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Cambiamenti del clima, l’Europa è in ritardo

di Alessandra Concas

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In relazione ai cambiamenti del clima le città europee sono in ritardo e la riduzione del settanta per cento delle emissioni prevista nel 2050 sembra irraggiungibile.

La Gran Bretagna e l'Olanda sono le più virtuose mentre in Italia solo Padova su oltre  trenta città esaminate ha un piano di adattamento.
Lo ha affermato uno studio internazionale e multidisciplinare pubblicato su Climate Change Letters, al quale ha partecipato l'Imaa-Cnr, sostenendo che 'siamo molto lontani dagli obiettivi'.

Le città del nord Europa sono si confermano più all'avanguardia nelle sfide del cambiamento climatico con piani di adattamento e consistenti obiettivi di riduzione delle emissioni, in particolare quelle britanniche, francesi e tedesche, spiega lo studio dell'Istituto di metodologie ambientali del Consiglio nazionale delle ricerche rilevando che Groningen, in Olanda punta a zero emissioni, anche attraverso l'incremento di fonti rinnovabili e la messa a dimora di alcuni alberi, a partire dal 2025 in anticipo sul previsto traguardo del 2050.

Lo studio ha evidenziato documenti programmatici e di pianificazione adottati da duecento città medio-grandi in undici stati europei: Austria, Belgio, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna. Secondo i ricercatori, le aree urbane hanno un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi dell'Unione Europea in tema di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, in particolare dai target fissati dalla Energy Roadmap 2050, che prevedono la riduzione del settanta per cento delle emissioni europee di gas entro il 2050 per evitare l'aumento della temperatura media globale di due gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali.
Quasi la metà delle città non ha provveduto a redigere piani di adattamento e di mitigazione e un quarto si è dotato di entrambi, il settanta per cento ha il piano di mitigazione e nessuna ha prodotto quello di adattamento.

Il percorso comune inizia con l'adozione di misure di riduzione delle emissioni, come il miglioramento dell'efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili, e poi si passa all'adattamento del territorio ai rischi futuri, ad esempio con la costruzione di argini per proteggere le città da un aumento del livello del mare, hanno sottolineato gli stessi ricercatori, precisando che il primato  spetta al Regno Unito, il novanta per cento delle trenta città oggetto dello studio, ha un piano di mitigazione, contro il settanta per cento di quelle olandesi e tedesche, il cinquanta per cento di quelle italiane e il quaranta per cento delle città francesi. Anche in riferimento all’adattamento, si distingue la Gran Bretagna con venti città, contro dieci su quaranta città tedesche e cinque su venti spagnole.

Se le azioni previste a livello urbano fossero adottate dall'intero sistema nazionale si otterrebbe entro il 2050 una riduzione del trenta per cento delle emissioni di gas degli undici Paesi e del venti per cento dell'Ue nel suo complesso. Nonostante questo si sarebbe sempre lontani dal raggiungimento del settanta per cento previsto dagli studiosi del settore.

30/01/2014