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Videogames buoni o cattivi?

di Caterina Steri

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L’era di internet ha stimolato fortemente lo sviluppo tecnologico dei videogiochi. Siamo lontani anni luce dai tempi di Pac-Man o i classici giochi da bar. Quelli attuali sono molto più sofisticati e multi-dimensionali rispetto al passato e internet rende possibili giochi a cui possono partecipare giocatori di tutto il mondo.

Il cervello umano è predisposto ad apprendere modelli di comportamento a cui è esposto ripetutamente. E se questi modelli si ripetono più e più volte, l’assorbimento avviene in maniera neutra, senza una valutazione morale. Questo spinge i ragazzi a riportare nella vita reale ciò che succede nei videogames, a ragionare così come fanno mentre giocano.

A causa della forte influenza che i videogiochi possono esercitare sulla vita dei ragazzi, sarebbe opportuno cercare di educarli ad un loro uso adeguato.

Lungi da me l’intenzione di criminalizzare i videogiochi che, in quanto evoluzione tecnologica di diverse attività ludiche sono sicuramente portatori di numerosi effetti positivi, come quelli che si basano sulla socialità, riflessione, confronto fra pari. L’uso di questo tipo di giochi può essere positivo in quanto il cervello, facendo diventare normale ciò che ripete, se stimolato a giocare per “realizzare qualcosa” e non per “demolire” permetterà all’individuo di sviluppare un senso di solidarietà che attualmente si va perdendo. Possono anche rappresentare uno stimolo per le abilità manuali e di percezione, stimolare la comprensione dei compiti da svolgere, abituare a conseguire degli obiettivi, favorire la gestione delle emozioni e lo sviluppo dell'abilità di prendere rapidamente delle decisioni.

L’altra faccia della medaglia ci mostra come i videogiochi più recenti sono zeppi di straordinari effetti grafici, ma molti sono anche violenti. I videogiochi multi-player interattivi consentono ai giocatori di assumere il controllo del protagonista e di controllarne il comportamento. Troppo spesso, l'obiettivo dei videogiochi è di uccidere l'avversario nel modo più cruento possibile.

Altri invece stimolano a crearsi un “avatar” ( un alter ego), rischiano di dare dipendenza, di catapultare il giocatore in un mondo parallelo dove l’immaginario può anche diventare preponderante.

Inoltre alcuni consentono di collegarsi ad internet e di conversare in tempo reale con altri giocatori. Senza un controllo adeguato della riservatezza, anche i giochi considerati per tutti possono rapidamente sconvolgere la natura dell’esperienza del gioco.

Studi condotti da importanti gruppi di ricerca hanno riscontrato un legame negativo tra la violenza dei mezzi di comunicazione e i comportamenti dei ragazzi. Studi finanziati da importanti produttori di videogiochi contestano queste conclusioni. Tuttavia lo scoppio di tragedie altamente pubblicizzate come quella avvenuta ad Oslo non tanto tempo fa, hanno alimentato fondate preoccupazioni sull'aumento della violenza giovanile connessa ai videogiochi. Questi interferiscono con l’equilibrio della vita quotidiana, modificano le percezioni della violenza da parte dei ragazzi, sollevano la soglia del livello di eccitazione e diminuiscono l’interesse per le sfumature dell’interazione umana.

Esiste inoltre il rischio di divulgare una quantità eccessiva di informazioni a un altro giocatore sconosciuto, mettendo così a repentaglio la propria sicurezza personale, soprattutto quando si ha a che fare con bulli e/o pedofili.

Altro pericolo che potrebbe nascondersi dietro l’uso smodato dei videogames è lo sviluppo di un comportamento dipendente. Per questo i genitori possono stare attenti a dei campanelli di allarme tipici del disturbo:

il ragazzo dedica moltissimo tempo a videogiocare (o lo dedicherebbero se non gli fosse impedito) trascura e/o si ritira dalle attività a cui è sempre solito dedicarsi presenta un calo del rendimento scolastico si addormenta a scuola o mentre svolge altre attività preferisce dedicarsi ai videogiochi che passare il tempo con amici gioca di nascosto e quando non può farlo tende ad essere apatico o irascibile si arrabbia quando lo si interrompe mentre gioca, o quando gli si impedisce di giocare anche quando svolge altre attività focalizza i pensieri e le fantasie sul gioco cerca di procurarsi videogiochi sempre nuovi, o insiste perché glieli comprino spende somme considerevoli di denaro (se ne dispone) per i videogiochi presenta alterazioni o anomalie nell’alimentazione, igiene personale, funzioni fisiologiche, sonno presenta sintomi fisici quali mal di testa, di schiena, dolori al collo, arrossamenti agli occhi, disturbi della vista.

21/10/2011