Sacchetti usati per frutta e verdura: il rischio sono le contaminazioni

di Stefania Elena Carnemolla

Sacchetti ultrasottili biodegradabili e compostabili: un sondaggio del Monitor Ortofrutta di Agroter, realizzato in collaborazione con Toluna, ha rivelato che dopo la loro introduzione e a pagamento, il 12% dei consumatori ha preferito acquistare frutta e verdura confezionate, mentre il 21%, pensando ai tradizionali sacchetti di carta, non a pagamento, si è rivolto al fruttivendolo. L’indagine, curata da Roberto Della Casa, docente di marketing dei prodotti alimentari dell’Università degli Studi di Bologna, ha anche fatto emergere un cambiamento di abitudini dei consumatori che vivono in Italia, con il 7% che ha dichiarato di comprare meno frutta e verdura. Sempre secondo la ricerca, se il 6% vorrebbe indietro i “vecchi sacchetti di plastica gratuiti”, il 56% ha risposto di “aver fatto la spesa come al solito”, con un “comportamento più marcato nei giovani” (61%) rispetto agli over 55 (53%).

“Perché non posso portare la busta da casa?”, si sono chiesti molti consumatori dopo l’entrata in vigore della nuova normativa, con il Ministero della Salute che ha aperto alla possibilità, purché monouso e per uso alimentare. Ciononostante molti consumatori insistono nel voler portare le buste da casa, utilizzate, se non quando tradizionali. Ciò non è possibile, spiegano gli esperti del laboratorio Food-Packaging-Materials di CSI, centro di certificazione e analisi comportamentale e società del gruppo IMQ, realtà italiana che opera nel settore della conformità attraverso certificazione, prove, verifiche e ispezioni.

Non è possibile, spiegano, perché queste buste “possono essere state conservate in condizioni che favoriscono lo sviluppo microbico, soprattutto in presenza di umidità, residui di alimento, in particolare se sono custodite in luoghi poco puliti. In queste condizioni i microrganismi, anche patogeni, possono moltiplicarsi e aderire alla busta contaminando gli alimenti e le superfici con cui la busta viene a contatto”.

Accanto alla contaminazione microbiologica, occorre prestare attenzione anche a quella chimica, che gli esperti CSI definiscono “pericolosa” perché “i luoghi di conservazione dei sacchetti, le cross-contamination, l’utilizzo incondizionato e/o improprio potrebbero inficiare la sicurezza chimica del sacchetto stesso”.

Gli esperti CSI rassicurano, comunque, sulle misure adottate per la certificazione di biodegradabilità, compostabilità e performance dei sacchetti di nuova generazione, ricordando, ad esempio, che le prove di biodegradabilità e compostabilità vengono eseguite secondo la norma UNI-EN 13432:2002 che stabilisce i requisiti per imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione, e spiegando, a proposito del fattore performance, che sta molto a cuore ai consumatori, come in laboratorio vengano testati resistenza della saldatura, al carico statico e a quello dinamico, nonchè allungamento e lacerazione, aspetti che “impattano fortemente sulla valutazione dell’idoneità tecnologica di questi prodotti”.

 

Abbiamo parlato di:

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