Violante Guidotti Bentivoglio, moglie di Calenda: "La mia lotta contro il tumore. E l'appello ai nostri mariti"

La direttrice di Komen Italia, moglie di Carlo Calenda e madre di tre figli, racconta come è cambiata la sua vita da quando, nel 2017, ha scoperto di avere un tumore al seno e la leucemia. "Ho imparato a mettere al centro me stessa"

di Cinzia Marongiu

“Noi donne troppo spesso siamo così concentrate sugli altri, sui figli, mariti, genitori, sugli amici, nel lavoro, da dimenticarci di noi stesse. E finiamo per trascurarci. È questa la lezione più grande che ho imparato dal tumore”. Una lezione che Violante Guidotti Bentivoglio, direttrice generale di Susan G. Komen Italia, moglie di Carlo Calenda e madre di tre figli, ha fatto sua non soltanto applicandola alla sua esistenza quotidiana ma soprattutto trasformandola in una ragione di vita. Il tutto a partire da quando la sua di vita è stata travolta alla fine dell’agosto del 2017 con la scoperta di un cancro alla mammella e della leucemia.

Per il marito Carlo Calenda è stata una "leonessa"

Un periodo di dolore e battaglie, nel quale lei è stata “una leonessa”, come ha ben sintetizzato proprio Calenda in un’intervista di qualche anno fa. “Viola vale dieci me. Quando una persona sotto chemio ablativa e in isolamento totale riesce a controllare compiti e lavaggio dei denti dei figli via Skype, anche perché non si fida del marito, siamo su un altro pianeta”. Lei, fisico asciutto e determinazione, si racconta con generosità, consapevole che la sua storia può essere d’aiuto a tante altre donne, “visto che una su nove nel corso della sua vita viene colpita da tumore al seno e che ogni anno sono 56 mila le donne che si ammalano di questa patologia”. Ed è così che dopo aver tagliato il nastro della 24° “Race for The Cure”, “l’onda rosa” che si snoderà per le vie del centro storico di Roma domenica 7 maggio Violante racconta il suo ruolo in Komen Italia, grazie alla quale molte donne non si sentono più sole nella battaglia contro una malattia che fino a poco tempo fa ci si vergognava addirittura di chiamare per nome. “Ho sempre fatto prevenzione e tutte le visite raccomandate dopo una certa età. E ho capito quanto sia stato importante che mi sia stato diagnosticato tempestivamente perché ho potuto avere delle cure meno invasive . Questo fatto è fondamentale perché il tumore al seno ci colpisce nel nostro fisico e nella nostra fisicità dell’essere donna. È chiaro che l’impatto è a cascata su tutte le persone che ti sono vicine: sui figli, sul marito. I ruoli si invertono. Prima mi occupavo io della famiglia e invece a un certo punto ho dovuto occuparmi di me stessa e pensare per una volta nella mia vita a me, tralasciando gli altri. Non è semplice per noi donne ma è necessario”.

Ho imparato a mettere al centro i miei bisogni

Insomma, l’incontro-scontro con un tumore può anche regalare nuovi punti di vista e lezioni preziose: “Da allora ho imparato a bilanciare la mia esistenza e a mettere al centro anche i miei bisogni. Cerco sempre di ritagliarmi del tempo per me ogni giorno. In genere, dopo che accompagno i miei bambini a scuola, mi concedo una passeggiata di un’ora al parco. Vado con delle amiche ma se loro non possono vado anche da sola. L’importante è mantenere questo appuntamento con me stessa e con il tempo che passa, lontana dallo stress dei mille impegni e del lavoro. Camminando, mi riconcilio con me stessa, sento la forza pervadermi, mi accorgo delle stagioni che passano e metto meglio a fuoco ciò che accade intorno a me”.

Quando non riuscivo a guardarmi allo specchio

Violante Guidotti Bentivoglio parla anche della solitudine che è un po’ il male di questo nostro tempo e che spesso si accompagna alla malattia oncologica: “Nella malattia c’è la vergogna perché ti trasforma fisicamente. C’è il fatto che ti guardi allo specchio e non ti riconosci. Io ho passato dei lunghi periodi nei quali non riuscivo a incrociare il mio sguardo riflesso e la mia immagine allo specchio. È stato molto doloroso. Poi però se hai la fortuna di essere aiutata dalla famiglia e dagli amici puoi riuscire a riconciliarti con te stessa: a uscire allo scoperto, a non vergognarti, a non sentirti in nessun modo diversa, perché se è vero che il tuo corpo è cambiato, è altrettanto vero che tornerà a essere quello che era. Anzi, talvolta anche meglio, come è successo a me. Io se devo dire la verità mi piaccio di più come sono diventata dopo la malattia”.

Cari uomini guardateci con sguardo innamorato

In quanto agli uomini, siano essi compagni o mariti, figli o padri, Violante è netta: “Devono imparare a essere più coraggiosi. È vero che spesso si fanno troppo spaventare ma devono sapere che a parti inverse le donne non si tirerebbero indietro nell’accudirli. E loro devono allora avere coraggio e guardare le loro donne con uno sguardo innamorato e non con uno sguardo di compassione. Mio marito non mi ha mai compatito neanche nei momenti più bui della mia malattia”.