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Sindrome di Calimero: quando il vittimismo viene usato per manipolare gli altri

Sindrome di Calimero quando il vittimismo viene usato per manipolare gli altri
di Caterina Steri

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Capita a tutti, almeno una volta nella vita di sentirsi vittime di circostanze negative, di sentirsi per una volta come Calimero, il pulcino protagonista di un cartone animato degli anni settanta che alla fine di ogni puntata si ritrova solo e sconsolato.

Quando la sensazione di essere costantemente vittime di soprusi e ingiustizie e di sfiducia negli altri e nella vita perdura nel tempo, diventando un’abitudine, se non uno stile di vita, possiamo parlare di sindrome di Calimero o vittimismo patologico. Le cause possono originare da diverse situazioni tra cui:  modalità apprese in famiglia, continue svalutazioni, violenza fisica o psicologica subita da piccoli.

Esiste una chiara differenza tra vittima e vittimista. Entrambe possono aver subito (per il vittimista non è detto),  ingiustizie e disgrazie, ma la prima non usa ciò che è successo per manipolare gli altri, anzi, tenta di risolverlo in silenzio. Al vittimista invece non interessa risolvere tanto l’ingiustizia, quanto usarla per manipolare  in modo immaturo e tirannico le relazioni.

Sono queste persone eternamente insoddisfatte che non fanno altro che ripetere: 'Capitano tutte a me. Pago sempre io per gli altri. Sapevo che sarebbe andata a finire così. Sono sempre sfortunato.' E’ così che la realtà viene vissuta in maniera distorta, per non sentire il dolore, la frustrazione o il senso di impotenza.

Ciò che non vedono i vittimisti cronici è che sono proprio loro a fungere in un certo senso da catalizzatori delle avversità con il proprio atteggiamento.

Sono anche individui permalosi che alla minima critica, frase non gradita o battuta ironica accentuano e manifestano anche con scene teatrali la loro posizione vittimistica. Questo atteggiamento si innesca quando, più o meno inconsciamente, si ritiene di non essere alla pari degli altri e ci si pone in modo immaturo nei loro confronti.

Ma qual è il vantaggio del vittimismo patologico?

Con questo modo di porsi, in modo più o meno subdolo si può diventare tiranni relazionali. Cioè, tenere in pugno le persone che per senso di colpa o compatimento tendono ad assecondare la 'vittima' in tutte le sue richieste. E’ proprio questo infatti il vantaggio: ottenere in modo tirannico ascolto, protezione e indulgenza altrui.

Il vittimismo patologico ricorda alcuni aspetti del narcisismo patologico. E’ infatti uno dei meccanismi che serve ad attirare e tenere legate a se le vittime.

Il vittimista patologico tende a vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto, mai quello pieno. Mostra una tendenza a non volersi liberare veramente dalla sofferenza, facendo di essa uno schema difensivo patologico utile a tenere su di se l’attenzione altrui che viene pretesa in modo più o meno esplicito. E quando dall’altra parte non arriva la “giusta” attenzione, allora il vittimista diventa aggressivo, colpevolizzando gli altri in modo efferato, aumentando la percezione di tradimento subita per l’ennesima volta. Non riconosce infatti le sue responsabilità e farglielo notare fomenta a sua volta la posizione da vittima.

 

22/02/2016