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I segreti anti-age custoditi in una pianta comune considerata una comune erbaccia infestante da estirpare

Gli estratti di lappola hanno mostrato un potenziale nel proteggere la pelle, accelerare la guarigione delle ferite e combattere le rughe grazie alle loro proprietà antiossidanti e antinfiammatorie

I segreti antiage custoditi in una pianta comune considerata una comune erbaccia infestante da estirpare
di Roberto Zonca

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Ogni volta che un gruppo di ricercatori annuncia la scoperta di una qualsivoglia pianta, che si rivela esser dotata di incredibili capacità curative, penso al potenziale ancora nascosto di tutte quelle specie vegetali (e non) che rischiano quotidianamente l’estinzione a causa delle attività dell’uomo. Tali scoperte, oltre ad essere importantissime, servono in ogni caso a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di tutelare l’ambiente. Un recentissimo studio condotto da un team di scienziati dell’Università Myongji (Corea del Sud) ha scoperto che la lappola, considerata oggi un’erbaccia nociva, ha un grande potenziale nel proteggere la pelle, accelerare la guarigione delle ferite e combattere le rughe grazie alle loro proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Si tratta in pratica di una pianta utile, dalle incredibili proprietà anti-age.

Da pianta infestante a pianta curativa

Gli estratti, ha evidenziato l’equipe, coordinata dalla dottoranda Eunsu Song, sono in grado di ridurre i danni causati dalle radiazioni UVB e promuovono la guarigione delle ferite, influenzando la produzione di collagene, che mantiene l’elasticità della pelle e previene le rughe. La lappola, commenta Song, potrebbe esser presto inserita tra gli ingredienti più preziosi dell’industria cosmetica, ancor più se la si combinasse con altri composti come l’acido ialuronico o l’acido retinoico, già noti per la loro capacità di contrasto all’invecchiamento. Il frutto della lappola, che cresce in tutto il mondo, è ricco di componenti antiossidanti e antinfiammatori che potrebbero renderla utile come protettore della pelle. “Abbiamo scoperto che il frutto della lappola ha il potenziale per proteggere la pelle e aiutare a migliorare la produzione di collagene - spiega Song, che ha lavorato con il professor Jinah Hwang -. A questo proposito, potrebbe essere un ingrediente attraente per creme o altre tipologie di cosmetici. Siamo certi che mostrerà un effetto sinergico se miscelato con altri composti efficaci, come l’acido ialuronico o l’acido retinoico, contro l’invecchiamento”.

I risultati dello studio sono stati presentati nel corso del Discover BMB, l’incontro annuale dell’American Society for Biochemistry and Molecular Biology, che si è tenuto a Seattle dal 25 al 28 marzo. La lappola (nome scientifico Xanthium strumarium) è una specie da fiore appartenente alla famiglia delle Asteraceae. È una pianta erbacea annuale, conosciuta per le sue ruvide frese di forma ovale, ricoperte di spine uncinate. Queste frese si attaccano facilmente a vestiti, pellicce e piume, consentendo ai semi di disperdersi su lunghe distanze. Oggi la si può trovare ovunque: ha colonizzato ogni parte del mondo, e viene considerata per questa ragione una specie estremamente invasiva. I semi e le piantine, inoltre, contengono una sostanza tossica (carbossiatratiloside) che, se ingerita in quantità significative, può risultare persino letale per l’uomo e per gli animali.

La si usava per curare mal di testa e artrite reumatoide

In passato i frutti venivano utilizzati nella medicina tradizionale, per curare mal di testa, naso chiuso, disturbi della pigmentazione della pelle, malattie legate alla tubercolosi e artrite reumatoide. Negli ultimi anni gli scienziati hanno esplorato il suo potenziale utilizzo nei trattamenti per l’artrite reumatoide e il cancro. Il nuovo studio è il primo ad esaminare le proprietà del frutto come agente cicatrizzante e protettore della pelle. Confrontando la bioattività dei frutti i ricercatori hanno scoperto che quelli nati in Corea del Sud avevano proprietà antiossidanti e antinfiammatorie leggermente superiori a quelli coltivati in Cina.

I ricercatori hanno concluso con un avvertimento. Viste le caratteristiche della pianta, potenzialmente pericolosa per la salute, saranno necessari ulteriori studi per determinare come usare gli estratti in modo sicuro. “Il carbossiatractiloside può danneggiare in maniera irreversibile il fegato”, ha detto Song. Prima di immettere un qualsiasi prodotto sul mercato è necessario trovare la giusta concentrazione così da evitare problemi ai consumatori.

Fonte
Scitechdaily

07/04/2023