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Giornate FAI di Primavera: alla scoperta dei tesori d´Italia

Giornate FAI di Primavera alla scoperta dei tesori dItalia
di Stefania Elena Carnemolla

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“Nel terreno pianeggiante del fondovalle, al di là del piccolo fiume bordato da canne lungo il quale crescono salici e pioppi bianchi, si estende l’agrumeto che con limoni, mandarini e aranci di antiche varietà, viene irrigato secondo le tecniche della tradizione araba. Dove l’acqua non arriva, nascono gelsi, carrubi, fichi d’India, mandorli e giganteschi olivi saraceni”. Un paradiso, suoi custodi sono il tempio di Castore e Polluce e quello di Vulcano. Il paradiso è il Giardino della Kolymbethra, nella Valle dei Templi di Agrigento, l’antica Akragas, in Sicilia, e che nel 1999, dopo anni di abbandono, la Regione Sicilia ha affidato al FAI, il fondo ambiente italiano. Nel 2001, completati i restauri paesaggistici e ripristinate le “antiche colture”, il Giardino è rinato, riaprendo al pubblico.

Il Giardino della Kolymbethra è uno dei tanti gioielli italiani che il 25 e il 26 marzo sarà possibile visitare in occasione delle Giornate FAI di Primavera, una festa annuale che celebra, con l’apertura di oltre mille siti – chiese, parchi, dimore, giardini, isole e altri luoghi ancora – di quattrocento località italiane. Le cifre dell’evento, che anno dopo anno hanno attirato turisti e visitatori, anche stranieri, confermano che c’è ancora tanta voglia di bellezza. Perché, in fondo, l’Italia è questa: il paese più bello del mondo. La stessa cancelliera tedesca Angela Merkel non rinuncia mai alle sue vacanze nel Bel Paese. “Difendere e amare il nostro patrimonio artistico e ambientale non riguarda solo noi italiani” dice il FAI, che per l’occasione proporrà visite guidate anche in lingua straniera. Cultura e bellezza sono universali e le Giornate di Primavera del FAI, frutto della collaborazione di enti e istituzioni, vogliono trasmettere proprio questo messaggio.

Tra le aperture esclusive il FAI ricorda quella di zone, diversamente inaccessibili, di Nisida, isola davanti alla collina di Posillipo, a Napoli, collegata alla ferraferma da un “pontile carrozzabile e che oggi ospita un istituto penale minorile e un presidio militare, e, sempre a Napoli, di Castel Capuano, di epoca normanna e fra i più antichi della città; quindi quella di Palazzo Crivelli, simbolo della Milano del Settecento, con i suoi “sontuosi loggiati, saloni affrescati e un magnifico salone”; della collezione privata di Giuseppe Matricardi, ad Ascoli Piceno, con circa seicento maioliche realizzate fra il Quattrocento e l’Ottocento; dell’Isola di Bergeggi o di Sant’Eugenio, nel savonese, famosa per la sua area marina protetta; della Torre dell’Orologio di Udine, simbolo della città friulana; dei Cantieri Riva di Sarnico, nel bergamasco, ancora attivi e dove sarà possibile conoscere la storia dei motoscafi Riva, dall’Aquarama degli anni Cinquanta agli odierni yacht; della Farmacia dell’ex ospedale psichiatrico San Niccolò di Siena, con la sua collezione di vasi in ceramica e vetri del Settecento.

E alcune perle, con il FAI che invita a visitare il Convento di Trinità dei Monti, a Roma, e sempre, a Roma, la Domus Aurea, la “sontuosa residenza” dell’imperatore Nerone; quindi, il Palazzo della Banca d’Italia, a Milano, con i suoi “saloni ricchi di arredi originali” e opere di Balla, Guttuso, Giò Pomodoro Hayez; la Fortezza di Varignano, a Portovenere, di proprietà della Marina Militare, dove venne ospitato e curato Giuseppe Garibaldi e oggi sede del Raggruppamento Subacquei e Incursori “Teseo Tesei”; il Cimitero degli Allori, a Firenze, icona del romanticismo ottocentesco, e il Cimitero degli Inglesi, sempre a Firenze, dove c’è il sepolcro della poetessa E. Barrett Browning; i Bastioni della Lanterna del Montorsoli, fortificazione cinquecentesca a difesa dello Stretto di Messina e oggi della Marina Militare; l’Albergo dei Poveri di Genova, fondato nel Seicento per l’assistenza dei bisognosi e con un “ricco patrimonio” di opere donate dai benefattori; il Deposito di Santo Chiodo, a Spoleto, un “ospedale” per le “opere d’arte ferite dal terremoto”; il tunnel della Gran Sasso spa, “complesso sistema idraulico” che attraversa una galleria di oltre 1300 metri; la discoteca Woodpecker di Cervia, simbolo dell’architettura sperimentale degli anni Sessanta e abbandonata dopo un incendio.

A noi piace anche ricordare il blu di Palazzo Pantelleria, a Palermo; la Tonnara pietrosa di San Vito Lo Capo; la quiete delle Saline di Comacchio; il fascino greco di Naxos, a Taormina, dei suoi giardini e delle sue antiche vestigia; la bellezza suprema e altera dell’Isola del Garda; le pietre e gli ulivi della Chiesa dei Quattro Evangelisti di Matera; l’Anfiteatro Augusteo di Lucera, in Puglia, e il Quartiere Romano di Vibo Valentia, in Calabria, con le sue domus, le sue terme e i suoi mosaici; l’elegante sobrietà di Casa Zegna, nel biellese; il fascino medievale di Castel Grumello di Montagna in Valtellina; le rose e il rosso del Castello di Lajone, a Piepasso, in Piemonte; la Fortezza di Castelfranco, sentinella di pietra antica sul mare di Finale Ligure; il Museo della Liquirizia di Rossano, in Calabria, luogo di storia e tradizione dedicato alla liquirizia più pregiata al mondo

E ancora, la magnificenza di La Cervara, paradiso di glicini, fiori e piante, sul mare di Santa Margerita Ligure; il verde dei Giganti della Sila, in Calabria, e della Valle dell’Orfento, a Caramanico Terme, in Abruzzo, dove l’acqua scorre limpida fra la vegetazione rigogliosa. E le ville, come la Villa Gregoriana di Tivoli, con il suo tempietto su un giardino tipicamente “romano” con palme e pini mediterranei; la semplicità e la gradevolezza di Villa La Pieve, a Macerata; la luce di Villa Tuzzi Gallo, ad Ancona; e lei, Villa Puccini, a Torre del Lago, in Toscana, dove sulle sponde del Lago di Massaciuccoli ancora oggi risuonano, struggenti, le note del Maestro, quel Giacomo Puccini ambasciatore della musica italiana nel mondo.

 

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24/03/2017