintomi che non ci permettono di vivere bene le giornate.

Non posso pensare di risolvere la situazione, anche io sono una lavoratrice e so quali sono i rischi. Ma so che in tempi bui come questi, bisogna per forza metter mano a tutte le risorse possibili, pure a quelle di cui non conosciamo l’esistenza, prima che lo stress da lavoro e da mancate vacanze prenda il sopravvento!

Meglio cercare di pensare positivamente alle cose che vanno bene e a quante volte si è riusciti a superare momenti di forte stress; condividere i malumori e le preoccupazioni con le persone vicine, ma pensando comunque in un’ottica positiva; riuscire a godere delle piccole cose che ogni giornata ci offre.

Pensare che prima o poi arriveranno tempi migliori e pure le agognate vacanze, indice di un ritorno al lavoro per tutti!

10/09/2012