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I nove segnali per capire se sei dipendente dai videogiochi

I nove segnali per capire se sei dipendente dai videogiochi

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Nell'ultimo biennio, i videogiochi hanno aiutato milioni di persone a superare la pandemia, affermandosi come settore dell'intrattenimento più popolare in assoluto insieme a quello musicale. Secondo un report del 2019, oltre 2,4 miliardi di persone giocano ai videogiochi, sia su console (come Playstation e Nintendo) che su smartphone, e la media mondiale è di circa un'ora di gioco al giorno (Digioia, 2021).

È emerso che i giovani, durante il lockdown, avrebbero aumentato del 75% l'utilizzo dei giochi online per gestire meglio stress, ansia e paure (Pantling, 2020).

Per un numero sempre maggiore di persone, però, i giochi elettronici stanno diventando una dipendenza, creando notevoli problemi nella vita personale, familiare e sociale, con impatti anche fisici, dai disturbi del sonno ai problemi alimentari.

Nel 2019 l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha riconosciuto la dipendenza da videogiochi come una vera e propria malattia e ha dato il via ad una serie di incentivi per cercare di convincere un numero sempre crescente di associazioni a offrire soccorso ai bisognosi, anche tramite la realizzazione di cliniche private (Digioia, 2021).

La dipendenza da videogioco è stata inserita nell'ultima versione del DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – V edizione) come Internet Gaming Disorder e deve essere caratterizzata da almeno cinque dei seguenti criteri per dodici mesi:

1 forte preoccupazione a riguardo del gioco

2 comportamenti di isolamento quando il gioco non è possibile

3 tolleranza (bisogno di aumentare il tempo di gioco per sperimentare soddisfazione)

4 tentativi infruttuosi di controllare/ridurre l'uso

5 perdita di interesse per altri hobbies o attività

6 uso eccessivo nonostante la consapevolezza che sussista un problema

7 menzogne a riguardo del tempo trascorso giocando

8 uso del gioco per sedare/regolare/ridurre un vissuto emotivo spiacevole

9 perdita o compromissione di relazioni interpersonali rilevanti; compromissione del rendimento scolastico o lavorativo a causa del gioco.

Molte cause contribuiscono alla dipendenza da videogame. Uno dei motivi principali per cui i videogiochi possono diventare così avvincenti è che sono progettati per essere così. I progettisti di videogiochi, come chiunque altro stia cercando di realizzare un profitto, sono sempre alla ricerca di modi per convincere più persone a giocare. Ci riescono creando un gioco abbastanza impegnativo, ma non così difficile da portare il giocatore a smettere di giocare.

I videogiochi stimolano i circuiti del cosiddetto reward, cioè della ricompensa. I ragazzini, facendo questi giochi, spesso con musiche ipnotiche e stimolazioni luminose intermittenti, riescono ad alienarsi e a ottenere delle micro-ricompense che instaurano la dipendenza. Allo stesso modo, si genera frustrazione quando non riescono a ottenere la vittoria nella prova del videogioco.

Le loot boxes

Sulla scia del meccanismo della ricompensa, all'interno di alcuni videogames (per esempio FIFA, Overwatch, Counter-Strike, Fortnite) ci sono le loot boxes, scatole premio dal contenuto segreto che all'interno hanno oggetti virtuali e che vengono riempite da un generatore casuale. Le loot boxes si possono acquistare tramite l'utilizzo di soldi (veri o virtuali) e permettono di migliorare l'esperienza di gioco, sia a livello di potenzialità sia a livello estetico, del proprio avatar (skin). L'utente può scegliere di comprarle sperando di trovare al loro interno qualche arma, potenzialità o caratteristica particolari, senza avere la garanzia che questo succeda. Alla base del successo, ma anche delle critiche, del sistema delle loot boxes c'è la loro imprevedibilità. È vero che acquistandole i giocatori ricevono sempre un controvalore virtuale ma, a causa dell'alto fattore di casualità, il principio è comparabile a quello del gioco d'azzardo.

Da evidenziare è anche la mentalità che creano nei più giovani, caratterizzata dall'affidarsi alla fortuna e utilizzare denaro, invece delle proprie abilità, per poter avanzare nel gioco senza far fatica. È questo che unisce l'azzardo alle loot boxes: una modalità di funzionamento e di azione che rischia di mettere le basi per i futuri gamblers (Magliaro, 2018).

Il perverso meccanismo di retroazione

Un'altra modalità per generare dipendenza dai videogiochi consiste nel dare un valore sociale alla ricompensa: il soggetto assume uno status differente da quello degli altri utenti, per cui se prima era un utente di basso livello, poi diventa utente esperto e infine utente super. Questo processo, genera un meccanismo di retroazione, che progressivamente spingerà l'utente ad aumentare la frequenza e la durata di utilizzo per riuscire a mantenere il livello di piacere generato dalle prime esperienze.

Talvolta il videogioco diventa un vero e proprio laboratorio sperimentale di sé e delle relazioni con l'altro sostituendo, nei casi di vero e proprio ritiro sociale (o di dipendenza), la palestra che il mondo relazionale reale dovrebbe svolgere.

Ad esempio, negli MMORPG (Massively Multiplayer Online Role-Playing Game, Gioco di ruolo multigiocatore in rete di massa) (come World of Warcraft, Guild Wars 2, Star Wars: The Old Republic, The Elder Scrolls Online) migliaia di giocatori possono sfidarsi, attribuendo ai loro personaggi qualità e capacità che magari nella vita reale fanno fatica a riconoscersi.

Il trattamento per la dipendenza da videogiochi è simile a quello per altre dipendenze. La consulenza psicologica e la modifica del comportamento sono i mezzi principali per trattare i giocatori dipendenti. Insieme, la psicoterapia individuale e familiare sono potenti strumenti di trattamento.

16/05/2022