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Flight for Survival: uccelli migratori in fuga per la vita

Storie di 7 uccelli migratori tra Europa e Africa catturati e uccisi illegalmente dall’uomo o vittime di veleni e della perdita di habitat

Flight for Survival uccelli migratori in fuga per la vita
di Stefania Elena Carnemolla

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Ogni anno oltre 25 milioni di uccelli migratori vengono uccisi illegalmente nel Mediterraneo, nel Nord Europa e nel Caucaso mentre volano dall’Europa all’Africa. Per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’uccisione e il declino degli uccelli migratori in Italia, Croazia, Cipro, Grecia, Egitto, Libano, Bulgheria e Ungheria, BirdLife Europe, divisione europea e centro asiatica di BirdLife International, ha lanciato la campagna Flight for Survival, che ha ricostruito rotte e abitudini migratorie di 7 uccelli - avvoltoio egiziano, aquila imperiale, quaglia comune, falco pecchiaiolo, tortora selvatica o comune, cicogna bianca, capinera -, illustrando i pericoli cui vanno incontro mentre attraversano paesi e continenti.

Partner del progetto, che intende combattere le minacce contro gli uccelli migratori nei luoghi di svernamento, riproduzione e sosta adottando “azioni mirate” di conservazione, sono la Bulgarian Society for the Protection of Birds (BSPB), Magyar Madártani és Természetvédelmi Egyesület, Udruga BIOM, Nature Conservation Egypt (NCE), la Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), la Hellenic Ornithological Society (HOS), la Society for the Protection of Nature in Lebanon (SPNL) e BirdLife Cyprus.

Avvoltoio egiziano

L’avvoltoio egiziano o capovaccaio (Neophron percnopterus Linnaeus, 1758) era l’uccello sacro degli antichi Egizi che lo adoravano come simbolo della dea Iside, immortalandone la sagoma sotto forma di geroglifico. Dal piumiaggio bianco, con apertura alare fra i 155 e i 180 cm, è minacciato da linee elettriche, spari e sostanze chimiche agricole letali.

Dalla velocità massima di 70 km/h, può volare fino a 640 km al giorno, viaggiando per 5.000 km dai luoghi di riproduzione europei a quelli di svernamento ai margini meridionali del Sahara. Negli ultimi 50 anni la popolazione europea è diminuita del 50%, mentre quella dei Balcani, negli ultimi 30 anni, dell’80%. La specie è anche vittima del traffico illegale. Nei Balcani, dove si contano ormai 70 coppie, uova e pulcini vengono trafugati, mentre gli adulti vengono affogati e imbottiti come trofei destinati al mercato nero dell’Europa occidentale.

Aquila imperiale

L’aquila imperiale (Aquila heliaca Savigny, 1809), perseguitata per decenni dall’uomo, è ormai uno dei rapaci più rari d’Europa. Amante, a differenza delle altre aquile, dell’aperta campagna, ama costruire il proprio nido su alberi molto alti. Negli anni i luoghi di nidificazione sono andati perduti a causa dell’aumento delle attività agricole e forestali. Nell’Europa centrale la più grande minaccia è, invece, rappresentata dall’avvelenamento dovuto all’esposizione accidentale a sostanze chimiche o all’uso di esche avvelenate illegali che “prendono di mira” lupi, volpi e rapaci.

Dall’apertura alare fra i 180 e i 215 cm, l’aquila imperiale può migrare su grandi distanze, percorrendo anche 8.000 km in poche settimane. Molte delle popolazioni che in inverno si riproducono nell’Europa orientale, in Medio Oriente e in Africa non migrano e in gran parte stanziali sono quelle dell’Europa centrale – Ungheria, Slovacchia, Austria, Repubblica Ceca – i cui giovani esemplari, in inverno, migrano tuttavia verso i Balcani o l’Africa.

Quaglia comune

Molti pensano, come gli appassionati di birdwatching, che la quaglia comune (Coturnix coturnix Linnaeus, 1758) che con il suo “piccolo corpo rotondo” ama nascondersi tra i raccolti e le erbe dei campi, non ami volare, preferendo “strisciare”, in particolare lontano e in presenza di pericolo. Invece, questo uccello, che ha un’apertura alare fra i 32 e i 35 cm e una velocità massima di 60 km/h, emigra su lunghe distanze, volando dall’Europa settentrionale sino alla cintura del Sahel, nell’Africa sub-sahariana.

Gli esemplari che seguono la rotta orientale devono attraversare il Mediterraneo dove vengono cacciati, un intrappolamento su scala industriale che sta portando la specie, già minacciata dalla perdita di habitat, al declino. Molti esemplari vengono catturati, attirati con richiami, in Egitto, in particolare nel Buhayrat al Burullus, un lago salmastro nella zona centrale del delta del Nilo fra il ramo di Rosetta e quello di Damietta, dove vengono sistemate delle grandi reti anche per centinaia di chilometri che catturano la quaglia comune e altre specie protette.

Falco pecchiaiolo

Sono gli spari e la perdita di habitat a minacciare il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus Linnaeus, 1758) detto anche poiana del miele, un grande rapace dai lunghi artigli e con un’armatura naturale di piume simili a scaglie intorno alla testa e che, a dispetto del nome che lo fa un mangiatore di api, si nutre, in realtà di vespe e calabroni. 

Con apertura alare dai 130 ai 150 cm e dalla velocità massima di 80 km/h, questo uccello, solitamente solitario, durante la migrazione dai luoghi di riproduzione in Europea verso quelli di svernamento nell’Africa tropicale, si raduna insieme ad altri esemplari, usando il campo magnetico terrestre e la “notevole” memoria visiva per trovare la rotta fra i due continenti. Durante il volo evita le grandi distese d’acqua a causa della mancanza di correnti d’aria su cui scivola, prediligendo gli stretti come quello di Gibilterra o di Messina. Proprio lo Stretto di Messina fino a 30 anni fa era la maglia nera per l’uccisione illegale di rapaci, fino a 5.000 falchi pecchiaioli fucilati ogni anno. Grazie al lavoro delle Ong e all’applicazione delle leggi il bilancio delle vittime, col tempo, è sceso a circa 100 l’anno.

Tortora selvatica o comune

Simbolo di amore e fedeltà, la tortora selvatica o comune (Streptopelia turtur Linnaeus, 1758), fino a poco tempo fa molto diffusa nei boschi, dove andava in cerca di semi, e nei terreni agricoli - il suo verso era solito segnalare l’arrivo della primavera -, è sempre più minacciata dalla perdita di habitat a causa dell’agricoltura intensiva che in 16 anni ha “spazzato via” il 30-49% delle popolazioni europee, con gli esemplari che in alcuni paesi sono scesi del 90%.

Altro pericolo è rappresentato dagli spari, in particolare durante la stagione riproduttiva o quando si ferma a riposare dopo aver volato sopra il deserto e il mare, come, ad esempio, sulle isole Ionie, in Grecia, dove ogni primavera vengono uccisi oltre 70.000 esemplari. La tortora selvatica, che ha un’apertura alare fra i 26 e i 28 cm e una velocità massima di 60 km/h migra fra i luoghi di riproduzione in Europa raggiungendo la vasta cintura africana del Sahel, volando in particolare di notte e coprendo fino a 700 km/h, senza fermarsi.

Cicogna bianca

Nell’immaginario comune la cicogna bianca (Ciconia ciconia Linnaeus, 1758) porta i neonati ed è simbolo di buona fortuna. In Europa è particolarmente conosciuta e riconosciuta grazie al suo piumaggio bianco con la punta nera, il lungo becco e le zampe rosse. Una figura familiare che ama vivere vicini agli umani, appollaiata su alberi, pali o sui tetti e che dopo aver costruito enormi nidi con bastoni che raccoglie, ritorna ogni anno, in coppia, nello stesso nido.

Con apertura alare dai 155 ai 165 cm e con velocità massima di 110 km/h, le cicogne bianche migrano in grandi stormi, librandosi su correnti di aria calda fino a 1.500 m e che, quando non si formano sull’acqua, costringono quelle che viaggiano tra l’Europa e l’Africa ad evitare il Mar Mediterraneo, deviando ad est verso il Bosforo e ad ovest verso lo Stretto di Gibilterra. Lungo le rotte migratorie gli stormi possono venire a contatto con le linee elettriche o cadere vittime di spari – un luogo a rischio è il lago Qaraoun, in Libano, tristemente famoso per la cattura di un gran numero di esemplari.

Capinera

Uccello boschivo, ama parchi e giardini, dove vola in cerca di frutta e bacche: è la capinera (Sylvia atricapilla Linnaeus, 1758), uccello canoro con “ricchio fischio musicale” con “ampia varietà di note”, dall’apertura alare fra i 15 e i 18 cm e che durante il suo viaggio migratorio, che compie alla velocità massima di 75 km/h, è vittima di spari o trappole.

In particolare a Cipro la sua cattura, illegale, è su scala industriale. La capinera, infatti, è considerata uno degli ingredienti dell’ambelopoulia, un piatto locale a base di uccelli canori, come pettirossi e capinere, alla griglia, fritti, in salamoia o bolliti. Per la sua cattura vengono usate enormi rete e colla, un metodo che mette a rischio anche altri uccelli come il gruccione, il gufo e l’averla capirossa. Per attirare il maggior numero di uccelli vengono usati come richiamo anche dispositivi elettronici con gli uccelli catturati che, se non muoiono subito per lo shock, rimangono intrappolati per ore.

 

Abbiamo parlato di:

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06/05/2019