Così è cambiato l’aperitivo dopo il Covid 19, e ci guadagna pure il portafogli
Addio agli affollati happy-hour, è il ritorno dell'aperitivo all'italiana magari in casa. Cambia la socialità post-pandemia e i cocktail sono privati
L'Americano: una miscela di bitter Campari e Vermouth Rosso, liquore di mango e zenzero pestato, infine soda all’arancia.
(Foto Ansa)
Vodka, ginger beer e succo di lime sono gli ingredienti del moscow mule (a ruba i bicchieri a botticella fatti di rame che trasmette freschezza alle mani mentre si beve)
Foto Ansa
Meno impegnativo della cena e più facile da condividere con amici o colleghi anche dopo il lavoro, l’aperitivo è un rito che si conferma e rinnova soprattutto nelle metropoli. Ed è ad alcune di queste che dobbiamo i nomi e le ricette dei più famosi cocktail. Dallo spritz di Venezia al mojito dell’Havana, dal cosmopolitan newyorkese all’ irish coffee dublinese, ecco gli aperitivi più famosi.
Scorri la galleria per vedere tutti i cocktail.
Spritz a Venezia - “Spritzen” in tedesco significa “spruzzare”: pare, infatti, che i soldati dell’Impero austriaco presenti nel Triveneto non reggessero molto la gradazione dei vini locali e li allungassero con acqua gassata. La tradizione vuole che da quell’usanza nei primi anni Venti sia nato lo Spritz, cocktail ormai famoso in tutto il mondo, un mix di vino bianco secco, Aperol, arancia a spicchi e ghiaccio.
Da qualche anno lo Spritz – con numerose varianti - è diventato il cocktail più bevuto in Italia, superando l’altro nostro drink tradizionale, il Negroni, a base di gin, Bitter Campari e vermut rosso, anch’esso esportato ovunque e nato a Firenze negli anni Venti.
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Mojito a L’Havana
Cuba è la patria di numerosi cocktail che hanno conquistato il mondo; tra questi c’è il mojito, drink a base di rum, zucchero di canna, foglie di menta schiacciate nel ghiaccio, lime e con l’aggiunta di acqua gassata. Se vi trovate a L’Havana è d’obbligo ordinare un mojito nel caffè più famoso, La Bodeguita del Medio, locale frequentato da artisti e scrittori, tra cui Pablo Neruda ed Ernest Hemingway, che fecero conoscere in Europa questo squisito e fresco drink alcolico. Pare che negli anni Quaranta il barman Angel Martinez lo abbia inventato unendo gli ingredienti tipici dell’isola – rum, zucchero di canna e lime - in un bicchiere con cubetti di ghiaccio, premendo lievemente alcune foglie di menta.
La versione europea del cocktail è con gli ingredienti schiacciati con il pestello nel ghiaccio tritato. Sempre a L’Havana c’è un altro storico locale: El Floridita, dove è nato il daiquiri, cocktail a base di rum, lime e sciroppo di zucchero; anch’esso conquistò l’illustre frequentatore di Cuba, Ernest Hemingway.
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Irish Coffee a Dublino
Un bicchiere di caffè bollente con whisky e panna: è il tradizionale caffè irlandese, nato per caso, come d’altronde quasi tutti i cocktail, e diffuso nel mondo. Venne servito per la prima volta nel 1942 da un barman dell’aeroporto di Shannon che decise di unire al solito caffè qualcosa di forte e ne nacque - con l’aggiunta di altri ingredienti – la bevanda calda e alcolica più famosa d’Irlanda.
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Piña Colada a Portorico
Cocco, rum e ananas: è la Piña Colada, un cocktail fresco ed esotico nato negli anni Cinquanta in un bar di Portorico e riconosciuto come bevanda nazionale nel 1963. L’inconfondibile gusto del drink, che ha conquistato i palati di tutto il mondo, è dovuto al perfetto mix degli ingredienti: 3 centilitri di crema di cocco e di rum bianco e 9 di succo d’ananas. Generalmente è servito con il ghiaccio, una fetta d’ananas e una ciliegia al maraschino. La versione analcolica si chiama “Vergine”.
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Pisco Sour a Lima
Intenso e aromatico, il Pisco sour o Manhattan Pisco è il cocktail nato in Perù dal pisco, il celebre distillato di mosto d’uva su una base sour che prevede succo di limone, ghiaccio e zucchero. Il cocktail, che dilaga in tutto il mondo, si beve con la chiara d’uovo o miscelato con il whisky, il vermourth, l’angostura, una scorza d’arancia e molto ghiaccio tritato. Anche in questo caso la bontà del drink è data dall’armonia degli ingredienti mescolati: 4,5 centilitri di pisco, 3 di succo limone, 2 di sciroppo di zucchero, un albume d’uovo e 2 gocce di angostura.
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Cosmopolitan a New York
Amato da Madonna, bevuto da Marylin Monroe nel film “A qualcuno piace caldo” e onnipresente nella serie televisiva “Sex and the city”, il Cosmopolitan è il cocktail più famoso di New York. Mix di vodka, cointreau, succo di lime e di mirtillo, il drink pare sia nato nel 1927 da un barista scozzese che mescolò vari alcolici: whisky, vermuth, punch e vodka, creando un drink molto apprezzato. Solo negli anni Quaranta al cocktail vennero aggiunti anche il gin e lo sciroppo di lampone e quello di limone.
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White Russian a Bruxelles
Vodka, caffè e panna montata: il cocktail White Russian non è russo come fa supporre il nome, ma è nato a Bruxelles alla fine degli anni Quaranta e creato per omaggiare la visita dell’ambasciatore statunitense nell’hotel Metropole della città belga. E’ una variante dell’Irish coffe o del Black Russian a base di vodka e liquore di caffè; nonostante la sua gradazione piuttosto alta, il drink si caratterizza per un gusto molto delicato, dolce e cremoso, portato alla notorietà anche dal protagonista del film “Il Grande Lebowski”, Jeffrey, che ne va matto.
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French Connection a Marsiglia
L’unione di Cognac e Amaretto di Saronno, i due classici drink rispettivamente francese e italiano, ha creato negli anni Cinquanta uno dei più famosi cocktail di Marsiglia. Erano anni di criminalità, quando la droga passava tra gli Stati Uniti e la Francia creando French Connection, l’organizzazione malavitosa locale. Da qui il nome al drink, dolce e morbido, da bere rigorosamente con tanto ghiaccio.
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Caipirinha a Rio de Janeiro
Conosciuta in tutto il mondo, la Caipirinha è il cocktail più famoso del Brasile, composto dall’acquavite di canna da zucchero chiamata cachaça, lime a spicchi premuti lievemente nello zucchero di canna e ghiaccio tritato. Il suo nome deriva da “caipira”, termine con cui i portoghesi si riferiscono ai brasiliani che vivono nelle zone rurali del Paese. Il drink è diffuso ovunque, così come la sua variante più famosa, la Caipiroska, dove si usa la vodka al posto della cachaça.
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Margarita a Cancún
E’ tra i cocktail più famosi al mondo, nato in Messico, probabilmente in un bar di Juarez da un barman che, non conoscendo la ricetta di un cocktail ordinato, la inventò al momento creando il celebre drink. Un’altra leggenda vuole che sia nato dall’esperimento di un’attrice americana che voleva usare la tequila in modo più fantasioso. Il cocktail è a base di tequila, Cointreau o liquore all’arancia, servito in un bicchiere il cui bordo è stato ricoperto di sale e prima inumidito con il succo di una fetta di lime. Il Margarita è anche la base per numerose varianti shakerate e aromatizzate alla frutta.
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Spritz a Venezia - “Spritzen” in tedesco significa “spruzzare”: pare, infatti, che i soldati dell’Impero austriaco presenti nel Triveneto non reggessero molto la gradazione dei vini locali e li allungassero con acqua gassata. La tradizione vuole che da quell’usanza nei primi anni Venti sia nato lo Spritz, cocktail ormai famoso in tutto il mondo, un mix di vino bianco secco, Aperol, arancia a spicchi e ghiaccio. Da qualche anno lo Spritz – con numerose varianti - è diventato il cocktail più bevuto in Italia, superando l’altro nostro drink tradizionale, il Negroni, a base di gin, Bitter Campari e vermut rosso, anch’esso esportato ovunque e nato a Firenze negli anni Venti.
Irish Coffee a Dublino - Un bicchiere di caffè bollente con whisky e panna: è il tradizionale caffè irlandese, nato per caso, come d’altronde quasi tutti i cocktail, e diffuso nel mondo. Venne servito per la prima volta nel 1942 da un barman dell’aeroporto di Shannon che decise di unire al solito caffè qualcosa di forte e ne nacque - con l’aggiunta di altri ingredienti – la bevanda calda e alcolica più famosa d’Irlanda.
Mojito a L’Havana - Cuba è la patria di numerosi cocktail che hanno conquistato il mondo; tra questi c’è il mojito, drink a base di rum, zucchero di canna, foglie di menta schiacciate nel ghiaccio, lime e con l’aggiunta di acqua gassata. Se vi trovate a L’Havana è d’obbligo ordinare un mojito nel caffè più famoso, La Bodeguita del Medio, locale frequentato da artisti e scrittori, tra cui Pablo Neruda ed Ernest Hemingway, che fecero conoscere in Europa questo squisito e fresco drink alcolico. Pare che negli anni Quaranta il barman Angel Martinez lo abbia inventato unendo gli ingredienti tipici dell’isola – rum, zucchero di canna e lime - in un bicchiere con cubetti di ghiaccio, premendo lievemente alcune foglie di menta. La versione europea del cocktail è con gli ingredienti schiacciati con il pestello nel ghiaccio tritato. Sempre a L’Havana c’è un altro storico locale: El Floridita, dove è nato il daiquiri, cocktail a base di rum, lime e sciroppo di zucchero; anch’esso conquistò l’illustre frequentatore di Cuba, Ernest Hemingway.
Piña Colada a Portorico - Cocco, rum e ananas: è la Piña Colada, un cocktail fresco ed esotico nato negli anni Cinquanta in un bar di Portorico e riconosciuto come bevanda nazionale nel 1963. L’inconfondibile gusto del drink, che ha conquistato i palati di tutto il mondo, è dovuto al perfetto mix degli ingredienti: 3 centilitri di crema di cocco e di rum bianco e 9 di succo d’ananas. Generalmente è servito con il ghiaccio, una fetta d’ananas e una ciliegia al maraschino. La versione analcolica si chiama “Vergine”.
Pisco Sour a Lima - Intenso e aromatico, il Pisco sour o Manhattan Pisco è il cocktail nato in Perù dal pisco, il celebre distillato di mosto d’uva su una base sour che prevede succo di limone, ghiaccio e zucchero. Il cocktail, che dilaga in tutto il mondo, si beve con la chiara d’uovo o miscelato con il whisky, il vermourth, l’angostura, una scorza d’arancia e molto ghiaccio tritato. Anche in questo caso la bontà del drink è data dall’armonia degli ingredienti mescolati: 4,5 centilitri di pisco, 3 di succo limone, 2 di sciroppo di zucchero, un albume d’uovo e 2 gocce di angostura.
Cosmopolitan a New York - Amato da Madonna, bevuto da Marylin Monroe nel film “A qualcuno piace caldo” e onnipresente nella serie televisiva “Sex and the city”, il Cosmopolitan è il cocktail più famoso di New York. Mix di vodka, cointreau, succo di lime e di mirtillo, il drink pare sia nato nel 1927 da un barista scozzese che mescolò vari alcolici: whisky, vermuth, punch e vodka, creando un drink molto apprezzato. Solo negli anni Quaranta al cocktail vennero aggiunti anche il gin e lo sciroppo di lampone e quello di limone.
White Russian a Bruxelles - Vodka, caffè e panna montata: il cocktail White Russian non è russo come fa supporre il nome, ma è nato a Bruxelles alla fine degli anni Quaranta e creato per omaggiare la visita dell’ambasciatore statunitense nell’hotel Metropole della città belga. E’ una variante dell’Irish coffe o del Black Russian a base di vodka e liquore di caffè; nonostante la sua gradazione piuttosto alta, il drink si caratterizza per un gusto molto delicato, dolce e cremoso, portato alla notorietà anche dal protagonista del film “Il Grande Lebowski”, Jeffrey, che ne va matto.
French Connection a Marsiglia - L’unione di Cognac e Amaretto di Saronno, i due classici drink rispettivamente francese e italiano, ha creato negli anni Cinquanta uno dei più famosi cocktail di Marsiglia. Erano anni di criminalità, quando la droga passava tra gli Stati Uniti e la Francia creando French Connection, l’organizzazione malavitosa locale. Da qui il nome al drink, dolce e morbido, da bere rigorosamente con tanto ghiaccio.
Caipirinha a Rio de Janeiro - Conosciuta in tutto il mondo, la Caipirinha è il cocktail più famoso del Brasile, composto dall’acquavite di canna da zucchero chiamata cachaça, lime a spicchi premuti lievemente nello zucchero di canna e ghiaccio tritato. Il suo nome deriva da “caipira”, termine con cui i portoghesi si riferiscono ai brasiliani che vivono nelle zone rurali del Paese. Il drink è diffuso ovunque, così come la sua variante più famosa, la Caipiroska, dove si usa la vodka al posto della cachaça.
Margarita a Cancún - E’ tra i cocktail più famosi al mondo, nato in Messico, probabilmente in un bar di Juarez da un barman che, non conoscendo la ricetta di un cocktail ordinato, la inventò al momento creando il celebre drink. Un’altra leggenda vuole che sia nato dall’esperimento di un’attrice americana che voleva usare la tequila in modo più fantasioso. Il cocktail è a base di tequila, Cointreau o liquore all’arancia, servito in un bicchiere il cui bordo è stato ricoperto di sale e prima inumidito con il succo di una fetta di lime. Il Margarita è anche la base per numerose varianti shakerate e aromatizzate alla frutta.
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Bevuto sulla spiaggia, a casa, sul balcone, in giardino, in mezzo al verde o seduti ai tavolini distanziati dei bar all'aperto all’ora del tramonto, l'aperitivo resta il principe dello svago estivo degli italiani. Dimenticati, anche per la prevenzione dal Covid, happy-hour, aperi-cene a buffet in bar affollati, l’aperitivo si fa più ricercato e trasloca in spazi privati per una socialità più intima da condividere con i familiari e gli amici più stretti. Con l’estate sale infatti il consumo di cocktail fai da te non solo in Italia, il trend rimbalza da Milano e Roma, fino a Londra, Parigi, e lungo tutte le località di villeggiatura che costeggiano la penisola.
I più richiesti
A Londra, da qualche settimana, è in vendita l’Aperol Spritz in lattina per pic-nic privati, barbecue in giardino e piccole riunioni di amici, riferiscono i giornali inglesi e nel nostro Paese si parla invece di aperi-green e aperitivi classici italiani rivisitati. Spazi verdi, riservati, sono l’ambientazione preferita e fra le bevande alcoliche più modaiole svettano il moscow mule (a ruba i bicchieri a botticella fatti di rame che trasmette freschezza alle mani mentre si beve) e gli spritz nelle diverse declinazioni.
L’Americano
Anche l’’Americano’ ritorna, nella versione ‘Americano in blues’. Questa versione è stata messa a punto alla Pasticceria Civati 1969 di Milano in onore del 40°anniversario dall’uscita del film The Blues Brothers. Si tratta di una miscela di bitter Campari e Vermouth Rosso, liquore di mango e zenzero pestato, infine soda all’arancia. La bevanda si abbina a pasticcini saltati gourmet di tradizione nostrana (bignè alla carbonara, cannoncini cacio e pepe, maritozzi con caponata e così via).
Gli attrezzi per il fai da te
Fra le vendite online salgono quelle di accessori per fare i cocktail a casa: si va dai bicchieri idonei per i diversi aperitivi, ai jigger/misurini a doppio imbuto per mixare in modo più accurato i vari spiriti, dai kit per barman completi alle bustine con gli ingredienti per cocktail pronti - dal Negroni al Milano-Torino al Manhattan - con consegna a domicilio.
I luoghi del nuovo cocktail
La prudenza da pandemia non ha fatto calare l’amore per la socialità, l’ha però destinata a luoghi meno caotici e, forse, più meditativi. Fra gli ambienti più battuti per l’ora dell’aperitivo i giardini e i luoghi verdi. Se la primavera gli italiani l’hanno passata ad abbellire balconi e terrazzi e le ricerche online sulla cura delle piante sono aumentate del 316% (su Instagram i post con #balcony hanno superato i 3 milioni di foto e quelli con #balconygardening oltre 100.000), ora i colossi che producono bevande alcoliche a misura del momento storico propongono nuovi servizi associati al cambiamento.
Le novità
Come il colosso Martini che propone un aperitivo (Fiero) rinfrescante e leggero realizzato con una miscela di vini bianchi, colore rosso brillante e note fruttate e agrumate. Il brand italiano ha anche selezionato “plant coaching” (giardinieri esperti nell’arredare le terrazze e fornire consigli per la cura delle piante) per dare indicazioni per preparare “aperi-green” all’ombra di piante rigogliose e resistenti alla siccità e ai vasi. Ecco i loro consigli: “Meglio scegliere rosmarini francesi e gaure per balconi assolati, viburni e pitosfori se in ombra, - spiega Sonia Santella, docente di verde indoor e progettazione outdoor per l’IDI di Milano. - Pochi vasi, grandi, al posto di numerosi vasetti”. Il verde si abbina poi a tavolini e sedute comode per l’aperitivo e cuscini con stampe botaniche.
Anche l’occhio vuole la sua parte
“Anche i mini balconi si trasformano in oasi cittadine per godersi l’aperi-green, con l’aiuto di piante e ghirlande luminose, lanterne solari che, al tramonto, si accendono in modo automatico anche quando non ci sono prese elettriche nei paraggi. Per la mise en place consiglio bicchieri in vetro che riflettono le luci e, qualora lo spazio sia davvero limitato, le classiche cassette di legno possono essere una valida alternativa ai tavolini. Poi sgabelli e pouf per il relax” , precisa Alessandra Barlassina, interior blogger @gucki.it.
In casa
Le case private sono i luoghi di aggregazione preferiti per piccoli gruppi di familiari e amici, attesta anche un sondaggio condotto online su 1.800 italiani (per Sanbitter Aperitivo Cool Hunting): lo sceglie il 52% degli italiani dalla fine del lockdown. Perché in casa? Il 53% del campione ha risposto “per vivere serenamente il momento” , il 36% “per stare in spazi sicuri, con persone fidate ed evitare assembramenti”.
Un bel risparmio
I cocktail fai da te, inoltre, fanno risparmiare (per il 41% dei soggetti intervistati) e permettono di scegliere e mixare le materie prime (per il 45%). “Gli italiani hanno cambiato diverse abitudini dalla pandemia, - conferma anche Flavio Angiolillo, rinomato barman del Mag Cafè e 1930 Cocktail Bar di Milano. - Prima erano soliti fare l’aperitivo nei bar e in compagnia. Il lockdown ha stimolato la creatività e ora si sono appassionati a creare le bevande alcoliche da soli anche grazie ai tutorial”.
Perché lo Spritz si chiama così? Ricetta e storia degli aperitivi più bevuti
Il galateo dell'aperitivo l'happy hour secondo bon ton