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Le vittime dei narcisisti

di Caterina Steri

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Tempo fa vi parlai degli uomini narcisisti, oggi vi parlerò delle loro vittime. Per quanto riguarda la mia esperienza lavorativa, mi capita di seguire più queste ultime rispetto ai primi. Come mai? Penso sia normale che prese da una frustrazione logorante siano più le vittime a chiedere un aiuto rispetto ai loro carnefici che raramente riconoscono i problemi e ancora più raramente chiedono aiuto per risolverli.

Le vittime che conosco meglio sono donne, ma badate bene, ci sono anche uomini che rimangono intrappolati in relazioni con le vampire dell’amore.

Intanto, chi cade nella trappola del narcisista ha delle caratteristiche tipiche.

Il narcisista spesso è una persona bella, brillante, di successo. Ha quindi delle qualità oggettive che possono attrarre le sue vittime e possono convincerle che avere una tale persona affianco non potrà che aumentare la stima e l’ammirazione da parte degli altri. Le sue vittime cercano di vivere di luce riflessa perché la scarsa autostima non permette loro di vivere di luce propria. L’ammirazione e la paura di perderlo le induce a sopportare forti angherie e svalutazioni -“Ricorda che io posso avere tutte le donne che voglio!”- e le portano a limitarsi nel dire la propria opinione o a controbattere quando non sono d’accordo perché convinte di avere sempre pensieri sbagliati. Le vittime si pongono sempre in una posizione down rispetto al narcisista. Lui non accetta di avere persone al suo pari, ma solo ammiratori. Ne hanno bisogno quelle donne che cercano apparentemente un punto di sicurezza nella vita. Diventano vittime di narcisisti quelle donne che sono sempre state abituate alla svalutazione. Dinamiche che risalgono al nucleo familiare di origine. Ricercano infatti una figura paterna che prenda le decisioni al loro posto perché certe di non riuscire a farlo da sole. In realtà si legano a delle persone autoritarie che non hanno nessuna intenzione di prendersi delle responsabilità, che attribuiscono la colpa degli insuccessi alla partner e dei successi a se stesse. Iniziano la NON-relazione con una persona che fin dall’inizio si dimostra dolce e gentile ma che spesso sottolinea di non voler nulla di serio e di impegnativo. Ma loro, prese da un sentimento di sfida, rivalsa e speranza, si convincono che pazientemente riusciranno a farle cambiare idea e a renderlo il compagno più innamorato che ci sia. Senza tener conto che l’amore non nasce per desiderio altrui. Non immaginano che l’altro possa essere distruttivo e manipolativo e ogni sua mancanza viene giustificata con le scuse più disparate che tendono ad etichettarlo come infelice e bisognoso, quindi da soccorrere e sostenere. Si accontentano delle briciole e pensano che i soprusi dell’altro siano normali, a volte anche meritati perché non si è fatto o dato abbastanza. Il carico degli sforzi e le energie vengono ulteriormente aumentati perché prima o poi il loro carnefice dovrà per forza notare e ringraziare per tutto quello che hanno fatto per lui. Le vittime del narcisista fanno passare gli anni, quasi senza rendersene conto, giustificandosi con il fatto che l’altro, nonostante tutto, torni sempre da loro. Prendono questo come conferma di un forte legame e di un sentimento più o meno celato che lui non è capace di ammettere e per questo ha bisogno di ulteriore aiuto e attenzione per farlo. Non si rendono conto invece che gli anni passati insieme non hanno avuto chissà quale importanza per il narcisista, se non quella di essersi accompagnato a qualcuno che ha saziato il proprio egocentrismo. E’ un vero e proprio vampiro delle relazioni pseudo-amorose. La situazione rimane invariata fino a che non sarà la vittima a cercare di cambiare le regole e a pretendere qualcosa di più. O finchè il narcisista deciderà di passare ad un’altra relazione. Le vittime rafforzano le proprie convinzioni dando importanza solo a quei pochi momenti in cui il narcisista si è concesso loro. Fanno passare in secondo piano i soprusi e le offese. Nei casi più gravi possono sopportare anche a violenze fisiche e psicologiche. Si convincono di non poter lasciare l’altro perché altrimenti rimarrebbero per sempre sole. Per loro vale il detto “meglio male accompagnate che sole”. Riescono a trovare lucidità quando sono fortemente frustrate e si trovano lontane dalla presa del narcisista. Ma è sempre molto facile rientrarci dentro. Per liberarsene definitivamente occorre che venga rotto qualsiasi tipo di contatto con lui/lei. Quando chiedono un aiuto professionale sono molto stanche ed esaurite.Si lamentano dell’irriconoscenza dell’altro e si mortificano per tutto il tempo perso.

Uno degli obiettivi della loro psicoterapia è proprio quello di riconoscere i propri errori e di poterli accettare per andare avanti, senza punirsi duramente per espiare le proprie colpe. Combattere quindi il senso di tradimento e di delusione verso se stesse.

Occorre arrivare alla consapevolezza che l’altro è sempre stato coerente con i propri comportamenti e che hanno preferito ignorare i vari campanelli di allarme avuti sin dall’inizio. Bisogna anche accettare che tutto quello che il loro tiranno ha detto o ha fatto non corrisponde alla verità assoluta.

Naturalmente occorrerà spezzare dinamiche comportamentali e di pensiero esistenti da anni, altrimenti, non si farà altro che ripetere il copione della storia precedente con un altro carnefice. In sostanza, non basta spezzare la relazione, perché di carnefici in giro ne esistono tanti. Occorre invece attuare un cambiamento interiore con cui alimentare la propria autostima e un’indipendenza emotiva tale per cui non si senta più il bisogno di colmare i propri vuoti attraverso gli altri.

15/09/2014