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Dai calcoli renali al cloro: tutti i falsi miti sull’acqua

Secondo una ricerca il 47% degli italiani è indifferente al tema acqua, un’indifferenza che aiuta il proliferare di bufale e falsi miti

di Stefania Elena Carnemolla

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Il 22 marzo il pianeta ha celebrato il World Water Day, la giornata mondiale dell’acqua istituita nel 1993 dall’ Onu dopo la conferenza di Rio de Janeiro del 1992 su ambiente e sviluppo.

L’acqua, il bene più prezioso, continua tuttavia ad essere circondata di falsi miti. Né il tema acqua sembra appassionare la totalità degli italiani, come si ricava da una ricerca realizzata nel 2018 da Lifegate per Culligan Italiana, società che si occupa di sistemi di trattamento dell’acqua, utilizzando un questionario di Eumetra MR. Il 15% s’è detto, infatti, super attento, il 38% moderatamente attento e il 47% indifferente. Un dato che fa riflettere: è proprio l’indifferenza, in associazione alla disinformazione, che scatena il proliferare di “luoghi comuni e falsi miti” che “alimentano abitudini e stili di vita sempre più insostenibili”, un esempio l’allarme globale per le tonnellate di plastica, in gran parte bottiglie, che soffocano mari e oceani.

Falsi miti sull’acqua

In occasione del World Water Day Culligan Italiana ha raccolto 7 falsi miti sull’acqua: l’acqua del rubinetto non è sicura; è meglio bere solo acqua in bottiglia perché migliore di quella del rubinetto; l’acqua ricca di sodio fa male alla salute; l’acqua del rubinetto contiene troppo calcio e fa venire i calcoli; l’acqua del rubinetto non fa bene perché ha il cloro; bere durante i pasti fa male; le bottiglie d’acqua in plastica sono riciclabili e si smaltiscono senza problemi.

Un decalogo che smentisce 8 false credenze sull’acqua è, invece, quello di Bevi ogni giorno acqua in abbondanza, una delle linee-guida per una sana alimentazione in Italia dell’Inran, l’istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, assorbito dall’odierno Crea, il consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. Non è vero che l’acqua va bevuta lontano dai pasti, spiega; non è vero che fa ingrassare; non è vero che bevendone molta aumenta la ritenzione idrica; non è vero che contro la cellulite o per mantenere la linea le acque oligominerali sono migliori di quelle più mineralizzate; non è vero che il calcio disciolto nell’acqua non viene assorbito dall’organismo; non è vero che il calcio presente nell’acqua favorisce la formazione dei calcoli; non è vero che l’acqua gassata fa male; non è vero che le saune fanno dimagrire.

L’acqua del rubinetto è sicura?

Molti non consumano acqua del rubinetto perché pensano che, in generale, non sia sicura. Secondo le statistiche sull’acqua relative al periodo 2015-2018 diffuse dall’ Istat in occasione del World Water Day, nel 2018 erano 7 milioni e 500 mila, pari al 29%, le famiglie italiane che non si fidavano dell’acqua del rubinetto - nel 2002 la percentuale era del 40,1 %, sino all’attuale 29%, in lievo calo rispetto al 2016 (29,9%) e al 2017 (29,1%). Notevole, alla luce dei dati attuali, il divario territoriale: dal 17,8% del Nord-Est al 52% delle isole - con la Sicilia al 53,3 % e la Sardegna al 48,5% -, mentre al Sud si evidenzia la Calabria con il 45,2%. Tra le regioni che consumano più acqua in bottiglia c’è l’Umbria (71%), con il Trentino-Alto Adige che con il suo 43,7% occupa l’ultima posizione, mentre un consumo elevato si registra anche nelle isole (69%) e al Sud (55,8%).

Al di là del pregiudizio diffuso, l’acqua di rubinetto italiana è al quinto posto in Europa per potabilità, come spiegava nel 2018 Vito Felice Uricchio, direttore di Irsa, l’istituto di ricerca sulle acque del Cnr: “Possiamo bere l’acqua del rubinetto tranquillamente. Molte volte è migliore delle acque minerali. È molto controllata, ci sono prelievi su tutta la filiera, dalla captazione alle tubazioni che arrivano nelle nostre case. E poi i limiti di legge per le sostanze disciolte sono più rigidi per l’acqua potabile che per quelle minerali”.

Bottiglie di plastica, un danno per l’ambiente

Molta dell’acqua acquistata è in bottiglie di plastica, preferite a quelle in vetro per la leggerezza del trasporto e pensando siano semplici da smaltire, dimenticando che la loro produzione e il loro smaltimento hanno un costo per l’ambiente - un esempio sono le tonnellate di bottiglie di plastica abbandonate nelle acque e nel terreno, dove impiegano secoli per degradarsi.

Cloro, che paura!

Molti non bevono acqua del rubinetto per timore del cloro, quando l’uso del cloro e dei suoi derivati è, invece, previsto per legge per la disinfezione delle acque destinate al consumo umano. La sua azione è, pertanto, sanitizzante, ciò che assicura qualità e salubrità della rete idrica. “Lungi dall’essere dannoso nelle quantità stabilite” spiega Cullingan Italiana “tuttalpiù il cloro presente nell’acqua del rubinetto può risultare sgradevole al gusto. Un fastidio facilmente ovviabile con l’applicazione al punto d’uso di semplici filtri a carbone attivo che eliminano l’odore e il sapore di cloro all’istante”.

Acqua prima o durante i pasti?

Un falso mito è quello che vuole di non bere acqua durante i pasti, ma prima, pensando che questo aiuti la digestione o che favorisca il dimagrimento. Bere acqua moderatamente, non oltre i 600-700 ml, durante i pasti, spiega il decalogo Inran, migliora, invece, la consistenza del cibo aiutando, pertanto la digestione, mentre eccedere nella quantità ne allungherà i tempi a causa della diluizione dei succhi gastrici.

Bere prima dei pasti, ricorda, invece, ISSsalute, portale dell’ Istituto Superiore di Sanità con una sezione su falsi miti e bufale, non ha alcun effetto dimagrante, semplicemente favorisce “il senso di sazietà, portando a ridurre la quantità di cibo nel pasto”. Viceversa l’acqua non fa ingrassare, semplicemente, spiega il decalogo Inran, perché “non contiene calorie”, mentre “le variazioni di peso dovute all’ingestione o eliminazione dell’acqua sono momentanee e ingannevoli”.

Acqua e ritenzione idrica

C’è chi non beve molta acqua pensando che causi una “maggiore ritenzione idrica”, che al contrario, ricorda il decalogo Inran, è più colpa del sale e di altre sostanze contenuti negli alimenti che dell’acqua che consumiamo.

Non aprite quel rubinetto, c’è il calcio!

Molti consumatori non vedono di buon occhio il calcio disciolto nell’acqua, attribuendogli la comparsa dei calcoli. Un pregiudizio che colpisce, in particolare, l’acqua del rubinetto: “Non è vero che il calcio presente nell’acqua favorisca la formazione dei calcoli renali” spiega il decalogo Inran. “Le persone predisposte a formare calcoli renali devono bere abbondantemente e ripetutamente nel corso della giornata, senza temere che il calcio contenuto nell’acqua possa favorire la formazione dei calcoli stessi: anzi, è stato dimostrato che anche le acque minerali ricche di calcio possono costituire al riguardo un fattore protettivo”.

Le acque calciche, quelle, cioè, con un quantità di calcio non superiore a 150 mg/l, spiega Acque Minerali d’Italia, sono, anzi, indicate per le donne in gravidanza, in menopausa o per la prevenzione dell’osteoporosi e dell’ipertensione, a conferma, contrariamente a quanto si pensa, che il calcio è assorbito dal nostro organismo: “La capacità dell’intestino umano di assorbire il calcio contenuto nelle acque (spesso presente in quantità consistente) è considerata addirittura simile a quella relativa al calcio contenuto nel latte” così, il decalogo Inran.

Non tutto il sodio vien per nuocere

L’acqua ricca di sodio fa male, così vuole un falso mito: in realtà solo per chi soffre, ad esempio, di ipertensione, cui viene consigliata, invece, acqua minerale iposodica, con sodio inferiore a 20 mg/l. Viceversa a chi soffre di carenza di sodio viene prescritta acqua con sodio superiore ai 200 mg/l.

Il sodio è importante per l’equilibrio dell’organismo e va sempre reintegrato con altri sali minerali, ad esempio, dopo lo sport o attività fisica in genere. Un po’ come per l’idratazione dei più piccoli per i quali viene consigliato di alternare acque oligominerali con acque minerali per reintegrare i sali persi con la diuresi e la sudorazione.

Che acqua bere contro la cellulite?

C’è chi per mantenere la linea o contrastare la cellulite usa solo acque oligominerali. Non occorre farlo, ricorda il decalogo Inran, spiegando che i sali disciolti nell’acqua favoriscono, al contrario, l’eliminazione di quelli in eccesso presenti nell’organismo, pertanto via libera alle acque più mineralizzate.

Liscia o gassata?

L’acqua gassata, che sia effervescente naturale o addizionata di anidride carbonica, davvero fa male? Al contrario, “possono dissetare maggiormente”, spiega Acque Minerali d’Italia, mentre bevute duranti i pasti possono favorire la digestione. “Solo quando la quantità di gas è molto elevata” precisa il decalogo Inran “si possono avere lievi problemi in individui che già soffrano di disturbi gastrici e/o intestinali”.

Sauna, si perdono chili?

È vero che la sauna fa dimagrire? Tutt’altro, semplicemente aiuta ad eliminare il sudore, così il decalogo Inran, con l’organismo che “provvederà a reintegrare prontamente le perdite” e il peso che nel giro di poche ore “tornerà ad essere esattamente quello di prima”.

  

Abbiamo parlato di:

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Conferenza di Rio de Janeiro Scheda

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Crea – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria Website | Twitter | Facebook

Istat – Istituto Nazionale di Statistica Website | Twitter | Facebook | Instagram | Pinterest | Flickr | LinkedIn

Irsa Cnr - Istituto di Ricerca sulle Acque Website

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28/03/2019