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Gli alberi anti smog che aiutano a combattere l'inquinamento

Gli alberi anti smog che aiutano a combattere linquinamento

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L’aria in Italia è pessima. E non per essere catastrofici. A dirlo sono i numeri: secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, lungo lo Stivale si registrano ogni anno oltre 80mila morti premature a causa dell’inquinamento atmosferico.

Una buona notizia però c’è, perché un aiuto potrebbe venire da alcune piante che sono in grado di catturare anidride carbonica (CO2), tra l’altro bloccando anche le pericolose polveri sottili PM10 e abbassando la temperatura dell’ambiente circostante durante le estati più torride.

È quanto emerge da uno studio di Coldiretti presentato al Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione a Cernobbio (Como) sulle piante più idonee a contrastare l'inquinamento atmosferico secondo il Cnr.
“Al primo posto tra le piante mangia smog – spiega la Coldiretti – c’è l’Acero Riccio che raggiunge un’altezza di 20 metri, con un tronco slanciato e diritto e foglie di grandi dimensioni, fra i 10 e i 15 cm con al termine una punta spesso ricurva da cui deriva l’appellativo di “riccio”: ogni esemplare può assorbire fino a 3800 chili di CO2 in vent’anni e ha un’ottima capacità sia di mitigare l’inquinamento sia di abbattere le isole di calore negli ambienti urbani.

Sulla stessa lunghezza d’onda, con 3100 chili di anidride carbonica aspirati dall’aria, ci sono la Betulla verrucosa - in passato albero sacro ai Celti e alle tribù germaniche -, resistente anche sui terreni più difficili e il Cerro, che tende a sviluppare una chioma sino a 35 metri di altezza».

In quarta posizione si piazza il Ginkgo Biloba, che oltre ad assorbire 2800 chili di CO2 vanta un’alta capacità di barriera contro gas, polveri e afa e ha una forte adattabilità a tutti i terreni, compresi quelli urbani. Si tratta di una pianta arborea ornamentale, di origine cinese, comune anche nei nostri parchi e nei giardini pubblici, che gli orientali considerano un albero sacro perché può vivere fino a mille anni.

«Fra gli alberi anti smog troviamo poi il Tiglio e il Bagolaro, quest’ultimo è fra i più longevi, con radici profonde e salde come quelle dell’Olmo campestre. Il Frassino comune – spiega la Coldiretti – è un altro gigante verde che può arrivare a 40 metri, mentre l’Ontano nero è il piccolino del gruppo con un’altezza media di 10 metri ma che nonostante le dimensioni ridotte riesce a bloccare fino a 2600 chili di anidride carbonica e a garantire un forte assorbimento di inquinanti gassosi».

In generale, inverdire città e paesi molto cementificati è rilevante, considerando che le piante contribuiscono a contrastare le polveri sottili e gli inquinanti gassosi. Eppure, in Italia ogni abitante nelle città capoluogo ha solo 31 metri quadrati di verde urbano, mentre la situazione peggiora nelle metropoli con valori che vanno dai 22 di Torino ai 17,9 di Milano fino ai 13,6 di Napoli.

Tra l’altro non bisogna dimenticare che di recente il nostro Paese è stato deferito davanti alla Corte europea per l’inquinamento atmosferico da PM10. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, in Italia si registrano ogni anno oltre 80mila morti premature a causa dell’inquinamento atmosferico. Solo lo scorso anno sono stati 39 i capoluoghi italiani in cui almeno una centralina di monitoraggio dell’aria ha fatto registrare il superamento del limite annuale di 35 giorni con concentrazioni medie superiori a 50 microgrammi per metro cubo. Tra queste città, ve ne sono poi cinque in cui i giorni di sforamento dei limiti di legge sono stati più di 100, cui seguono molte altre con valori appena inferiori.

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13/11/2018