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Calcare: il nemico di casa che pesa su benessere e portafoglio

Calcare il nemico di casa che pesa su benessere e portafoglio
di Stefania Elena Carnemolla

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Perché il calcare è realmente dannoso? Prova a spiegarlo  Culligan Italiana, della galassia  Culligan International, realtà specializzata nel trattamento dell’acqua e che studia sempre nuove soluzioni per prevenire i danni da calcare – l’ultima quella che prevede l’uso di speciali resine per lo scambio di ioni, con i sali di calcio e magnesio trasformati in sali di iodio e l’acqua in uscita che risulta, così, addolcita.  

I danni da calcare si ripercuotono sulle abitazioni, sul portafoglio e sul benessere, che sia la bellezza o la salute. Già, perché un’acqua particolarmente dura – la durezza indica quanto calcare vi è disciolto – a lungo andare diventa un problema. È, pertanto, importante conoscere l’acqua di casa. Solitamente le informazioni sulla sua durezza vengono fornite dai servizi idrici, rinvenibili talora anche sul loro sito. Quando non è possibile risalirvi, alcuni produttori di elettrodomestici consigliano di servirsi di strisce reattive che, immerse nell’acqua di cui si voglia determinare la durezza, daranno il risultato cercato o, quanto meno, una buona indicazione.

Cosa danneggia il calcare? Caldaie, scaldabagni, lavatrici, stoviglie, lavastoviglie, ferri da stiro, lavabi, vasche da bagno, rubinetterie, superfici di casa, generando incrostazioni che necessitano di interventi continui, se non quando costrigendo a rifare l’impianto idraulico-sanitario di casa o a sostituire gli elettrodomestici.

Di certo non sorride il portafoglio. Culligan Italiana ha, ad esempio, calcolato che un’acqua addolcita può far risparmiare il 50% sui detergenti per la casa e l’igiene personale, il 5% sulle bollette di luce e gas, il 10% sulla manutenzione degli elettrodomestici e quella straordinaria degli impianti di casa.

Le incrostazioni calcaree, infatti, sono la causa di un maggior consumo energetico, di detersivi – un’acqua particolarmente dura riduce il loro potere pulente –, di una minor vita dell’impianto idraulico-sanitario e, di conseguenza, degli elettrodomestici: “La durezza dell’acqua influenza in modo significativo sia il consumo idrico, sia quello energetico” spiega Culligan Italiana “perché la presenza di sali di carbonato di calcio e magnesio precipitati provoca un aumento del fabbisogno di energia e una perdita di efficienza degli elettrodomestici. Gli scambiatori di calore, come le serpentine della lavatrice, si rivestono di uno strato di calcare e consumano di più; la macchina del caffè diventa lenta o rumorosa; il ferro da stiro lascia residui e tracce biancastre sulla biancheria a causa delle incrostazioni nella caldaia interna. Inoltre, il calcare blocca le canalizzazioni e fa da isolante termico: si rende, quindi, necessario riscaldare di più l’acqua, con conseguenti sprechi energetici”.

Tutto ciò pesa sul bilancio familiare con l’acquisto frequente di detergenti per la casa come anticalcare, detersivi ed ammorbidenti. Il bucato, ad esempio, lavandolo, anche con “triplo ammobidente”, ma con acqua di particolare durezza, risulterà ruvido, sbiadito, difficile da stirare, mentre “un’acqua senza calcare” spiega Culligan Italiana “lega meno sapone e rende soffice tutto il bucato senza bisogno di additivi”. Più detersivi significa anche maggior danno per l’ambiente.

Perderanno bellezza e brillantezza, un danno all’estetica di casa, anche le stoviglie con piatti, bicchieri e posate che presenteranno aloni bianchi.

Il calcare incide anche su benessere e cura del corpo. Danneggia, ad esempio, i capelli, che da lucenti, setosi e facili da pettinare, diventano, a causa dell’indebolimento delle proteine della loro struttura, crespi, opachi e difficili da mettere in piega e a nulla servirà tentare di addomesticarli con interi flaconi o tubetti di balsamo, con un aumento, pertanto, dell’uso di prodotti chimici. Un’acqua dura o particolarmente dura irriterà e seccherà la pelle, ostruendone i pori: la pelle perderà, così, elasticità, diventando opaca ed arrossata, con il rischio di sviluppare allergie e dermatiti anche dal lungo decorso.

 

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13/04/2018